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Ecco il documento che la Giuria Internazionale ha rilasciato per dimostrare la diversità delle due barche di Oracle rispetto al resto della flotta. Ci sono differenze che perlomeno dimostrano che sull’argomento i tecnici di Oracle hanno lavorato anche se sembra che 300 grammi di differenza in peso, 9 mm in lunghezza non siano poi così vantaggiosi. Cosentono una maggiore tensione della struttura che diventa più rigida. In un primo tempo la Giuria aveva comunicato che Oracle 5 sarebbe stata “pulita” invece dal rapporto sembra che invece la barca regolare sia quella utilizzata da Ben Ainslie con lo sponsor JP Morgan. Questo rende perlomeno più chiara la situazione del campionissimo.
Una fonte di Luna Rossa dice: “abbiamo studiato a lungo le virate di Spithill con AC 45, che riusciva ed alzare lo scafo subito dopo il cambio di mura. Noi ci abbiamo provato un sacco di volte senza riuscirci, perchè puoi farlo solo le lo scafo è considerevolmente più leggero”. Il particolare rilevato dagli stazzatori sarebbe quindi una “dimenticanza” di un più sostanzioso trattamento subito dalle barche di Oracle. C’è chi dice che potevano variare l’angolo delle derive per salire di bolina e chi afferma che gli scafi fossero stati alleggeriti in maniera consistente per mettere peso al centro. I 300 grammi rimasti nel bompresso sarebbero solo una parte di questo peso.
Sul piano delle possibili punizioni le voci più consistenti restano una possibile squalifica di Spithill, che dovrebbe cedere il timone a Ainslie (ma talvolta la squalifica inizia dopo l’evento, e sarebbe inutile) e tre punti di penalità per il team, che partirebbe per l’incontro con Emirates Team New Zealand da -3. Se fosse vero per vincere gli americani dovrebbero vincere 12 regate e i kiwi le 9 previste. Tanta roba… che allunga il programma in maniera consistente.
Oracle è con il fiato sospeso, l’udienza decisiva è spostata a giovedì 29, perchè gli avvocati di Oracle non erano pronti con il materiale difensivo. La situazione è più grave di quel che sembra insomma. Intanto i premi dei circuiti passati sono stati ri assegnati a Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand. Quel che appare davvero grossolano è come Coutts (e chi se non lui) abbia potuto mettere a rischio tutta la difesa per vincere nel circuito AC 45, un segno di “ingordigia” inutile.

Il documento:

http://noticeboard.americascup.com/wp-content/uploads/2011/08/KingpostReport240813.pdf

