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Giornata di grande spettacolo nell’Hauraki Gulf, con le barche in regata per le fasi finali del Louis Vuitton Trophy. Sul grande palcoscenico della vela sono in campo gli equipaggi migliori del trofeo e del mondo. Si comincia con la bella tra Azzurra ed Emirates Team New Zealand: per gli italiani, che per la seconda volta in pochi mesi potrebbero battere i campionissimi, c’è in palio una montanga di gloria. Per i kiwi è una regata “must win” perché tifosi e giornali non sarebbero certo teneri in caso di sconfitta ed esclusione dalla finale. Dean Barker e compagni hanno rischiato molto nelle prime due prove e Azzurra è stata a un solo secondo dalla qualifica. Ma ieri era un giorno molto kiwi, con gli spettatori in campo a sostenere il team con le loro barche, tantissime, con le nuvole che corrono veloci sotto il sole di una estate alla fine. Quando Azzurra ed Emirates Team New Zealand entrano nell’arena è quasi pomeriggio, l’aria si è appena distesa sul campo di regata. In partenza Dean Barker e Francesco Bruni si controllano a distanza, gli azzurri sembrano convinti di aver scelto la sinistra del campo, i kiwi della destra. All’inizio hanno ragione i padroni di casa, poi Azzurra attacca e si avvicina molto. In realtà è l’unico momento in cui può riaprire la regata. La bella bolina non basta, Barker è padrone del campo e gira la prima boa in testa e poi naviga sicuro fino alla vittoria che gli assicura la finale che comincia subito. Appena il tempo di scambiare gli equipaggi e assestare il campo. Mascalzone Latino Audi Team contro Emirates Team New Zealand, due timonieri neozelandesi: forse non è casuale. Ancora una volta Dean Barker e il suo fedele tattico Ray Davies interpretano una bella regata. Brady non riesce a contenere i kiwi in partenza che lo costringono oltre la barca del comitato, quando loro partono lui è ancora purtroppo in area di parcheggio. Alla fine della regata ammette “ho fatto un errore grave”. La regata però non è compromessa. Mascalzone Latino Audi Team insegue senza perdersi d’animo e alla fine della prima poppa ha magistralmente superato l’avversario: le due barche sfiorano la stessa boa del cancello di poppa e alzano le prue verso la boa della bolina. I kiwi sfilano a destra, i mascalzoni a sinistra. Purtroppo, ancora una volta il vento da ragione a Barker che guadagna lo spazio per navigare in testa fino alla fine e vincere con 12 secondi di vantaggio. Prima vittoria delle tre che servono per alzare il trofeo da vincitore.

L’altra regata della giornata è per Azzurra e Artemis, si combatte per il terzo posto. Francesco Bruni entra con i diritti di rotta nel box di partenza: Azzurra si avventa contro Artemis che ha iniziato il dial up un poco in ritardo. Tommaso Chieffi alza la bandiera di protesta e gli arbitri in acqua gli danno ragione: penalità per Artemis. La vita degli svedesi diventa subito difficile anche perché Azzurra parte meglio. Cayard e Hutchinson inseguono come sanno fare e alla fine della seconda poppa passano davanti: uno spazio minimo, che non basta per eseguire la penalità, hanno una barca di vantaggio. Su Azzurra decidono di provarci di nuovo e si accostano all’avversario dopo la strambata. Nuova protesta, nuova penalità a carico degli svedesi. Cayard e Hutchinson si guardano sconsolati: la seconda va fatta subito. Insomma, vanno a casa con il quarto posto e Azzurra è terza. Bella prestazione per la barca italiana. “Abbiamo fatto due settimane di grande vela – dice il tattico Tommaso Chieffi – e chiudiamo in una bella posizione, il terzo posto è comunque una bella conferma dopo la vittoria di Nizza. Abbiamo temuto dopo qualche giorno, quando abbiamo perso un paio di regate malamente. Ma poi abbiamo regatato bene, fino a perdere con i kiwi di un solo secondo”.

