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La Nuova Zelanda ci credeva: quando l tabellone segnava 8 a 1 in favore di Emirates Team New Zealand il progetto di riportare la Coppa America a Auckland al primo piano del Royal New Zealand Yacht Squadron sembrava a portata di mano. La speranza aveva fermato scuole, agricoltura e industrie, con una battuta anche 30 milioni di pecore ci speravano. Invece la furiosa rimonta di Oracle, che ha qualcosa di miracoloso e pochi precedenti nella vela e in ogni sport, ha fermato il sogno. Che non era solo sportivo, ma aveva motivazioni industriali e turistiche importanti per tutto il paese, la Coppa è rimasta a San Francisco e come primo effetto le azioni di Air New Zealand sono scese. E’ singolare notare come i nostri Governi abbiano sempre considerato la nautica al massimo un serbatoio per estrarre tributi dall’altra parte del mondo sia un orgoglio nazionale. Negli anni in cui è rimasta in Nuova Zelanda, dal 95 al 2003, è stato un motore per lo sviluppo: la città di Auckland ha cambiato aspetto, il giro di affari per il paese è cresciuto non solo per la presenza dei team sul posto, la loro necessità di assistenza, ma anche per il turismo indotto. A Auckland e dintorni ci sono famosi cantieri per megayacht che fanno concorrenza ai nostri. Fitzroy ha costruito la splendida Zefira di Paola e Salvatore Trifirò. Alloy Yacht ha realizzato i due Imagine di Matteo de Nora, l’uomo che ha finora attivamente sostenuto Team New Zealand mettendoci molto del suo. Con un passato da industriale nella chimica, è stato per Team New Zealand una corazzata invisibile, sostiene il team fin dal 2003 per la sua grande passione per la Nuova Zelanda “e il carattere del team” come racconta. Dean Barker, il timoniere sconfitto, ha chiamato Matteo il figlio maschio. “Sia il Governo condotto da Helen Clark in passato che l’attuale con John Key – racconta – hanno sostenuto Team New Zealand riconoscendo alla eventuale vittoria della Coppa America un ruolo fondamentale per l’economia nazionale. Il suo appoggio è passato non solo attraverso i finanziamenti, ma anche con un aiuto logistico importante. C’è la volontà di dare alla Nuova Zelanda un’identità più evidente in campo internazionale, un obiettivo comunque raggiunto anche con la sconfitta”. Si, la Nuova Zelanda è lontana da ogni rotta, un posto che ha scoperto la natura come valore assoluto, e dove la vita ha una dimensione slow autentica. C’è una profonda differenza tra la squadra di Oracle, sostenuta da Larry Ellison con si stima 200 milioni di dollari Usa, e quella di Emirates Team New Zealand, che può essere considerata una vera nazionale. Spiega de Nora: “il nostro budget finale a consuntivo è di 70/80 milioni di euro, distribuiti su quattro anni. La maggior parte dei denari è arrivata dagli sponsor e soprattutto dal naming sponsor Emirates che ha anche messo a disposizione i trasporti, erano 200 persone e 46 container da muovere, non è poco. L’aiuto del Governo può essere quantificato in 37 milioni di dollari neozelandesi, spesi non solo in maniera diretta ma anche per iniziative come l’hospitality che abbiamo usato o la partecipazione alla Volvo Race con la barca Camper. Sono intervenuto con un finanziamento personale ma soprattutto ho coordinato quelli che chiamiamo il ‘mates’ ovvero gli amici del team, che sono un numero di finanziatori privati che ci hanno sostenuto da tifosi. Di solito i ‘mates’ danno delle garanzie all’inizio che poi vengono coperte dagli sponsor che intervengono via via. La partenza del team è sempre il momento più critico sul piano economico”. Da ricordare come la sconfitta del team nel 2003 abbia addirittura provocato interrogazioni parlamentari al grido di “senza Coppa l’industria precipita”. E anche questa volta c’è preoccupazione, l’associazione dei cantieri dell’industria nautica neozelandese aveva programmato un raddoppio del fatturato attuale in funzione del ritorno della Coppa a Auckland, che nel 2020 dovrebbe raggiungere 1.3 miliardi di dollari neozelandesi. Peter Busfield, direttore generale dell’associazione dice: “abbiamo perso una grande opportunità, riportare qui la Coppa avrebbe significato per noi la cosa più efficace in alternativa ad avere le Olimpiadi. Qui sono state costruite Aoatearoa, molte parti di Luna Rossa (gli scafi in Italia da Persico) e della stessa Oracle e gli AC 45 che sono serviti negli eventi delle World Series, nel complesso possiamo stimare un introito di almeno 50 milioni di dollari per lo Stato”. La Nuova Zealanda resta leader nelle tecnologie di costruzione delle imbarcazioni di carbonio e finora è anche stata sostenuta da un vantaggio competitivo: costruire una barca laggiù è scomodo per chi deve seguire i lavori, ma può costare molto meno che in Europa. Spiega ancora de Nora: “I numeri sono sempre relativi, gli analisti e governi ne danno di destinati a cambiare in pochi mesi. Posso dire che quando vincono gli All Blacks nel rugby si vende qualche pallone in più e l’iva è pochissima. Se invece vendi delle barche a vela che valgono decine di milioni l’impatto sull’occupazione e il gettito fiscale è molto maggiore. Nelle settimane della Coppa abbiamo superato ogni dato di audience televisiva e capito che l’80% degli spettatori del rugby è maschile mentre la vela raggiunge anche il pubblico femminile. La vela è seguita dalle famiglie intere”. Forse dalle nostre parti dobbiamo imparare qualcosa.

