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Wow, che paura

La bella Coppa America di New Zealand poteva finire alla fine della bolina di regata otto e per la prima volta dall’inizio della regate i kiwi hanno vissuto una situazione davvero pericolosa, che poteva scrivere la parola fine della loro sfida. Per fortuna hanno avuto quel pizzico di fortuna che li ha aiutati ha raddrizzare, letteralmente, la situazione. Il confine tra il disastro e la sopravvivenza è stato davvero labile: i kiwi erano alla fine della bolina, la più combattuta di tutte quelle viste finora contro Oracle, e la barca neozelandese in una virata stretta si è pericolosamente alzata su uno scafo. Ha raggiunto una inclinazione di 44°, bastano due, tre gradi di più per poggiare l’ala sull’acqua, che sarebbe finita inevitabilmente distrutta. Poi con la corrente che spingeva verso l’oceano anche il recupero dello scafo ribaltato sarebbe stato molto difficile e dopo quasi impossibile pensare di proseguire le regate e vincere la Coppa. Insomma un piccolo problema idraulico, questa la versione ufficiale, che ha impedito all’equipaggio di invertire la forma dell’ala poteva essere fatale. I kiwi hanno mantenuto il sangue freddo e hanno cercato di completare la manovra: gli uomini ai grinder hanno continuato a far andare le braccia per dare potenza al sistema idraulico fino a quando la situazione è tornata sotto controllo e sono riusciti a invertire il twist. Per alcuni interminabili secondi nella baia di San Francisco sono rimasti tutti con il fiato sospeso, di più i quattro milioni trecentomila neozelandesi incollati alla televisione, nel giorno in cui il Governo per dar modo di seguire le regate ha perfino deciso di chiudere le scuole per consentire ai ragazzi di restare in famiglia. La vela è proprio uno sport nazionale dalle loro parti. Fino a quel momento New Zealand era andata forte, aveva controllato l’avversario anche se non con quell’autorità che aveva mostrato gli altri giorni. Oracle si è presentata sul campo con delle modifiche ed era sembrata più equilibrata, più vicina sia in bolina che in poppa, e anche il tattico Ben Ainslie più efficace che nel suo primo giorno. Dean Barker  aveva vinto la partenza, dimostrando che non teme le aggressioni di James Spithill. Racconta Dean Barker: “per un problema all’idraulica l’ala è rimasta nella posizione che aveva prima della virata, mancava la potenza per invertire la forma. Ci siamo salvati perché i grinder hanno continuato a fornire potenza e finalmente siamo riusciti a regolarla”. Nota di superstizione: il general manager Grant Dalton nella regata maledetta non era a bordo, come in quella persa qualche giorno fa. Grant non ha l’età per fare il grinder, anche se ha ancora un fisico preparato arriva a fine regata boccheggiante. Adesso, sembra condannato a salire sempre a bordo. Dopo il fattaccio New Zealand ha inseguito per arrivare al traguardo con un ritardo di 52 secondi: interessante notare come non siano minuti, non ostante quello che era successo. Dopo la regata il punteggio è di 6 a 0, Oracle ha finalmente colmato la penalizzazione imposta dalla Giuria Internazionale ma il bilancio è ancora negativo: deve vincere altre nove regate contro le tre che bastano a New Zealand. La seconda regata del giorno è partita con i New Zealand al comando, ma è stata interrotta perché il vento è salito oltre il limite imposto dalla Guardia Costiera. Si torna in campo oggi.

I dati

Percorso: 5 Legs/10.16 nautical miles
Elapsed Time: OTUSA – 23:09, ETNZ – 24:01 Delta: OTUSA +:52
Total distance sailed: OTUSA – 11.4 NM, ETNZ – 11.7 NM
Average Speed: OTUSA – 29.90 knots (34 mph), ETNZ – 29.32 knots (34 mph)
Top Speed: OTUSA – 44.58 knots (51 mph), ETNZ – 47.02 knots (54 mph)
Windspeed: Average – 16.6 knots, Peak – 19.6 knots
Number of Tacks/Jibes: OTUSA – 8/8, ETNZ – 9/7