Per qualcuno è tempo di bilanci più amari: è il caso dello squadrone inglese di Team Origin, condotto da due olimpionici di chiara fama come Ben Ainslie e Iain Percy. E’ uno dei pochi sindacati ad avere un futuro sicuro in Coppa America eppure è stato messo più volte in difficoltà. Bilancio negativo anche per Synergy che non porta a casa neanche il punto della bandiera, il timoniere Karol Jablonsky ha mostrato solo qualche bella manovra ma anche molte incertezze. Come Aleph di Bertrand Pace, appena migliore.

La notizia buona è che Mascalzone Latino Audi Team è qualificato per la finale del Louis Vuitton Trophy. Sono state necessarie le tre regate del programma per avere la meglio su Artemis: dopo una bella vittoria nel primo match, la settima consecutiva, Mascalzone ha concesso la rivincita agli svedesi ma poi non ha mancato l’appuntamento con la bella. L’equipaggio di Gavin Brady ha dimostrato una sicurezza notevole e merita a pieno titolo la qualifica. Per Paul Cayard skipper della barca svedese sono brutti ricordi: su questo campo di regata dieci anni fa, più meno, ha perso contro Luna Rossa l’ultima regata della Louis Vuitton Cup, buona per incontrare il defender di allora, l’invincibile Team New Zealand. La loro era una leggenda iniziata cinque anni prima con la vittoria di San Diego contro Stars & Stripes.

In questa giornata carica di colpi di scena toccava ad Azzurra incontrare gli All Blacks della vela nel suo turno di semifinale, incontro scelto proprio dai kiwi pensando a una giornata di vento più forte che hanno chiuso con una vittoria ciascuno ma anche con il rischio di essere eliminati dalla barca italiana. Giornata lunga, durata fino a quando il buio di è impadronito del Waitemata Harbour. L’ostinato Principal Race Officer Peter Reggio voleva arrivare alla fine del programma e tornare a casa con il secondo finalista e con la loro regata decisiva. A guastargli i programmi è stata una nave merci, cui le regate interessavano meno di arrivare in porto per ora di cena. Insomma, la notizia meno buona di questo fantastico scontro è che Azzurra dopo aver vinto una bellissima prima regata dominando gli avversari, ha perso un’occasione d’oro per chiudere la pratica e lasciare i kiwi in porto durante le finali nella seconda prova, che poteva essere decisiva: i neozelandesi hanno vinto per un solo secondo. Una differenza veramente minima tra la gioia di Dean Barker e lo sguardo pensieroso di Francesco Bruni. Quindi la bella è rimasta in sospeso per una notte neozelandese.

La giornata inizia con Mascalzone Latino Audi Team contro Artemis. Dopo una partenza in leggero favore degli svedesi Mascalzone governa bene lungo la prima bolina e conquista un salto a destra decisivo per superare l’avversario che stava conducendo con un vantaggio di una lunghezza e poco più. Artemis non riesce mai a riaprire la regata e insegue senza successo fino alla fine. Nella seconda regata, match point per la barca italiana, dopo un prepartenza che sembra favorire la barca italiana gli svedesi la aggrediscono mentre stanno “consumando” tempo sulla linea della partenza e la costringono a uscire prima del dovuto. La manovra per rientrare e partire regolarmente costa molto a Gavin Brady che inizia con due lunghezze abbondanti di ritardo. A Mascalzone tocca inseguire per tutta la regata senza concrete possibilità di riaprire il gioco così Artemis aggancia il pareggio.

Nella terza prova Gavin gioca duro e riesce a spingere la barca avversaria a un quasi disastro durante la partenza restituendo il favore della regata precedente con gli interessi: lo tiene dietro e gli somministra una penalità. Paul Cayard gioca bene le sue carte e tiene lo scontro molto vicino. Lungo la poppa effettua la penalità in un momento propizio ma quel poco che perde lo allontana dall’avversario. Mascalzone naviga in scioltezza fino all’arrivo. La seconda vittoria vale la finale.