La Coppa America numero 34 è finalmente finita. Hanno vinto gli americani, ha vinto Oracle che ha fatto il miracolo di rimontare un punteggio impossibile per concludere 9 a 8, risultato inaspettato solo qualche giorno fa. Ha vinto ieri notte l’ultima combattuta regata, il distacco e la cronaca non hanno ormai nessuna importanza. Soprattutto, vale dire che sono stati più veloci di bolina sempre e comunque, che si può usare la parola incontenibili. E’ finita nel modo più crudele per Dean Barker e compagni di Emirates Team New Zealand, che hanno sentito a lungo odor di vittoria, anzi era praticamente in tasca. Larry Ellison, il miliardario terzo uomo più ricco del mondo (fa sempre una certa impressione pensarlo) gongola sul podio, alza l’antico trofeo al cielo,  pensa di aver speso bene i suoi 200 milioni di dollari. Ancora una volta ha dimostrato che i soldi contano, perché sono stati il carburante per i grandi talenti che ha messo assieme. La vittoria kiwi sarebbe stata più romantica, forse più giusta anche per come va il mondo. Ma la Coppa non fa sconti.
Quel che è successo sul campo di San Francisco ha qualcosa di magico, di mai visto prima in 162 anni di storia della Coppa che da oggi abbandona l’era antica. La capacità di Oracle di rinnovare il suo team, le prestazioni della barca sono state una dimostrazione di abilità, offuscato da qualche ombra per l’amaro lasciato in bocca dalle modifiche non legali agli AC 45 per cui sono stati sanzionati. Al momento non è il caso di perdersi nella dietrologia sulla legalità della barca, la loro velocità di bolina era qualcosa di veramente spettacolare. Così come purtroppo lo è stato il declino inarrestabile di New Zealand, che giorno per giorno ha subito la pressione di un equipaggio che ha sventolato la bandiera di Ben Ainslie usandolo come vela da tempesta, pilastro di tattica e furbizia. James Spithill è un pugile , un timoniere alla seconda vittoria della Coppa, ma Ben in qualche modo è l’eroe di questa impresa, perché salito a bordo in un ruolo non suo e subito ha saputo imporre un ritmo diverso alla barca e agli uomini. Ben che poteva anche essere nel campo avverso: nel 2005 era entrato come tattico titolare in New Zealand, ma preferì diventare il timoniere di barca due “perché devo imparare a timonare e il match race”. Ben che non era a bordo nel primo equipaggio, che ha sostituito il frigido John Kostecki, campione vero ma mai assoluto quanto lui. Due cognomi italiani a bordo di Oracle: Shannon Falcone, padre italiano passaporto di Antigua e Gillo Nobili, passaporto italiano e felicità alle stelle. La sconfitta di New Zealand è anche troppo punitiva e crudele: per una settimana hanno avuto in mano la Coppa, hanno sognato e preparato il futuro dell’evento, hanno interpretato il