Giornata drammatica a San Francisco nella prima della finale Louis Vuitton Cup, dove Emirates Team New Zealand conquista un punto ma quasi si ribalta e Luna Rossa si ferma quasi subito dopo la partenza. Doveva essere il primo grande spettacolo… e per alcuni lo è stato. Ma il primo giorno poteva mettere in discussione tutta la selezione sfidanti. Il “nose diving” della barca kiwi è non è per niente bello: capita quando un catamarano infila una prua in acqua, che comincia a voler scendere verso il fondo, spinto da tutta la forza della velocità e delle vele. E’ lo stesso evento che è costato a Oracle e Artemis il ribaltamento. Capita nel momento più pericoloso per un catamarano, quando si poggia  e la barca accelera repentinamente: in queste condizioni il carico sullo scafo interno è al massimo. I progettisti lo sanno bene, e soprattutto quelli di Emirates Team New Zealand avevano studiato a lungo la faccenda, per il momento il risultato si vede. Almeno all’apparenza New Zealand è intera, anche se ci vorranno tutti i controlli per capire che la traversa ha subito qualche danno. Emirates nella prima regata contro Luna Rossa, già ferma per una rottura a una deriva, stava navigando a 40 nodi spinta da una raffica quando qualcosa è andato storto è ha infilato le prue degli scafi in acqua passando dalla condizione di aliscafo a quella di sommergibile per il tempo sufficiente a perdere in mare due uomini, i più grossi dei grinder e forse per questo meno agili, per fortuna hanno riportato solo qualche ammaccatura e sono arrivati a nuoto alla chase boat che li aspettava.  Sono Chris Ward, uno dei tanti veterani che fanno la forza dell’equipaggio kiwi, grinder fin dal 92 contro il Moro di Venezia, e Rob Waddell  vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi con il canottaggio a Sydney, grinder nel 2003 e nel 2007 dove era anche boat captain. Dopo l’incidente i kiwi hanno navigato molto prudentemente, alzando in foiling la barca molto poco, probabilmente per sentire le reazioni della struttura.
Dopo l’arrivo  Dean Barker ha spiegato che “è mancato il perfetto coordinamento tra la regolazione dell’ala e quella delle derive. Bastano pochi attimi su queste barche per cambiare la situazione e passare dalla perfezione all’errore”. I danni visibili sono solo alle coperture aerodinamiche, (fairing) fogli leggeri che servono a ridurre la resistenza al vento e migliorare la portanza dell’ala (nella zona sotto formano un piatto che ha la funzione di tappo per fermare i filetti fluidi che potrebbero circolare dietro l’ala sebbeno in una zona di grandi turbolenze) , potrebbero esserci danni invisibili alla struttura e questo sarebbe molto più  grave e potrebbe compromettere addirittura la partecipazione di New Zealand alle prossime regate. Il team si è dichiarato tranquillo. Il fatto che la barca si sia salvata dimostra come sia costruita e progettata bene: con prue più sottili sarebbe stato più difficile. E Luna Rossa? In una giornata drammatica anche per lei un piccolo dramma: uno dei sistemi di regolazione delle derive , in realtà una cosa piuttosto semplice, si è rotto poco prima della partenza. La riparazione di fortuna (si sentiva la voce di Bruni dire “taglia taglia” ma non si è capito cosa) non ha avuto effetto e dopo una partenza interessante e un primo lato di lasco “dove abbiamo tenuto l’avversario – come ha detto Max Sirena – dimostrando che la messa a punto di questi giorni funziona. Stiamo usando la seconda ala che si può twistare molto meglio”. Luna Rossa si è dovuta fermare prima di ingaggiare la vera battaglia con i kiwi. In questi casi non ci si ritira, ma si aspetta la fine: se New Zealand fosse stata costretta al ritiro, e ci è andata molto vicino, Luna Rossa avrebbe potuto completare il percorso a bassa velocità conquistando un punto prezioso in questa finale Louis Vuitton che si corre al meglio di tredici punti. La barca neozelandese pur acciaccata però è arrivata in fondo, nonostante i due velisti in meno e i danni. Per fortuna dei due team il vento è salito troppo e il Comitato ha mandato tutti a casa: nessuno dei due infatti voleva chiedere la sospensione (l’unica che si può chiedere nella serie di regate), o meglio tutti e due i concorrenti stavano aspettando che fosse l’avversario a farlo ed entrambi stavano dichiarando “pronti a partire”… ma era poco vero, per tutti e due era molto migliore la prospettiva di rientrare alla base e cominciare le cure mediche agli scafi.

La giornata proponeva anche due regate tra i due equipaggi del defender, condotti dagli indagati (per cheating con gli AC 45) Ben Ainslie e Jimmy Spithill. “Non ho visto grandi cose – il commento di Max Sirena – hanno molto da imparare in manovra”. Insomma Oracle insegue? I challenger osno favoriti? Mai dire mai….