Emirates Team New Zealand parte per la prima regata contro Azzurra con tutti i vantaggi: bandiera gialla e barca 92, quella ritenuta più rapida. I kiwi vincono di poco la partenza e navigano a sinistra. Ma Azzurra è molto brava a tenere aperta la regata. Le due barche si avvicinano alla boa di bolina con Azzurra a destra in posizione minacciosa, ETNZ arriva all’interno e riesce a impedire alla barca italiana di lanciarsi sulla boa e la porta in alto sopra la rotta ideale, con la prua al vento. Quando ETNZ finalmente poggia le due barche si sfiorano e purtroppo questo significa una penalità per la barca italiana che si era mossa un poco in anticipo. Nella seconda bolina Azzurra costruisce il suo capolavoro buttandosi a sinistra al cancello di poppa. Il timoniere Francesco Bruni e il sail trimmer Rizzi lavorano meravigliosamente per alzare la prua e costringere i kiwi a virare. ETNZ finisce per perdersi in mezzo al campo e a subire la corrente contraria che verso il centro è più forte. Azzurra riesce a conquistare il vantaggio necessario a fare la penalità e la esegue di bolina perchè ha già lo spazio utile. Gira la boa in testa con una trentina di secondi e naviga sicura verso l’arrivo.

Nella seconda prova grande partenza di Azzurra: Bruni trova la mossa giusta e riesce a conquistare una penalità a due minuti dal via. Sembra fatta: ETNZ alla fine parte in vantaggio, ma con un handicap notevole. Azzurra la controlla da dietro: bisogna restare a una distanza che non le consenta di fare la penalità ma neanche troppo vicini per non correre il rischio di un contatto. Dean Barker e Ray Davies sono preoccupati di finire lì il loro Trophy. Riescono a navigare molto bene e a conquistare il vantaggio sufficiente per tagliare la linea del traguardo, compiendo la penalità, con un solo secondo di vantaggio.

Giornata importante nel Waitemata Harbour di Auckland. Per il Louis Vuitton Trophy infatti erano in palio due posti per le semifinali, da conquistare con due incontri secchi e decisivi dopo un cambio di programma dovuto al ritardo del vento. Artemis è stata la prima a mandare a casa, si fa per dire, il suo avversario TeamOrigin, vincendo con un vantaggio di una trentina di secondi. Terry Hutchinsons e Paul Cayard hanno finalmente mostrato i canini. Anche Azzurra ha fatto lezioni di vela con All4One, che l’aveva scelta come avversaria ritenendola più malleabile delle altre due. L’equipaggio di Francesco “Checco” Bruni ha fatto un gran lavoro sfoderando una cattiveria che finora aveva tenuto nascosta da qualche parte. Il timoniere palermitano, 39 anni, istigato dal carrarino Tommaso Chieffi, uomo di infinita esperienza a un passo dai cinquanta, ha fatto in modo di demolire il quasi giovane francese Sebastien Col con una partenza formidabile. Il meglio è arrivato quando mancavano due minuti alla partenza e sul gommone degli Umpire, i giudici in acqua, si è alzata una bandiera blu di penalità per All4One. In queste regate partire con una penalità significa quasi sempre perdere. Bruni non solo conquista la penalità, costringe l’avversario a partire malamente dietro di lui. I cervelloni di All4One, il plurimedagliato Jochen Schumann e il coriaceo John Cutler, riescono a stare vicini ad Azzurra nel tentativo di ribaltare la situazione già pesante. La prima bolina è uno scambio di favori, si fa per dire, fino a quando Bruni e il suo equipaggio eseguono una “bretone” manovra con cui si lancia la barca verso la boa solo con l’inerzia e praticamente contro vento. Il vantaggio è poco, ma Azzurra manovra bene in poppa, risponde agli attacchi di All4One che cerca di passare orzando. Dopo il cancello di poppa la barca italiana conquista cinque lunghezze di vantaggio. La regata è chiusa, la semifinale aperta. Piccola complicazione nel dopo regata, quando con grande onore ma anche grande apprensione lo skipper neozelandese Dean “Dino” Barker sceglie proprio Azzurra come avversario di Emirates Team New Zealand per le semifinali. Significa che in cuor suo la ritiene più debole delle altre due, che ovviamente vanno a comporre l’altra coppia che deve regatare al meglio di tre prove. Mascalzone Latino Audi Team è contro Artemis di Paul Cayard. Incontro tra vecchi compagni di squadra… Gli uomini chiave delle due barche, Gavin Brady, Morgan Larson e Terry Hutchinson erano con America One nel 2000. Paul ha fatto scuola, e adesso l’allievo prova a battere il maestro. E’ difficile dire cosa sarebbe stato meglio: una semifinale tutta italiana con la certezza di vedere almeno una barca con il tricolore in finale oppure questa soluzione più incerta, che potrebbe anche portarle tutte e due in finale ma anche vederle escluse.

