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Mentre i festeggiamenti infuriavano senza sosta e il grado etilico saliva molto rapidamente nella base di Bmw Oracle è arrivata una notizia importante: il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha chiamato Larry Ellison per invitarlo alla Casa Bianca. Non è la prima volta che un presidente si dedica alla Coppa America: John Kennedy seguiva con il suo Marlin le regate di Newport. Bush ha festeggiato Dennis Conner nel 1987, quando si è ripreso il trofeo nelle regate australiane di Perth con Stars & Stripes, nome ancora romantico cui nel 2010 rispondono i loghi degli sponsor.
Fin dalla sua prima edizione la Coppa America ha vestito una forma simbolica: si è mossa anche dove andava l’economia, dove c’erano novità, mondi in crescita. E’ successo la prima volta nel 1851, quando il valletto della regina Vittoria pronunciò la frase leggendaria, probabilmente falsa ma sempre utile, “maestà non c’è secondo”: un gruppo di imprenditori americani, velisti, aveva varcato l’Oceano per ammirare l’esposizione universale e sfidare le barche inglesi. I velisti inglesi vivevano sicuri di essere i più forti e presero una sonora lezione. A quel tempo valeva ancora il motto “Britannia rules the waves” per raccontare la sua forza sul mare, una difesa inviolabile dell’isola. Qualcosa che ricorda quanto successo in queste ore. Nel 1983 la Coppa dopo un secolo e mezzo di giacenza nelle inviolabili sale del New York Yacht Club è partita per l’Australia strappata da un “rider” che si chiama Alan Bond: dopo l’America un altro mondo nuovo che si affacciava al massimo palcoscenico. Bond nelle sue scorribande ha voluto i girasoli di Van Gogh battendo, a quel tempo, tutti i record di quotazione. Sono i neozelandesi a riprenderla nel 1995, con una squadra costruita soprattutto sulla solidarietà nazionale: un momento di sport estremo, la vela in Nuova Zelanda è seconda solo al rugby.
Ernesto Bertarelli nel 2003 l’ha riportata in Europa: sotto la sua gestione si è passati dai dollari all’euro per pagare le tasse di iscrizione e tutto il resto. Sintomo di una certa salute economica dell’Europa. Adesso, in un momento di ricostruzione nazionale, di rincorsa di valori etici ed economici torna in America: un pezzo mancante? Il puzzle di Obama trova una nuova tessera. Un uomo fortunato, come Larry Ellison che grazie alla crisi e qualche affaruccio indovinato è riuscito ad arrivare al numero tre tra i più ricchi del mondo. In un dibattito televisivo tra politici spagnoli, che si rammaricavano del fatto che Valencia potrebbe perdere molto del suo fascino, hanno detto “Ellison ci ha messo i suoi soldi per salvare lo sport, Bertarelli voleva solo il monopolio”. Il re Juan Carlos, appassionato velista, pare abbia scritto una lettera accorata a Ellison perché consideri Valencia ancora tra le sedi per disputare la Coppa America. L’Europa insomma qualche rimpianto lo ha anche se l’impegno di Vincenzo Onorato, Challenger of Record, è di restare a lungo in Mediterraneo per disputare gli eventi di avvicinamento. Un programma di cui si è parlato potrebbe addirittura prevedere che negli Stati Uniti ci sia solo la finalissima una volta definito lo sfidante.

Game Over. Due parole che sintetizzano bene i dieci anni di presenza in Coppa di Ernesto Bertarelli e dei suoi Alinghi. Ha vinto la Coppa nel 2003 usando l’anima di Team New Zealand Russel Coutts. Ha difeso nel 2007 e ha perso nel 2010 contro l’americano Larry Ellison e il suo Bmw Oracle in due regate secche. Gli ameriani hanno allestito una barca più rapida ma hanno anche fatto scelte più ragionevoli. Ernesto Bertarelli ha totalizzato in due partenze al timone due penalità, un primato raro a questo livello, il massimo, di regata, mentre il talentuoso James Spithill ha fatto le cose con prudenza. Nella seconda regata il francese Alain Gautier si è finalmente impadronito del timone dimostrando che almeno di bolina il catamarano svizzero può anche stare davanti al trimarano. Ma ovviamente non è bastato.
Sir Michael Fay, neozelandese inventore dello squadrone della vela che ancora domina i mari, che per la edizione del 1988 aveva allestito contro gli americani una sfida simile Coppa America ed è stato battuto dal catamarano con vela alare Stars & Stripes non ha mezze misure: “è quello che si merita, la prima volta ha vinto male (si riferisce al furto di velisti a suon di dollari) poi ha organizzato una difesa debole. Spero per lui che non torni”. Vincenzo Onorato, che con il Club Nautico Roma è il primo challenger dice di peggio “è la fine di una lunga notte, un periodo nero per la Coppa America”. La energia che si riversa contro Bertarelli, prima i giornalisti spagnoli e poi tanti velisti, lo rendono più simpatico, forse umano. Eppure al suo arrivo era sembrato una ventata di nuovo in un mondo un poso troppo vissuto, dove le famose “giacche blu” inondavano dei loro rituali demodè lo sport. Adesso ci sarà una sorta di restaurazione e il ritorno al formato concordato per il 2003 da Luna Rossa con una commissione degli sfidanti, che Bertarelli non aveva mai voluto. Con l’arrivo di Onorato, vecchio amico dello skipper americano Russel Coutts, tornerà con ogni probabilità lo sponsor principale Louis Vuitton per la gestione degli eventi prima della Coppa, di cui quasi certo uno a Napoli, dopo quello che sarà alla Maddalena in maggio, o comunque in Italia. Bmw Oracle ha mostrato una sicurezza incredibile, da citare gli italiani nel team, che sono tra i pochissimi ad aver vinto la Coppa, dopo Cicco Rapetti e Lorenzo Mazza con Alinghi. Sono Matteo Plazzi navigatore, Simone De Mari pitman (aiuto prodiere) e nel tema design e gestione Max Sirena, Mario Caponnetto e Francesco Binetti Pozzi.
Si può discutere se sia stato Ellison a vincere o Bertarelli a perdere…. Un po’ delle due cose. A Bertarelli resteranno molti rimpianti, forse soprattutto quello di non aver voluto accettare le numerose mediazioni proposte e le aperture agli sfidanti per un evento dove non fossero solo comparse. Oppure di non aver pensato al trimarano, convinto che il suo catamarano Black 41 con cui corre sul lago di Ginevra sia il meglio degli oggetti naviganti per andare forte.