 

 

 

 

 

 

 

I critici incalzano: questa Coppa America non sarà interessante, costa troppo, non c’è match race, non è il nostro sport antico. Ma è davvero così? Se si prova a spostare il fuoco della prospettiva per andare caccia di contenuti in realtà se ne trovano di forti: tecnologia, tecnica, novità. E’ una regata che ha sempre scritto la sua storia con la grammatica dell’innovazione. La goletta America non era un catamarano ma andava il doppio delle barche inglesi. I sontuosi J Class che con le loro linee ci ricordano decadenza e nostalgia erano in realtà i “mostri” del loro tempo, gli anni ’30. Barche qualche volta costruite con materiali destinati a durare poco, alcuni armati e progettati con l’aiuto di industrie aeronautiche, proprio come succede adesso per i catamarani della classe AC 72 voluti per portare spettacolo e rivoluzione in un mondo dove forse per inseguire il pubblico, bastava mettere a punto le riprese televisive e soprattutto farle davvero. Una delle giustificazioni (conferenza stampa di Roma, c’era ancora Mascalzone Latino nella parte del Challenger of Record) che hanno portato alla scelta dei cat c’era la televisione, ma adesso in pratica non sarà prodotta nelle fasi iniziali.  Fiducia nella macchina, fiducia nella velocità, fiducia nel rischio e non della capacità di comunicare degli atleti e degli uomini: sono alcuni di quelli che potrebbero essere errori di prospettiva, indossando gli occhiali dello sport olimpico, che hanno portato verso questa che si è dimostrata essere una dimensione rischiosa anche se affascinante. L’estetica non compresa di questa Coppa è la velocità, marinettiana e definitiva. Negli anni trenta l’aviatore sir Thomas Octave Murdoch Sopwith, da sfidante di Harold Vanderbilt, per gli Endeavour aveva voluto i suoi ingegneri: dalle sue fabbriche erano usciti i Sopwith Camel cari a Snoopy che sui cieli d’Europa incontravano il Fokker del Barone Rosso. Dunque poco si inventa, tanto si applica, anche perché tutto quello che si muove in acqua somiglia tanto a quello che vola in cielo. E gli AC 72 volano sull’acqua con le loro vele rigide e le derive da aliscafo. Ala che già il magico Dennis Conner aveva usato per umiliare i neozelandesi nell’88 con il suo Stars & Stripes. Al bar adesso si parla in aeronautico: drag, fin, foil, wing, wetted surface, CFD computational fluid dynamics. Se dopo Azzurra e il Moro erano tutti professori in tattica dopo questa Luna Rossa saranno tutti ingegneri. Per vincere bisognerà star lontani dall’ avversario ed essere più veloci. Del resto siamo nel terzo millennio e la Coppa America è come un ago della bussola: si orienta dove va il mondo. Purtroppo si è già capito che questi catamarani sono troppo potenti, voluti così grandi per non esser più piccoli di barche di altre regate importanti alla fine sono attrezzi isterici: formidabili prestazioni, formidabili rischi. Come in Formula Uno? Si, no, quasi: passato il tempo in cui salirci era sinonimo di vivere a tomba aperta le auto hanno raggiunto un grado di sicurezza notevole perché se ne conoscono le reazioni. Lo stesso carbonio con cui sono costruite le barche serve per realizzare una cellula di sicurezza dove il pilota è protetto. Questa strada di questa tecnica è sicuramente impervia, criticabile, soprattutto perchè sul piano emotivo una morte, oltre tutto così mal gestita, pesa e peserà ancora molto. Qualcosa però di questo nuovo mondo resterà. I kiwi hanno imparato la lezione: hanno costruito una barca che non gli piaceva, per vincere e cambiare le regole. Anche la poesia di un equipaggio condotto da un uomo di sport vero come Grant Dalton (che la sua velocità non sia casuale?), che ricordiamo agli smemorati ha vinto un giro del mondo in catamarano con un prosciutto nascosto nell’albero da Stefano Rizzi. Dalton, manager a terra e grinder in volo,  è un simbolo di come si possono ottenere i risultati, di come si costruisce una squadra vincente soldi o non soldi. La vittoria, come la mediocrità, sono un metodo di vita, un driver che cala in ogni squadra, un carattere. Per i kiwi, comunque vada a finire, vincere è una professione che si pratica con una grammatica di eventi e desideri che sono molto lontani dalla vela come la conosciamo in occidente, tutta aperitivi e mondanità. Certo esistono anche quelle cose li, ma non sono la sostanza. Comunque vada ci ricorderemo di questa Coppa, cercheremo di capire quanto Oracle abbia aiutato Artemis dentro e fuori dalla sala Giuria, così come Luna Rossa non sia veloce quanto New Zealand. Ma un ricordo forte sui libri ci sarà. E questa è Coppa America.