Dice Francesco Bruni: “Il mio team mi ha chiesto di essere più aggressivo e oggi lo sono stato. L’equipaggio ha risposto bene, abbiamo dato la penalità all’avversario e siamo partiti bene. Dopo la partenza ho cercato di orzare molto per allontanarmi ed evitare che cercasse di restituirmi la penalità costringendomi contro vento. Gli ho lasciato però lo spazio per mettere avanti la prua. Però poi abbiamo usato bene il vantaggio di essere alla destra del campo”.

Vento teso fin dal mattino nell’Hauraki Gulf, teatro del Louis Vuitton Trophy. Si correva per il primo turno eliminatorio quattro regate secche dopo il round robin per definire due barche escluse e due che passano in semifinale senza affrontare il quarto successivo. Mascalzone Latino Audi Team che ha mandato a casa i francesi di Aleph è in semifinale assieme a Emirates Team New Zealand che ha giustiziato Synergy. I quattro sindacati che occupavano la parte centrale della classifica si confermano la middle class del torneo e dovranno incontrarsi tra loro a coppie, al meglio di tre regate. Vuol dire che il primo che totalizza due vittorie passa al turno successivo per incontrare i semifinalisti già decisi. Lo skipper di All4One che aveva il diritto di scegliere l’avversario ha scelto Azzurra. Gli altri due sono Team Origin e Artemis, che hanno dato vita a una regata più che combattuta.

La prima a scendere in campo è stata Azzurra contro Artemis. La giornata maschia non era del tutto a favore dell’equipaggio di Francesco Bruni e Tommaso Chieffi, che altre volte ha dimostrato di subire il vento forte. La partenza è buona per Bruni, che parte lanciato e costringe Terry Hutchinson a una doppia virata. Azzurra naviga a sinistra ma per Cayard e compagni arriva un piccolo aiuto dalle fortuna, un saltino del vento a destra che li avvantaggia quel tanto che basta a manovrare per girare per primi la boa. Girano la prima boa di bolina con un vantaggio che gli consente di issare senza fretta e senza rischi di fare errori. Su Azzurra invece si capisce che non tutto funziona a meraviglia a prua. Infatti dopo una strambata poco brillante Azzurra precipita sul cancello di poppa senza che i prodieri abbiano pronta la retriever line, la cima che consente di sgonfiare il gennaker tirandolo dentro la barca. Da quel momento la regata è sostanzialmente chiusa a favore degli svedesi, Cayard sorride sotto i baffi. Su Azzurra masticano amaro, troppe imperfezioni. Dice Bruni: “Abbiamo fatto una bella partenza, volevamo la destra e l’abbiamo avuta. Dopo che abbiamo costretto Artemis a virare è arrivato un salto a destra che li ha favoriti. In poppa i prodieri hanno dovuto lavorare molto e hanno commesso qualche imperfezione. Il vento era forte e in queste condizioni abbiamo qualcosa da mettere a punto”.

Mascalzone Latino Audi Team aveva di fronte un avversario molto più malleabile: è vero che Bertrand Pace ha battuto i padroni di casa, ma una giornata in cui avevano preso non proprio seriamente l’impegno. Gavin Brady in partenza punisce uno dei maestri riconosciuti del match race e parte a tutta velocità con una cinquantina di metri di vantaggio. La regata potrebbe esser chiusa ma i francesi sono lesti a riportarsi in regata e passano alla boa di bolina vicini alla barca italiana. Tentano la manovra di gybe set (una strambata con issata) ma il loro gennaker si impiglia lungo lo strallo di prua e si straccia. Si guardano in giro senza troppa convinzione, sanno bene che la regata è finita. Dice Gavin Brady: “Nella prima bolina abbiamo scelto di navigare al centro del campo, dove il vento è più teso ma stabile. Loro hanno spinto a sinistra e hanno guadagnato qualcosa. Abbiamo scelto di controllarli piuttosto che tentare di guadagnare ancora”. Adesso per Mascalzone Latino Audi Team una pausa di riposo, turismo in cerca di concentrazione. L’equipaggio è in crescita.