loro ruolo di nazionale della vela. I grandi sconfitti sono Grant Dalton e Dean Barker, che hanno cercato di seguire un altra coppia famosa sul viale del successo: Peter Blake e Russell Coutts, i trionfatori del 95. Ma contro di loro c’era un’America debole, divisa, senza il portafoglio aperto di Ellison. Per loro la sconfitta è molto difficile da digerire. Dean ha pianto come un bambino dopo il traguardo, Dalton non lo dice, ma piange dentro. Torneranno? Tornerà lo squadrone kiwi? Chissa. La corazzata invisibile Matteo De Nora ha riaffermato tutta la sue ammirazione e fiducia negli uomini. Ma non basta. Errori nel campo neozelandese? Chissà forse un giorno sapremo. Uno su tutti: quello di aver reso pubblica la scoperta del foiling (il modo di navigare sollevandosi sull’acqua) troppo presto, per Oracle è stato un inseguimento continuo ma vincente grazie alle risorse senza limiti. “Abbiamo combattuto ogni giorno – ha detto Spithill – e abbiamo vinto”. Facile, a parole.
Dean è sconsolato: “abbiamo vinto l’ultima partenza ci abbiamo sperato, ma non è stato possibile competere con la velocità di Oracle. Il loro miglioramento è stato incredibile. Siamo orgogliosi del nostro team, abbiamo cercato di riportare la Coppa in Nuova Zelanda, non ci siamo riusciti”. Per quante notti rivedrà il cronometro correre in quella regata interrotta a pochi minuti dall’arrivo, la regata della vittoria. Grant Dalton commenta: “la nazione è devastata”, giorni di scuole chiuse, record di audience, i primi effetti si sentono in Borsa, con il crollo delle azioni di Air New Zealand.   Differenze tecniche, si ci sono: ala diversa, Oracle ha la parte anteriore rigida mentre quella di Emirates Team New Zealand può twistare. Oracle ha scafi più piccoli, meno voluminosi. Oracle non ha la struttura con i tiranti che consente a Emirates una maggiore rigidità, ma in compenso le traverse tradizionali oppongono meno resistenza al vento e questa, assieme al controllo con controllo elettronico delle derive (manuale per i kiwi)  può essere stata la vera differenza, che consentiva una grande stabilità a Oracle in ogni situazione.
Il futuro è incerto: chi è il Challenger of Record? Ellison ha dichiarato che esiste ma lo comunicherà più avanti. La scelta, potrebbe essere tra il Royal Cornwall Yacht Club per un sindacato condotto da Ben Ainslie con sponsor JP Morgan oppure il Royal Swedish Yacht Club per Artemis di Torbjörn Törnqvist che ha già messo a contratto Iain Percy. Bertelli aveva le carte pronte per la sfida del Circolo Vela Sicilia al Royal New Zealand Yacht Squadron, ha sempre detto che non gli interessava farlo con gli americani. Però.. ci ha abituato alle sorprese. Quasi certamente resterà questa formula di regata, con dei catamarani foiling, lunghi 60 piedi.