Il presidente della Giuria Internazionale della America’s Cup David Tillet ha impiegato 23 pagine per dare ragione a Luna Rossa e Emirates Team New Zealand: in sostanza dice che  il direttore di regata Iain Murray, cui più volte viene riconosciuta la professionalità, non aveva il diritto di cambiare la regola di stazza dei timoni all’interno delle raccomandazioni previste per alzare il livello di sicurezza delle regate di San Francisco. In più non c’è evidenza che quella incriminata fosse una regola richiesta dalla Coast Guard, che si è occupata di sicurezza del traffico marittimo, delle barche spettatori ma non è entrata e non poteva farlo nel merito tecnico delle regole di stazza. Murray doveva, per modificare quella regola nel rispetto del protocollo, avere l’unanimità dei consensi dei partecipanti. In molti si erano chiesto se era una Giuria davvero indipendente dopo averla vista nella divisa ufficiale della America’s Cup numero 34. Lo era… Luna Rossa era difesa da Marco Mercuriali e Luis Saenz de Mariscal che hanno fatto parte anche della campagna 2007 ma anche da un avvocato locale associato a uno degli studi più importanti di San Francisco. Si chiama Aaron J Foxwhorthy ed è nello studio Coblenz Patch Duffy & Bass. Risultato? Luna Rossa è scesa in  acqua sola per la sua prima regata contro il fantasma di Artemis, che a questo punto vede la sua situazione precipitare, secondo lo skipper Paul Cayard senza i timoni simmetrici, quelli voluti da Murray, non può navigare. In realtà non è giusto scrivere così: non può essere competitivo contro chi si è praparato meglio. Luna Rossa ha chiesto di regatare sui cinque lati del percorso. La situazione sblocca, in qualche modo, le regate, dopo che lo sponsor della selezione sfidanti Louis Vuitton si era dimostrato poco contento e anche la città di San Francisco cominciava a fare i conti con il flop della manifestazione. La notizia che Luna Rossa ha scelto di continuare le regate è arrivata con uno stringatissimo comunicato, precedente alla pubblicazione del dispositivo della Giuria Internazionale, nello stile asciutto di Bertelli e Sirena: ” San Francisco, 11 Luglio 2013. Il team Luna Rossa Challenge 2013 ha preso la decisione di proseguire la propria partecipazione alle regate della 34^ America’s Cup”. Cosa succederà adesso? Un luglio fatto di qualche incontro con i kiwi, che sarà molto interessante, e qualche regata solitaria per completare i Round Robin di una Coppa America che finora ha vissuto toni surreali. In agosto gli scontri veri per arrivare alla sfida di settembre contro Oracle.

 