Nelle altre regate vittorie sicure di Team Origin dello squadrone inglese contro All4One e Emirates Team New Zealand contro Synergy in cerca di un colpo di scena o meglio della vittoria della bandiera.

Atteso, temuto, voluto, è arrivato finalmente il derby, l’incontro diretto tra le due barche italiane. In una giornata importante per il Louis Vuitton Trophy perché anche la Coppa America è fisicamente giunta a Auckland, era l’incontro da non perdere. Il sesto di un programma intenso voluto da Peter “Luigi” Reggio per completare tutto il programma di regate. Dunque, da una parte Mascalzone Latino Audi Team in forte crescita di forma in questi giorni, a suo agio con il vento forte per la stazza fisica dei grinder, con il timoniere neozelandese Gavin Brady pronto a mostrare i denti sfoderando la sua ben nota cattiveria sportiva. Dall’altra l’equipaggio molto italiano di Azzurra, il timoniere palermitano Francesco “Checco” Bruni, uno dei talenti più luminosi della vela italiana, con il navigato (nel senso letterale del termine, è stato con gli equipaggi più forti del mondo) Tommaso Chieffi.

I due team si sono presentati sulla linea di partenza a pari punti, per conquistare la quinta vittoria, che valeva il secondo posto dietro Emirates Team New Zealand. Il fuoco si accende subito, al primo incrocio tra le barche nel box di partenza Chieffi alza la bandiera di protesta ma gli Umpire non vedono infrazioni. I due equipaggi scelgono lati del campo diversi: Azzurra a destra, Mascalzone a sinistra. Si arrampicano verso la boa di bolina in una regata strategica. Alla fine sembra avere ragione Azzurra: Mascalzone insegue. Ma insegue bene, gonfia subito il gennaker, si avvicina, conquista l’interno. Il virtual spectator indica il sorpasso al cancello di poppa. Altra bolina di passione con i due tricolore che sventolano a poppa. Immagine bella: nel tempio della vela una barca italiana sarà seconda solo ai maestri kiwi. Verso la fine della bolina un salto di vento assicura a Mascalzone il comando: prima Gavin porta oltre la boa Bruni, poi passa in testa e controlla per tutta l’ultima poppa. Grande regata, grandi marinai come dichiara il piccolo vantaggio di 13 secondi. Mascalzone con la quinta vittoria è seconda in classifica e significa che incontrerà nel successivo girone eliminatorio i francesi dei Aleph che ha totalizzato solo due vittorie. Ad Azzurra accreditata del quarto posto dietro ad All4One (tutti a 4 vittorie comunque) tocca invece un avversaro più coriaceo: Artemis di Paul Cayard in forte crescita dopo una regata tremenda contro TeamOrigin dove gli Umpire hanno erogato quattro penalità di cui una con bandiera rossa.

Francesco Bruni: “sono comunque contento perché abbiamo disputato due bellissime regate. Quella contro Mascalzone è stata davvero appassionante ed è chiaro che ci sarebbe piaciuto vincere. Loro sono stati bravi a tenere la regata sempre aperta. Noi abbiamo avuto un paio di piccole incertezze e non ci aspettavamo quel forte salto di vento a destra nella seconda bolina. E’ stato un match veramente emozionante, aperto fino alla fine, e sono contento dei miei ragazzi che hanno fatto un lavoro eccellente.”

Gavin Brady: “Intanto voglio dire che tra i nostri team non c’è ostilità: siamo buoni amici e buoni avversari. Noi stiamo cercando di portare queste barche in maniera aggressiva e sempre più veloci. Siamo in progressione, stiamo crescendo bene. Comunque la vita è strana, delle volte hai la sensazione di andar bene e perdi. Ci è successo contro Emirates Team New Zealand, ci sembrava di aver fatto tutto quello che serviva ma ci hanno battuto. Contro Azzurra ci sembra di aver navigato peggio, più incerti, ma abbiamo vinto”.

Per il resto la giornata è stata pesante: sette regate, l’ultima finita quasi con il buio per la soddisfazione di Peter Reggio. La grande battaglia è nella parte centrale della classifica, con la voglia dei team di “centro” di fare centro. Sgomita Cayard per un posto al sole, lo fa anche Team Origin con meno successo e più pasticci.

