Luna Rossa tocca l’acqua

Luna Rossa, la nona barca con questo nome, è scesa in acqua ieri a Cagliari. E’ la barca del team Prada Pirelli, primo dei due scafi previsti per la sesta sfida per la Coppa America lanciata da Patrizio Bertelli attraverso il Circolo Vela Sicilia di Palermo. Luna Rossa sorprende per la sua forma “ci copieranno subito – è la previsione di Patrizio Bertelli – perchè noi abbiamo il boma dentro la barca e non sospeso. E poi per la forma della carena con lo skeg che corre per tutta la lunghezza, fatta per rimbalzare in acqua in skimming”. Luna Rossa ha un perfetto punto di nero, pare che il ritardo a metterla in acqua sia dovuto anche a un problema di colore oltre che a qualche modifica strutturale. Quella di Cagliari è stata una grande giornata che ha mostrato il grande affetto per il team guidato da Max Sirena, al punto che è arrivato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Cagliari per un incontro in Prefettura: “Luna Rossa è una eccellenza italiana – ha detto – ci sono almeno sessanta aziende che producono alta tecnologia a bordo. E’ la nostra sfida al mondo”, riesce a dirlo mentre una gran parte dei giornalisti gli chiedeva della manovra e dell’Iva: “ragazzi fate i bravi, ho già fatto tutte queste dichiarazioni al momento opportuno, sono qui per Luna Rossa”.
Non solo lui, ovviamente,  perchè il team ha voluto vicino tutti gli amici di sempre, seicento persone, a partire dai “boat builder” del cantiere Persico di Bergamo che, fin qui, hanno avuto un ruolo fondamentale. “Mi sono commosso – ha detto Max Sirena – di Coppe ne ho vinte due, ma questa è la mia grande occasione da leader, quella che più di altre voglio vincere”.  Sirena ha vinto nel 2010 come responsabile della’ala di BMW Oracle e nel 2017 con Emirates Team New Zealand.  Iniziano subito le prove di volo, nei primi giorni senza albero e trainata dai tender, poi poi con la vela. Toccherà ai velisti, dove spiccano i timonieri Francesco “Checco” Bruni e James Spithill, americano vincitore due volte con Larry Ellison e i suoi Oracle. A quanto pare per la conformazione della barca i timonieri saranno due, loro due, e non passeranno mai da un bordo all’altro. Anche i tailer saranno uno per lato.
La squadra è forte, ben finanziata con oltre 100 milioni di euro che arrivano da Prada, Pirelli, Panerai, Woolmark, ma dovrà vedersela con avversari  non meno dotati. Il più aggressivo sembra essere lo squadrone inglese guidato dal super campione sir Ben Ainslie (quattro ori olimpici e un argento al collo) che ha preso seriamente l’impegno con il supporto della famiglia reale ma soprattutto dello sponsor Ineos (industrie chimiche) di riportare il trofeo più antico dello sport nelle austere e inviolabili sale del Royal Yacht Squadron, la dove la Coppa è nata nel 1851 ed è rimasta per poche ore, il tempo per la goletta America di fare il giro dell’isola di Wight. Ineos lavora a Southampton, nei prossimi giorni varerà la sua barca. Altri due sfidanti sono americani: Stars & Stripes dalla California e American Magic da New York: gli americani pare non abbiano denaro sufficiente a contrastare i due squadroni europei. Il team di New York, che ha per skipper Terry Hutchinsons, è finanziato da tre ricconi che non hanno voluto sponsor, ma hanno dovuto attivare una sottoscrizione di denaro trai soci del New York Yacht Club, perché si spenderà più dei 90 milioni di dollari previsti. Hanno già varato la prima barca, molto diversa sia da Luna Rossa che dalla neozelandese Te Auhi (delfino) che hanno qualche somiglianza. Ha il fondo piatto che è un ostacolo quanto tocca l’acqua e deve rialzarzi in volo.
Il defender è Emirates Team New Zealand, dove il finanziere Matteo de Nora ha un ruolo di leader dei finanziatori e la gestione è affidata al coriaceo Grant Dalton, il timone al golden boy Peter Burling il più grande giovane talento disponibile. La Coppa America sarà nell’estate australe del 2020 – 2021 (il nostro inverno) a Auckland “vogliamo fare un grande evento – dice de Nora – che racconti la vela a tutto il mondo sportivo”. La barca kiwi ha già navigato, per alcuni giorni al traino dei tender in linea retta, poi con le vele: sempre in linea retta, l’equipaggio aveva la proibizione dai designer a tentare virate o strambate. Un collaudo graduale, che pare necessario con questi oggetti così complicati.