questo il link per il documento della Giuria Internazionale

http://noticeboard.americascup.com/wp-content/uploads/2011/08/JN075.pdf

Luna Rossa ha protestato Iain Murray, direttore di regata, e preme per una udienza della Giuria Internazionale entro la prima regata. Emirtes Team New Zealand aveva già depositato una protesta simile e l’udienza è stata fissata dopo la prima regata in programma, ovvero il giorno 8. E’ abbastanza chiaro che non si può regatare nell’incertezza delle regole che imporrebbero delle modifiche ai timoni e alla loro posizione.
Le nuove regole firmate unilateralmente da Murray, è l’accusa, in nome della sicurezza modificano invece il regolamento di stazza delle barche, cambiando la maniera di realizzare i timoni che finora dovevano essere costruiti in maniera asimmetrica perché dovevano restare nella larghezza massima della barca. Questo ha comportato difficoltà nel design e nella struttura dell’asse, sottoposta a carichi particolari.
Rendere gli elevatori (le pinnette che stanno sotto la pala) simmetrici significa che possono sporgere di più e diventare pericolosi, perché chi eventualmente casca in mare può essere facilmente colpito.
Perché introdurre questa norma? Oracle secondo Max Sirena ha costruito la seconda barca pensando già a una modifica della regola sui timoni. Secondo i kiwi anche Artemis trae vantaggi da questa regola. Finora Oracle barca non ha dimostrato di poter navigare in foiling con un assetto stabile, questo mentre i kiwi hanno imparato a strambare senza perdere la condizione di “volo”, con un vantaggio notevole. Artemis invece dopo la rottura della prima barca vive nel caos più totale e Paul Cayard appare sempre più isolato all’interno del team. Al di la delle scelte progettuali fatte all’inizio che hanno portato verso uno scafo non foiling poi modificato, le critiche verso di lui sono anche riguardo l’organizzazione generale, con il ritardo che appare eccessivo e non coerente con quanto successo nel varo della seconda barca. Correndo all’indietro verso il 2000 quando Paul fu il grande nemico della prima Luna Rossa, bisogna ricordare che anche allora la sua seconda barca arrivò con un certo ritardo e scese in acqua senza una messa a punto adeguata. Da una parte la mancanza di fondi e dall’altra la voglia di allungare i tempi del design erano alla base della situazione. I difetti che aveva nell’attrezzatura di coperta (uno erano gli stopper dei bracci spi a pedale, che con vento forte lasciavano scorrere la cima che gli sono costati almeno una regata) sono stati determinanti nel risultato finale contro la più “rodata” Luna Rossa.

Tutto questo succede mentre ormai un coro di commenti vorrebbe il ritorno della Coppa in Nuova Zelanda con regole più “fair”. E ovviamente la mente corre al paragone con la Coppa 2007, criticata per gli stessi motivi, ovvero la voglia del defender di imporre le sue regole quando e come voleva, ma che a questo punto appare “migliore” di questa, dove queste iniziative vengono prese con grossolana superficialità e non con un tentativo di essere credibili.

In fondo il risultato non cambia, purtroppo, e la America’s Cup sta perdendo il suo patrimonio di credibilità e leggenda. Le radici della situazione attuale affondano nell’edizione 2007 da cui si è usciti  con una cruda e inutile disputa legale, dunque senza una volontà comune che avesse come comune denominatore i valori sportivi.

Il comunicato di Luna Rossa:

San Francisco, 2 luglio 2013 – Oggi il team Luna Rossa Challenge 2013 presenterà una protesta alla Giuria Internazionale della 34^ America’s Cup chiedendo l’annullamento delle regole introdotte dal Direttore di Regata venerdì 29 Giugno (Regatta Notice 185 e 189). Luna Rossa considera che, pubblicando questi documenti, il Direttore di Regata abbia sfacciatamente violato i regolamenti che reggono la 34^ America’s Cup, eccedendo la sua giurisdizione e la sua autorità. Come è universalmente noto, uno dei pilastri fondamentali di qualunque America’s Cup è il Regolamento di Classe, regolamento che viene proposto dal Defender ed è accettato dai challenger al momento in cui lanciano la sfida. Queste regole possono essere cambiate unicamente con il consenso unanime dei team concorrenti (Art. 4 del Regolamento di Classe degli AC72), come è successo per oltre una dozzina di emendamenti introdotti durante questa Coppa. Questa è una garanzia fondamentale a tutela dei diritti dei challengers. Lo scopo di questa norma è di impedire al Defender – o a qualunque terzo – di cambiare le regole del gioco improvvisamente e/o unilateralmente, come il Direttore di Regata sta tentando di fare in questo caso: il suo è un chiaro tentativo di mettere fuori stazza la nostra barca, a soli pochi giorni dall’inizio delle regate, con la scusa della sicurezza. Luna Rossa è assolutamente favorevole all’introduzione di nuove e più severe norme di sicurezza (ha votato in favore di 35 delle 37 Raccomandazioni del Direttore di Regata), ma le regole relative ai timoni, agli elevatori dei timoni nonché al maggior dislocamento non hanno nulla a che vedere con la sicurezza; il loro unico effetto e la loro sola ragione di essere è quello di aumentare la velocità e le performance della barca. Luna Rossa ha anche chiesto alla Giuria di programmare l’udienza a una data precedente alla prima regata dei Round Robin (Luna Rossa contro Emirates Team New Zealand), in calendario il 7 Luglio. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di Alameda il 17 Maggio, Luna Rossa è desiderosa di regatare nella 34^ America’s Cup, nel rispetto dei regolamenti che la governano, ma non accetterà nessuna imposizione contraria alle regole vigenti nel momento in cui ha lanciato la sfida.