Nella foto il timoniere Alain Gautier, forse se avesse timonato dall’inizio le velocità potevano essere più vicine

Bmw Oracle ha stravinto la prima regata della 33 Coppa America, finalmente iniziata al largo di Valencia, in pezzo di mare così lontano dalla costa che non si distinguevano i confini della città. Una delle inutili scelte fatte per rendere il gioco più difficile ma anche noioso. Il trimarano americano portato da James Spithill ha battuto con agilità e facilità Alinghi dimostrandosi più veloce in tutte le condizioni. L’ala rigida, che sembra quella ingigantita di uno Spitfire, il caccia da guerra che ha scritto la storia dell’aviazione, spinge sempre. Di bolina, di poppa, contro vento o in favore del vento. Pochi si aspettavano una superiorità così netta, insomma quasi tutti credevano che ci fosse più equilibrio, che si fosse un vento con il quale Alinghi poteva vincere e che tutto il gioco fatto finora fosse per dargli un vantaggio. Mancano ancora due regate, mancano ancora forse (speriamo di no) altre udienze presso la Corte Suprema di New York ma il trimarano corre come una palla di cannone e sembra difficilmente battibile. Gli americani insomma hanno fatto lezioni di tecnologia e velocità. A chi gli chiedeva dopo dieci anni di Coppa come si sentiva Ellison ha detto “in realtà questo è il mio primo vero giorno di Coppa”. Ha ragione nelle sue avventure non ha mai passato le selezioni. La partenza di Bmw Oracle è già stata uno spettacolo: è entrato nel box in piena velocità e ha somministrato una penalità ad Alinghi che non poteva scappare e ha tentato di difendersi in dial up, la manovra tipica dei monoscafi che nessuno pensava di vedere. In quei minuti l’unica incertezza della barca americana, che è rimasta ferma, è dovuta tornare dietro la linea e ripartire. Ma lungo la bolina lunga venti miglia (una quarantina di chilometri) ha raggiunto e superato Alinghi che non è mai risucito a navigare con la stessa sicurezza. Incertezza su chi timonava davvero: Ernesto Bertarelli o il francese Alain Gautier, un esperto di alta velocità? Ogni tanto lo scafo che dovrebbe restare per aria tocca l’acqua e rallenta la barca. Quando gli svizzeri provano ad adeguare le vele e l’assetto non cambia nulla, gli altri continuano a giocare al gatto con il topo. Adesso sono tutti ad aspettare domenica per la seconda regata e chiudere la pratica per ricominciare a sperare in una edizione 34 senza litigi e con tanti sfidanti. Come una volta insomma. Oggi arriva a Valencia Vincenzo Onorato che con il Club Nautico Roma potrebbe essere il Challenger del Golden Gate Yacht Club. Il suo avvocato Alessandra Pandarese è qui dall’inizio della manifestazione. Anche Bruno Trouble, che ha inventato la Louis Vuitton Cup è stato a lungo nella base di Bmw Oracle e non ha fatto mistero di tifare americano. Altre indiscrezioni danno quasi sicura una nuova edizione a Valencia, già attrezzata per ospitare la Coppa.