Alla fine del Round Robin e prima del complesso sistema di eliminazione inventato da Ken Macintyre per il rugby la classifica è questa

1) ETNZ 6 vittorie, una sconfitta;2) Mascalzone Latino Audi Team 5 – 2; 3) All4One 4-3; 4)Azzurra -3; 5) Artemis 4 -3; 6) TeamOrigin 3-4; 7) Aleph 2-5; 8) Synergy 0-7.

Cominciamo dalla cavalcata vittoriosa di Mascalzone Latino Audi Team contro Artemis. Intanto una premessa: il timoniere Gavin Brady e il tattico Morgan Larson hanno navigato in Coppa America nel 2000 su America One chiamati dal maestro Paul Cayard. Anche il timoniere di Artemis Terry Hutchinson era su quella barca che ha fatto tanto soffrire Luna Rossa. Insomma, una regata che era anche una riunione di famiglia, se così si può dire. Una regata in cui Gavin ha sfoderato tutta la precisa aggressività di cui può disporre: enfant terrible, svelto nel prendere fuoco ha un carattere duro. Ma anche una mano felice alla ruota, ed era un giorno buono. Decisiva la partenza: dopo uno scambio di cortesie nel dial up (la manovra in cui le due barche sono ferme contro vento) Mascalzone insegue l’avversario per controllarlo. Artemis tenta una strambata per liberarsi, ma il tattico Morgan Larson alza la bandiera di protesta e gli umpire gli danno ragione: strambata troppo vicina all’avversario. Correre una regata così breve con una penalità è un pesante fardello, che influenza ogni decisione. Per vincere ci sono due possibilità: una è pareggiare i conti e somministrarne una all’avversario e poi stargli davanti. L’altra è conquistare un vantaggio di almeno centocinquanta metri. Mascalzone Latino non ha lasciato spazio agli avversari e ha chiuso la regata primo sulla linea di arrivo nonostante un pasticcio con il gennaker alla prima issata. Racconta il timoniere della barca di Vincenzo Onorato e Larà Ciribì descrivendo la penalità: “Le regole sono chiare, per avere le mure a dritta devi avere le vele a dritta… e loro non le avevano. Ci hanno dato la possibilità di conquistare una penalità e noi l’abbiamo sfruttata. Dopo abbiamo manovrato per non correre rischi e siamo rimasti sulla destra del box di partenza. Il gennaker non era armato bene ed è uscito… non avevamo ancora il tangone ed eravamo un poco in ritardo”.

Azzurra invece non riesce nell’impresa di battere Emirates Team New Zealand e accomodarsi a pari punti in testa alla classifica. Ci era riuscita a Nizza, per due volte di seguito nella finale in una umida mattina di bonaccia e nebbia di fronte al lungomare, non riesce a Auckland. Anzi, la barca italiana è sempre stata molto lontana dagli avversari, che l’hanno dominata in partenza e lungo il percorso. La scelta fondamentale è stata quella iniziale: da che parte del campo cercare il vento migliore. Volevano tutti la sinistra, kiwi e azzurri. Ma l’ha ottenuta Dean Barker usando tutta la energie di cui può disporre. La regata, in pratica, si è chiusa lì, nei pochi minuti della partenza e non si è mai riaperta. La situazione in classifica per Azzurra cambia radicalmente, perché deve lasciare il secondo posto e si ritrova a tre punti assieme ad altri ormai pericolosi avversari. Dice Gabriele Bruni, fratello del timoniere Francesco che naviga con il ruolo di stratega, ovvero l’uomo che sale sull’albero in cerca del vento: “la chiamata era per il pin end (ovvero il lato sinistro della linea di partenza) ma l’hanno conquistato loro. Abbiamo iniziato a navigare a destra del campo in una situazione in cui era sempre più difficile tornare. Speravamo in una rotazione del vento che non è mai arrivata”. Replica Francesco: “Una giornata negativa, non sono riuscito a dare a Tommaso la sinistra che mi chiedeva in partenza, poi lungo la bolina abbiamo sperato che il vento tornasse un po’ ma non è mai successo. Adesso dobbiamo guardare avanti”.

