Il Gps e le sue declinazioni sono lo strumento principale che ha fatto da motore allo sviluppo della nautica da diporto. La possibilità di “vedere” anche a distanza la destinazione, e la certezza del punto nave hanno reso infinitamente più sicura la navigazione. I plotter cartografici, nati ben prima del Tom Tom, che collocano la barca sulla carta sono stati un passo ulteriore. Chi non ricorda i vecchi Loran, con la carta delle distanze dai trasmettitori che bisognava incrociare per sapere, più o meno, dove si era. Con la certezza di essere in mezzo al mare, non la sicurezza di sapere quanto manca all’arrivo. Funzioni come “tempo alla meta” erano un sogno quando si restava in pozzetto a cercare punti cospicui o si armeggiava con improbabili rilevatori di radiofari. L’elettronica ha cambiato la nautica.

“Il mare porterà nuove speranze, come il sonno porta i sogni” così dice un meraviglioso Sean Connery alla fine di Ottobre Rosso citando Crisoforo Colombo, scopritore inconscio di una terra che si chiamerà America perchè solo Amerigo Vespucci avrà la piena coscienza di divulgare il “mundus novus”. Il mare da rispettare, il mare da navigare, il mare da conservare. La comunità dei naviganti ha il dovere di conservare l’ambiente che vuole continuare a godere. Gli inglesi affermano che “non c’è diporto senza ambiente” e hanno ragione. Troppo spesso i naviganti sono visti come nemici dagli ambientalisti, invece dovrebbero essere i principali alleati nella lotta per la conservazione. Pochi sanno che i maggiori fattori inquinanti del mare sono le attività terrestri e quelle criminali. Il diporto nelle statistiche pesa per una percentuale ridicola: lo 0,5%.