Alinghi e Bmw Oracle sono usciti in mare questa mattina, attorno alle otto e mezzo. Guardandolo da terra il mare è liscio, il vento appena rafficato in calo. Potrebbe insomma essere anche un giorno di regata vera. La partenza è prevista per le dodici e sarebbe un evento atteso da molti. Intanto però la sala stampa si sta svuotando a favore delle Olimpiadi di Vancouver. Perfino diretti interessati come il neozelandese Grant Dalton sono volati a dar supporto alle squadre nazionali e a vedere i “Games”. Insomma, l’attesa non fa bene alla vela, e sempre sempre più chiaro che tutta questa attesa è fatta per proteggere la fragilità di Alinghi. E’ arrivato l’equipaggio di Mascalzone Latino Audi Team, che inizia gli allenamenti in vista degli impegni del Louis Vuitton Trophy di Auckland con il timoniere Gavin Brady. In un primo tempo le autorità marittime avevano negato agli yacht IACC il permesso di allenarsi, per non disturbare le regate della Coppa, ma poi il divieto è rientrato visto che non c’è sostanziale sovrapposizione tra i due campi.

Nella foto l’off dock di Alinghi, sullo sfondo Rising Sun di Ellison entrato ieri in porto.

C’è una barca che somiglia molto alla prima versione di Bmw Oracle, progettata da Lauriot Prevost sta tentando di superare il record stabilito da Bruno Peyron con Orange II in 50 giorni e poche ore due anni fa. Senza troppi misteri è il genere di trimarano che ha ispirato il progetto di Bmw Oracle, che nella prima versione era pensato per essere pronto a regatare con ogni condizione di vento e mare. Dopo i progettisti lo hanno modificato per renderlo più adatto al vento debole e poi hanno avuto l’idea della vela alare per pareggiare il conto con vento debole.
Frank Cammas, che è stato a sua volta tra i velisti di Ellison, dopo un tentativo fallito, è ripartito e sta navigando in una brutta situazione meteo che lo rallenta molto. E’ in ritardo sul record di Orange II di un centinaio di miglia.

Per seguire il record
Groupama

A Valencia la giornata è perfetta per regatare con qualsiasi barca sia costruita per andare in mare con un ragionevole grado di sicurezza. In un circolo velico del nord Europa avrebbero mandati in mare anche i ragazzini con l’Optimist… sotto gli occhi per nulla preoccupati delle mamme: “fa un po’ freddo è c’è vento, ma ti diverti”. Invece i due grandi giganti realizzati con il meglio della tecnologia del carbonio, dell’aeronautica, della nautica sono rimasti fermi in porto. L’esempio calza: “voi portereste una Formula Uno a fare un rally?”. Ma non convince, il mare è uguale per tutti da sempre, le piste no. In questi giorni c’è una barca che somiglia tanto a Bmw Oracle che si chiama Groupama e corre attorno al mondo per conquistare il record Jules Verne in meno di 50 giorni: può viaggiare a 850 miglia in un giorno. Con qualsiasi mare e qualsiasi vento. Non è una barca da rally, è una Formula Uno… A far la differenza è il piano velico tradizionale, senza l’ala. Ma i velisti dicono che regge, l’hanno lasciata montata tutta la notte, con un gommone che sposta il trimarano per non farle prendere vento e tre persone sempre a bordo.
Certo oggi non era attesa nessuna regata, il programma prevede un giorno si e uno no e oggi era giorno no. Comunque dopo tanta attesa sono in tanti a chiedersi perché non si cambi rapidamente il programma, provando a regatare ogni giorno possibile. Ieri il presidente del Comitato Harold Bennet ha provato a spiegare perché ha lasciato le barche in porto. Ha deciso di interrompere l’attesa senza consultare i concorrenti. A guardare il mare da terra era del tutto navigabile e si percepisce una strana volontà di non fare le regate, di tirare in lungo. Il popolo degli osservatori non capisce, è una vacanza non voluta. Qualche sussulto di interesse per le visite dei vip: oggi il signor Virgin e amante dei record a vela e non sir Richard Branson, con la sua chioma bionda ha messo il naso nelle due basi, ha parlato con Ellison, Bertarelli, Coutts. Non lo hanno convinto “la Coppa la guardo…. Non farò la prossima… spero anch’io che in una settimana sia tutto chiuso”. Larry Ellison nel frattempo ha portato dentro al porto il suo megayacht Rising Sun: oltre centotrenta metri dedicati al suo ego, piscine, sale da pranzo e si favoleggia di una teca già pronta per la Auld Mug, vecchio nome della Coppa America. Era sempre rimasto alla fonda al largo e non lo aveva mai voluto portare “nel porto di Bertarelli”. Disgelo? Non sembra, i due non si parlano, non si mandano a dire nulla. Forse una riunione tra i team potrebbe portare un calendario più realistico e veloce. Ma c’è l’ostacolo della udienza del 25 febbraio, che dovrebbe decidere se le vele di Alinghi sono legali, pur parzialmente costruite negli Stati Uniti o no. Domani le previsioni ancora una volta non promettono niente di buono e si uscirà in mare con due ore di ritardo. I meteorologi dicono che la Coppa comincerà domenica.

Nella foto Loick Peyron, fratello di Bruno che detiene il record del giro del mondo con 50 giorni e qualche ora spiega come potrebbe essere la partenza e la regata tra i due multiscafi.