Oracle USA ha conquistato ieri notte un incredibile pareggio portandosi così sull 8-8, significa che la regata di questa notte sarà determinante e decisiva per la conquista della Coppa America, per entrambi i team una must win race. Lo ha fatto in due regate corse in una giornata ideale per sole, vento e mare, purtroppo disastrosa per Emirates Team New Zealand che è apparsa davvero inferiore in ogni settore, irriconoscibile rispetto a quella di una settimana fa, quando era lanciata verso la vittoria. I kiwi da domenica scorsa attendono il punto decisivo, che hanno avuto in tasca per ben tre volte. Nella prima regata del giorno il timoniere Dean Barker ha impostato malissimo la partenza, subendo due penalità consecutive che si sono tradotte in un ritardo importante, tuttavia la sua velocità nell’inseguimento è sembrata interessante e i kiwi sono riusciti a guadagnare qualcosa di bolina finendo staccati di 27 secondi. Nella seconda regata Barker è riuscito a partire in testa ma ha impostato molto male la bolina, prima concedendo una separazione all’avversario fin dal cancello di poppa per finire stritolato dall’avversario per una virata fatta nel posto sbagliato con la velocità sbagliata. Da li in poi i kiwi son sembrati burattini inanimati, incapaci di reagire e hanno chiuso con 54 secondi di ritardo. La Coppa America entra ancora una volta nella leggenda: questa è diventata l’edizione più lunga ed incerta di tutti i tempi, ha superato infatti il record di 16 giornate che finora era stato il limite massimo. E’ stato e sarà ancora uno spettacolo incredibile che il trofeo ha proposto raramente, perché di solito il favorito arriva, fa polpette dell’avversario senza troppi complimenti e vince facile. Sono stati rari i ribaltamenti di campo, il più famoso è quello del 1983, anno della vittoria di Australia II contro Liberty di Dennis Conner avvenuta nell’ultima poppa dell’ultima regata dopo una rimonta dal 3 a 1 fino al 4 a 3 (allora bastavano meno vittorie). E’ anche l’anno della partecipazione di Azzurra, che con gli occhiali del passato ancora ci appare leggendaria nonostante il Moro e Luna Rossa abbiano vinto la Louis Vuitton Cup. Proprio a San Francisco nelle scorse settimane il rocambolesco Alan Bond e il suo skipper Alan Bond hanno festeggiato con l’ equipaggio quella storica vittoria. Adesso Oracle ha la rincorsa vincente, dopo aver trovato un assetto felice per la barca e una solidità dell’equipaggio per l’arrivo del fuoriclasse inglese Ben Ainslie ha cancellato ogni differenza nei confronti di Emirates Team New Zealand che aveva dominato all’inizio, che invece sembra aver iniziato un percorso inverso fino a essere impantanata nelle paludi del dubbio. La pressione che vivono Dean Barker e compagni è notevole, tutta la nazione conta su di loro perché la loro vittoria vale anche un punto di Pil, oltre che la gloria sportiva. Oracle ha giocato molto bene non solo indovinando come e dove modificare la barca, ma conquistando ogni giorno il tempo che gli serviva grazie alle bizze del vento e alle scelte del Comitato, apparse talvolta al limite del buon gusto. Ormai conta dieci vittorie di cui sette consecutive e ha rimontato i due punti di penalità, per molti sul piano sportivo questa è già la vittoria, dimenticati i motivi che hanno portato alla penalità. Adesso gioca a favore di Larry Ellison, finanziatore del team americano, da poco dichiarato al terzo posto tra i ricchi d’America e del mondo. Un uomo che non può e non vuole perdere mai, che ha infuso denari senza sosta oltre che le tecnologie dei suoi data base Oracle. Team New Zealand corre l’ultima regata, che diventa per la vita e per il futuro. La loro sconfitta cambia le sorti del team ma anche quelle della Coppa che oggi sembra vivere l’ultimo giorno dell’era antica. Con Ellison nella stanza dei comandi tutto cambia rispetto alle previsioni della vigilia, perché davvero pochi avranno il coraggio di sfidare il colosso americano. E’ evidente che in caso di sconfitta il sindacato degli All Blacks della vela (intanto quelli veri hanno inviato un bel messaggio di supporto) è destinato a dissolversi: Grant Dalton ha già detto che non vorrà tornare in caso di sconfitta e con lui e possibile che Matteo De Nora smetta di essere la corazzata invisibile che sostiene il team. Insomma, fino a pochi giorni fa la Coppa in Nuova Zelanda sembrava una certezza e adesso non più. I bravi ragazzi ben allenati da Grant Dalton sono sotto l’attacco dei famelici e crudeli campioni olimpici, del pugile James Spithill. L’ago della bussola da qualche giorno ha cambiato direzione, la Coppa ha trovato la sua misura leggendaria. Regata da non perdere questa sera. Intanto si è diffusa la convinzione che sia un gioco allo spettacolo, dove vincenti e perdenti  si sono impegnati a tener viva la competizione. Difficile davvero pensare che sia cosi.