Ecco un buon articolo di VSail

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Nella baia di San Francisco spettacolare incidente alla barca del defender della Coppa America Oracle, che in una giornata di vento forte si è ribaltato durante un allenamento. Non si è fatto male nessuno, ma i danni alla barca sono ingenti e terranno fermo il team per un po’. Tanto per fare qualche cifra una “piattaforma”, si chiama così il catamarano nella comunità dei progettisti, ha un costo tecnico di costruzione di circa 5 milioni di collari, escluso la ricerca e lo sviluppo, per il quale stanno lavorando da ormai anni una ventina di persone. Il costo dell’ala rigida che è la propulsione principale al posto delle vele morbide, sempre di sola costruzione, è di circa due milioni e mezzo. Certo Larry Ellison che anima il sindacato è costantemente tra i cinque, sei uomini più ricchi del mondo, ma questo incidente rischia di rallentare le operazioni e gli allenamenti. Questo catamarano è della classe AC 72, lungo quindi circa ventidue metri ed è come una delle barche con cui verranno disputate il prossimo anno da aprile a settembre la Louis Vuitton Cup, regata di selezione sfidanti, e poi la Coppa America. Finora abbiamo visto in regata, come a Venezia e Napoli, solo i piccoli AC45, che simulano i fratelli più grandi nelle reazioni. Tuttavia la musica, crescendo di dimensioni, è molto diversa e perfino gli equipaggi temono le prestazioni fuori controllo. Quello di Oracle è un concreto assaggio di quello che può succedere. La sfida progettuale è di far letteralmente volare le barche, che si sostengono come un aliscafo sulle pinne di deriva e i timoni. Lo speedometro (strumento che misura la velocità) sale fino a 40 nodi, velocità che molti motoscafi non sono in grado di raggiungere. E sono proprio derive e timoni il campo dove ci si attende il maggior sviluppo tecnologico e dispendio di energie da parte dei team. Le barche si ribaltano quando per effetto del mare la prua di uno scafo comincia a infilarsi sott’acqua e fa da freno e perno. I pericoli per l’equipaggio sono concreti: si vola in acqua o dentro l’ala. Per questo gli uomini sono protetti come calciatori di football americano, con caschi e imbottiture anche sostegno di galleggiamento, piuttosto ingombranti. L’incidente avviene a pochi giorni dal varo di Luna Rossa a Auckland, che sarà il quarto catamarano AC 72 ad essere varato, del tutto simile a Emirates Team New Zealand con cui il team di Patrizio Bertelli ha condiviso il progetto. Gli scafi sono stati costruiti in Italia secondo il regolamento della Coppa, poi trasferiti e completati in Nuova Zelanda dove un po’ tutto il mondo della Coppa America ha lasciato il cuore. Il team condotto da Max Sirena è nella città australe dove dopo il varo inizierà gli allenamenti prima del trasferimento armi e bagagli a San Francisco. Sempre in argomento ali e derive Luna Rossa ha condotto alcuni allenamenti non molto segreti, dovevano esserlo, in Sardegna. Le altre barche AC 72 pronte sono Emirates Team New Zealand, che ha dimostrato una bella stabilità e velocità nei video disponibili e Artemis Racing, sindacato condotto da Paul Cayard, che ha provato prima un’ala su un trimarano modificato (per non incorrere nel limite di costruzione previsto dal regolamento e far presto) e poi portato a San Francisco la nuova barca. Mentre si attende che il circuito degli AC 45, aperto a più partecipanti, torni in scena a Venezia in aprile e a maggio a Napoli queste quattro barche sono le uniche che, a meno di sorprese, vedremo in regata l’anno prossimo a San Francisco.