Le altre regate del giorno vedono prevalere senza troppe difficoltà TeamOrigin nei confronti dei russi di Synergy e All4One ai danni di Aleph.

Mancano due soli giorni alla conclusione del primo round robin e comincia a diventare importante conquistare punti, anche se non determinante per il passaggio alla fase eliminatoria successiva. I neozelandesi sono imbattuti e dietro di loro ci sono quattro barche con tre punti. Nel programma del sesto volo l’incontro diretto tra Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team, determinante per la classifica. Tra gli equipaggi dei due team c’è grande amicizia… ma i doveri di classifica faranno la loro parte in mare.

Nel quarto giorno del Louis Vuitton Trophy di Auckland le due barche italiane incassano non senza sofferenza due vittorie importanti. Per Azzurra significa il secondo posto in classifica dietro la intoccabile New Zealand mentre per Mascalzone Latino Audi Team significa tenere aperta la regata. Per lui infatti chiudere la giornata con un solo punto era molto pericoloso. Azzurra correva nel terzo match del giorno, dopo che Emirates Team New Zealand aveva battuto bene, e come potrebbe essere diversamente, la barca franco tedesca All4One per 26” e Team Origin consludeva davanti a Aleph con due minuti e 11 secondi complice una penalità conquistata in partenza. Per una collisione tra le due barche in partenza Aleph è stata anche penalizzata di un punto in classifica.

Azzurra scendeva in campo ancora una volta intimorita dal vento sostenuto, l’avversario era Artemis di Paul Cayard e Terry Hutchinsons, coppia temibile che infatti ha sostanzialmente vinto la partenza e controllato molto bene gli italiani nella prima bolina. Il vantaggio degli svedesi, 44”, poteva essere sufficiente a girare la boa con tranquillità e iniziare a navigare verso il cancello di poppa. Invece a bordo della barca svedese si scompongono: il tangone casca in acqua e viene trascinato verso poppa, si schianta sulle sartie e trascina il gennaker sotto la barca. Artemis a quel punto è ferma, non può navigare e Azzurra la sorpassa a tutta velocità. Gli svedesi non possono fare altri che ritirarsi mentre Azzurra porta a casa un punto prezioso. Il commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda Riccardo Bonadeo dice: “E’ un punto importante, ci serve e ce lo teniamo… ma a noi non piace davvero vincere così, per abbandono”. Resta la sensazione che a bordo della barca italiana ci sia qualcosa da mettere a punto, la bolina era stata tutta in “controfase”, anche nella terza regata contro All4One è stato un errore non aver usato il vantaggio delle mure a dritta.

Nella quarta regata Mascalzone Latino Audi team ha incontrato i russi di Synergy. In partenza Karol Jablonky, come altre volte, è riuscito a conquistare la posizione che voleva mentre Mascalzone cercava di spingerlo oltre la linea in anticipo. La manovra non gli è riuscita e agli italiani è toccato partire in ritardo, costretti a inseguire. A metà bolina Jablonsky concede un inspegabile regalo alla barca italiana, che può “scambiare” e portarsi a navigare a destra. La posizione le servirà un paio di incroci dopo per inchiodare i russi oltre la layline e portarli in boa con un ritardo di una ventina di secondi. I russi tentano di riaprire la regata lungo il lato di poppa ma non ci riescono neanche quando sulla barca italiana l’ammainata del gennaker non riesce e la grande vela resta avvolta sul genoa. Per Mascalzone Latino Audi Team con il guidone del Challenger of Record, il Club Nautico Roma, è la seconda vittoria, con soddisfazione nel team italiano. “Una vittoria importante – dice Flavio Favini – In partenza abbiamo tentato di spingerlo oltre la linea ma è stato bravo a rimanere dentro, e noi abbiamo pagato con il ritardo sulla linea . Poi abbiamo navigato meglio nella prima bolina e abbiamo sfruttato bene l’opportunità che ci hanno lasciato quando siamo andati sulla destra… oggi essere a destra era oro”.

Nelle regate del quinto giorno Azzurra incontrerà i padroni di casa di Emirates Team New Zealand, mentre a Mascalzone Latino Audi Team tocca Artemis.