Video da non perdere 

Intervista a Dean Barker

Sintesi della conferenza stampa

 

 

 

 

 

 

 

 

Le incredibili giornate di San Francisco proseguono e nella incredibile Coppa America dei catamarani il favorito e quasi vincitore Emirates Team New Zealand deve subire ancora due sconfitte da Oracle. I kiwi erano decisamente in giornata no: hanno perso due partenze fotocopia sebbene con l’attenuante di essere entrati con la “starboard entry” per tutte le due volte, un ingresso nel box che favorisce l’avversario e impedisce di controllarlo fino in fondo. Da li in poi è sempre stato un inseguimento senza fortuna, più lucido nella bolina della prima delle due regate, inutile nella seconda. I kiwi hanno perso regata 14 per 23 secondi e regata 15 per 37. Il punteggio adesso è di otto a cinque per i kiwi. Perché succede? Le due barche ormai hanno prestazioni molto uguali, la vittoria o la sconfitta si gioca sulla lucidità e sulla capacità di prendere buone decisioni sia sul campo di regata, sia a terra nella messa a punto della barca, che ogni giorno va adattata alle previsioni del vento. Bastano pochi particolari per essere inferiori all’avversario e dei due Oracle, siccome ha meno da perdere, osa di più e si fida di modifiche mai provate se non al computer che ancora una volta gioca una parte fondamentale. La capacità di prevedere le prestazioni è almeno dal 92 centrale per la riuscita di una campagna di Coppa America, Il Moro di Venezia ha perso contro America Cubed perché gli americani avevano un VPP (velocity prediction program) che gli aveva consentito di capire che potevano drasticamente ridurre le superfici di deriva e timone per migliorare le prestazioni in poppa e non perdere di bolina. Sul piano dei calcoli numerici è evidente che Oracle ha delle frecce importanti al suo arco. Proprio in questi giorni San Francisco si sta popolando di clienti e dipendenti Oracle per una grande convention annuale sul magico sistema di database e ricerca dati, usato anche da Cia ed Fbi. E’ stato Larry Ellison ha proporre il sistema di controllo immigrazione con foto e impronte digitali dopo il dramma delle torri gemelle. Ma questo è un particolare di una campagna ricca che comunque si è trovata in grande difficoltà nei confronti dei neozelandesi. E’ molto diverso il momentum sportivo. Per Dean Barker e compagni si tratta di superare una fase delicata della loro regata: partiti con un enorme vantaggio di velocità e capacità di manovra, si trovano inseguiti e braccati, vivono da una settimana il “match point” che non arriva mai. Potevano vincere la Coppa già domenica scorsa stando al tabellone. Per almeno tre volte hanno avuto il punto della vittoria a portata di mano ma la regata è stata sospesa, per troppo o troppo poco vento. Dunque la loro solidità può essersi incrinata, anche per questo hanno mostrato sul campo, al di la di alcune bizzarrie del vento, alcune scelte sbagliate. Hanno ancora un vantaggio tranquillizzante, ma devono saper tiare il fiato e rimettere le cose a posto. Riconquistare la superiorità. L’equipaggio di Oracle ha invece trovato attorno al nuovo tattico Ben Ainslie una nuova coesione: l’errore di John Kostecki tattico titolare è stata in realtà una bella fortuna per la squadra americana che ha trovato una soluzione nell’infinito talento del baronetto inglese, (per i distratti cinque medaglie alle Olimpiadi di cui quattro d’oro) che la “cricca” titolare voleva tenere giù dalla barca. Scardinato per squalifica ed errori il terzetto De Ridder, Spithill (che in realtà potrebbe anche voluto Ben), Kostecki le cose sono perfino andate meglio. Capita nella vela, ma anche altrove, che il talento vero venga tenuto in ombra perché può fare ombra. Diciamo pure che è una manovra un po’ all’italiana che fa chi è nella stanza dei bottoni per restarci. E poi Ben conosce bene i kiwi, perché è stato timoniere allenatore di New Zealand e quindi di Dean Barker. Insomma questa Coppa non è ancora finita… e ci sono altri giorni di sofferenza da amministrare. Se i kiwi vogliono vincere devono saper essere se stessi ancora qualche giorno e non cedere. Il gioco degli americani è, oltre a vincere tutte le regate possibile, quello di far saltare i nervi a Grant Dalton e compagni con il tiramolla e i rinvii, e con sei vittorie in otto regate possono anche riuscirci.