 

La tappa finale delle World Series della stagione 2011 2012 è a Newport – Rhode Island, come piace dire agli americani. Per la Auld Mug (il vero nome della vecchia brocca cesellata da Garrard nel 1848) è un ritorno a casa, come per molti marinai un ritorno ai 22 anni di età. Nelle edizioni ruggenti dei primi anni ottanta molti di quelli che adesso sono nei posti chiave della organizzazione e nei sindacati erano solo ragazzi carichi di speranze e voglia. I nomi che adesso sono carichi di medaglie (per alcuni nel vero senso della parola) allora erano li a pulir carene, pur di esserci. Adesso hanno famiglia, allora (quasi) dormivano in camper. Le regate di Coppa America sono state corse a New York fino al 1930, poi nell’era dei maestosi J Class (era Lipton Vanderbilt, Sopwith) sono arrivate a Newport, luogo di vacanza dei ricchi americani sulla costa atlantica. Mare anche di bonacce e nebbie però. Dopo la seconda guerra mondiale è stato il campo di regata dei 12 metri stazza internazionale, fino a quando Australia II di Alan Bond ha strappato il trofeo agli americani portandolo a Perth e lasciando la cittadina, che viveva di presunzione ma soprattutto di Coppa America, nel vuoto. Fino a queste regate il campo storico delle grandi regate era stato animato solo nel 2004 dall’UBS Trophy, regata dimostrativa tra Alinghi vincitore del 2003 e Oracle. Allora Ernesto Bertarelli e Larry Ellison erano grandi amici e non pensavano ancora alla dura lotta legale iniziata nel 2007, che alla fine è costata notorietà, credibilità e sponsor alla Coppa, oltre a molti soldi (c’è chi dice 200 milioni di dollari) ai due ricconi. Si torna dunque nel tempio per un format di regate come quelle che abbiamo visto a Venezia, i team si sfidano in un pacchetto di regate di flotta, match race e prove di velocità a bordo dei catamarani AC 45, i monotipi in taglia ridotta scelti per questo circuito. I padroni di casa di Oracle Team si sono preparati a dovere e hanno fatto della finale match race una questione ristretta alle due loro due barche, a un giorno dalla fine sono anche in testa alla classifica delle regate di flotta. I nostri di Luna Rossa sono ripartiti un po’ in ritardo. Durante questi mesi hanno fatto allenamenti “segreti” sulla costa sarda dove provano, si dice, alcune versioni ristrette della ala che poi verrà issata sull’AC 72, ovvero la barca che si usa l’anno prossimo a San Francisco per la Louis Vuitton Cup e la eventuale Coppa America cui si è iscritto anche Team Korea, portando a quattro gli sfidanti per le regate di selezione. Il team italiano è ormai trasferito quasi per intero a Auckland, Nuova Zelanda, dove si sta completando la barca e presto inizieranno gli allenamenti. Fino alla partenza per San Francisco, attorno a marzo aprile dell’anno prossimo, resteranno lì. La sfida ora, è appunto tutta sulla realizzazione dell’ala migliore: 40 metri, dove la tecnologia, più che nella struttura, sta nei complessi calcoli per raggiungere le prestazioni migliori con il vento di San Francisco. Da dicembre, che non è poi così lontano, sarà infatti proibito continuare a collaborare nel settore progetto con Emirates Team New Zealand e bisognerà continuare a produrre velocità da soli. Non ha insomma una grande importanza, per il team italiano, come andranno a finire queste regate di Newport, che chiudono una stagione che Luna Rossa ha iniziato in ritardo e che comunque, sia a Napoli che a Venezia, a vissuto da protagonista.