Anche la regata 14 è stata rinviata, motivo ufficiale il vento instabile. Al mattino pioggia forte e vento da sud, condizioni che non si verificano da febbraio scorso secondo i locali.  Ma dopo l’una come previsto piano piano il vento è tornato quello di sempre, la solita brezza, la solita direzione,  un po più forte  di quella del drammatico giovedì in cui ETNZ ha avuto la Coppa in tasca per tutta una regata. Non si sarebbe potuto completare il programma di due eventuali regate, ma di sicuro il tempo per farne una c’era, pur dando il via al limite del tempo massimo previsto, le 14 e 40. In realtà è stato un rinvio incomprensibile, perché il vento dopo le due era ormai steso sulla baia e le barche stavano navigando allegramente con l’intensità che stava salendo.  Emirates Team New Zealand dopo l’annuncio avvenuto mentre si preparava la partenza è rientrata alla base  esibendosi in un un simpatico foiling, così, tanto per dimostrare che si poteva fare. Se le altre regate erano state interrotte  applicando alla lettera una regola, per quanto fatta male, questa volte è intervenuta una discrezionalità del Comitato che gioca a favore di Oracle in maniera piuttosto evidente. Perfino il tono con cui il Comitato dava le istruzioni è sembrato sarcastico, come a dire, rinviamo ma non si corre.  Chi ha deciso? Indice puntato su Iain Murray, che controlla da vicino Harold Bennet, che a dire il vero è sempre stato piuttosto “fair” e apprezzato per la sua imparzialità.
ETNZ voleva regatare, queste erano le sue condizioni  e non c’era motivo di rinviare veramente. Allungare il brodo è il gioco di Russell  Coutts, che spera che intervenga qualche novità per tenere la Coppa. Oltre tutto non vuole perdere durante il week end con il pubblico sulle rive.
La festa è rinviata, ancora una volta. Ci sono state altre edizioni della Coppa di durata record, fino a 16 giorni per la vittoria di Alinghi nel 2003, oppure nel 70 dove le regate programmate erano molte meno.

Battuta di arresto per Emirates Team New Zealand: Oracle ha vinto l’ unica regata del giorno avvicinandosi di un punto ai dominatori di questa Coppa America. Ancora una volta gli americani sono stati in grado di mostrare un incremento di velocità grazie alle loro modifiche e al modo di portare la barca. Gli americani dopo aver vinto la partenza, Dean Barker ha fatto un errore che ha ammesso  strambando troppo presto in avvicinamento alla linea, hanno condotto tutta la regata e anche quando si sono visti raggiunti di bolina da Emirates hanno sfoderato un nuovo modo di navigare alzandosi in foiling anche di bolina alla velocità di 31 nodi, mentre i kiwi erano fermi a 27. Oracle ha vinto bene e il comitato dopo un tentativo di partenza ha sospeso la seconda regata del giorno fermando il punteggio sull’otto a due. Per gli americani si riaccende la speranza, per i kiwi si ritarda la festa per quello che ormai è un evento nazionale: gli spettatori della televisione sono il doppio di quelli della finale del mondiale rugby e il motivo sta nel pubblico femminile cui piace la vela e forse anche Dean Barker e tutti gli altri. Ormai la sospensione delle regate sta diventando una barzelletta, pochi secondi sopra la media e Iain Murray deve interrompere la procedura, non sembra che ci siano vie d’uscita alla situazione, perché su tutto domina la posizione della Coast Guard che, a quanto pare, non vuole cambiare le regole stabilite dopo il dramma di maggio. Spithill afferma che la situazione è cambiata molto e controllano molto meglio le barche. Ma le cose non cambieranno. Ancora una volta è stata sorprendente la capacità degli americani di trovare nuove soluzioni ogni giorno, metterle in campo quasi senza collaudarle. Qui si vede la forza di un team che ha speso molti soldi e che ha molte risorse, sostenuto da un armatore, Larry Ellison, che ha fatto la sua fortuna con il software. Lo dice in qualche modo James Spithill quando gli chiedono come facciano a credere alle modifiche che stanno per fare. Da sempre, nella vela, è difficile fidarsi ed avere successo con quello che non hai mai provato prima. “Devi credere nei numeri – dice Spithill – nelle previsioni dei progettisti”. Finora ha funzionato alla grande, nessuno credeva che potesse migliorare di un margine così consistente senza collaudare le intuizioni, senza un processo continuo di prova e riprova. I kiwi per parte loro avevano un assetto non perfetto per la giornata, ogni giorno infatti è una scommessa tarare timoni e derive per il vento previsto. Molte delle modifiche non sono realmente visibili, sono piccole variazioni nelle regolazioni dell’ala e del resto. I kiwi sembrano meno contenti di metter mano alla barca, anche perché al momento sono meno disperati. Ancora una volta questa Coppa America sorprende, cambia proprio il modo di guardarla, bisogna costruire una nuova esperienza ed essere pronti alle sorprese. I kiwi restano ancora tranquilli, sono a un punto dalla vittoria finale e gli americani devono rimontare sei vittorie. La filosofia progettuale delle due barche è diversa soprattutto nella struttura, mentre Oracle ha una architettura tradizionale che delega alle traverse tra i due scafi la rigidità dell’insieme Emirates ha una serie di tiranti che rendono tutto più rigido. Quando navigano la differenza si vede: Oracle tende a puntare verso il basso lo scafo che si alza in aria, perché è più elastico. Il grande lavoro di Oracle di questi giorni è stato nella maniera di regolare la barca, di inclinare l’ala. Molti a bordo affermano che si tratta più di boat handling che di tecnica.

La fine della Coppa America edizione 34 è molto vicina. Emirates Team New Zealand ha vinto alla grande la regata numero undici spazzando via tutte le nubi che le ultime belle prove di Oracle avevano alzato sul cielo della Coppa e di San Francisco. La capacità di modificare la barca, di trasformarla fino ad avvicinare le prestazioni dei neozelandesi è stata una bella impresa, che ha anche innervosito il campo kiwi, incrinando un poco la loro sicurezza. Ma non basta a rimontare l’8 a 1 di fronte a un equipaggio così solido. Ieri Dean Barker, che nel 2000 è stato il più giovane timoniere a vincere la Coppa, ha letteralmente dominato James Spithill in partenza e per il resto della regata il tattico Ray Davies non si è fatto intimidire dalle medaglie al collo del collega Ben Ainslie. E’ stata una regata vera, combattuta fino all’ultima boa dove quasi raggiunto Barker ha sfoderato una manovra da match racer vero impedendo all’avversario di prendere la posizione di interno in boa ingaggiato, la poppa era stata favorevole agli americani, che avevano rimontato un ritardo di oltre 300 metri fino ad arrivare a poppa dei kiwi che hanno navigato risparmiando le strambate, solo sei. Gli anni di allenamento insieme si vedono, il leader Grant Dalton 56 anni che non mollano le maniglie dei verricelli, arriva a fine giornata senza energie: pilastro solido del team sarà presto un eroe nazionale come lo è stato l’amico nemico Peter Blake, che prima di lui nel 95 ha portato New Zealand alla vittoria. Hanno navigato insieme attorno al mondo prima di separarsi e ormai le vittorie di Grant superano quelle di Peter. Le scuole, ormai è quasi una settimana di festa per la Coppa, erano chiuse in tutta la Nuova Zelanda e negli attimi del via immaginiamo un solo respiro per tutta la nazione davanti allo schermo. Al contrario, sono pochi quelli che a San Francisco hanno sostenuto la barca americana che dovrà fare il conto delle ferite e degli errori fatti. Purtroppo è andata delusa la speranza che fosse davvero l’ultimo giorno di questa lunga e combattuta Coppa America, la seconda regata del giorno è stata cancellata per eccesso di vento quando Dean aveva già fatto polpette del nemico. Insomma a quanto pare la festa è solo rimandata di un giorno, o forse due.James Spithill, un poco abbattuto in conferenza stampa, ha però trovato la forza di opporsi ancora una volta a chi critica la formula dei catamarani volanti: “per il pubblico è necessaria una rieducazione, il nostro sport è cambiato e gli va spiegato”.
Intanto è pronto l’accordo tra i kiwi e Luna Rossa, che sarà il Challenger of Record, ovvero il primo sfidante. I due team avranno la responsabilità di costruire la nuova edizione della Coppa America e anzi di più, assicurarle un futuro meno effimero, più solido, più sportivo. Poche informazioni sulla barca che verrà scelta, con una prevalenza del ritorno a un monoscafo veloce, mentre appare obbligata la scelta della data: estate australe 2017, vale a dire selezioni sfidanti nel novembre dicembre 2016 e regate della Coppa nel febbraio successivo. Troppo presto l’anno prima se si lavora con barche di una nuova formula, ci sarebbero pochi mesi per raccogliere le sfide e costruire le barche, e soprattutto c’è il pericolo che si sovrapponga alle Olimpiadi brasiliane.