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Conferenza stampa dello Yacht Club Costa Smeralda: sede il Museo della Scienza e della Tecnica, argomento il ricco programma di regate. Barche normali, maxi e ultramaxi saranno li a girare attorno a Mortorio e Mortoriotto, come sempre, in un campo di regata sempre unico. Per il programma con le date e gli eventi meglio consultare il sito del club. La lista è lunga.  Lo Yacht club ha raccontato l’apertura di una nuova sede a Virgin Gorda, che sarà un riferimento caraibico per gli armatori che possono giocare con la doppia stagione.

La notizia interessante è anche che torna  Audi Azzurra Sailing Team, chiuse per il momento le ambizioni di Coppa Ameria, parteciperà al circuito Audi MedCup. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con il socio dello YCCS, nonché noto armatore del TP52 Matador e del maxi Alexia, Alberto Roemmers. Lo scafo, progettato da Rolf Vrolijk, è attualmente in fase di ultimazione presso il cantiere King Marine di Valencia e sarà varato il 10 aprile. Il team è fatto dallo skipper Guillermo Parada, il tattico Francesco Bruni, già timoniere di Azzurra dal 2009, e dello stratega Vasco Vascotto, si allenerà nelle acque di Valencia in vista della partecipazione alla PalmaVela di aprile. Il battesimo ufficiale di Azzurra si terrà invece il 16 maggio a Cascais in Portogallo e da qui il giorno seguente avrà inizio il circuito Audi MedCup 2011.

Il primo documento ufficiale per la prossima Coppa America è finalmente disponibile: si chiama “The Protocol Governing the 34th America’s Cup”. Il Golden Gate Yacht Club, il club cui fa riferimento il recente vincitore della Coppa America Larry Ellison, ne ha pubblicato una prima versione provvisoria sul suo sito internet con la promessa che il 31 agosto ci sarà quella definitiva. Ma tutti giurano che al massimo ne saranno cambiate dieci parole. Gli avvocati americani hanno prodotto 56 pagine di regole e regolette per assicurare una sfida “fair” ovvero equa e sportiva. Si può leggere su www.ggyc.com. Sembra scritto per chi è quasi pronto alla sfida, cioè pochi eletti: si incomincia a regatare nel 2011 con gli eventi organizzati da WSTA, la associazione dei sindacati che ha organizzato le regate de La Maddalena, si finisce nel 2013 prima della Coppa vera propria, la cui data non è svelata ma che potrebbe essere nel settembre californiano, visto che in quell’anno sono previsti solo due eventi. Tassa di iscrizione di un milione e mezzo di dollari, performance bond (un deposito che viene perduto se non si partecipa) di tre. Ma eventuali guadagni per la gestione delle regate, per sponsorizzazioni e diritti vari, divisi tra i team. Matteo De Nora, che ha un ruolo centrale in Team New Zealand lo considera “un buon documento di partenza”, che mantiene le promesse fatte, soprattutto l’indipendenza di chi fisicamente organizza le regate e del Comitato.
Ci sono dei provvedimenti per limitare, almeno nelle intenzioni, i costi. Sono infatti limitati gli allenamenti con due barche, i famosi speed test, e in generale i periodi di navigazione. La voce equipaggio è infatti una delle più costose in una campagna di Coppa: ma non è detto che per avere i più forti a bordo i sindacati non siano spinti a spendere molto e poi chi accetterà un contratto che non è a tempo pieno? Cosa fa l’equipaggio pagato quando non può navigare? Forse costruisce la barca…   Ma si intuisce che un budget di “partenza” sarà sui 50 milioni di dollari e uno per raggiungere i massimi livelli attorno ai cento. Più o meno come nel 2007. Sono molti soldi. In concreto se davvero Coutts avesse voluto ridurre i costi avrebbe potuto rinunciare agli eventi del 2011, dove a quanto pare bisogna essere presenti con una barca vecchia da comprare o noleggiare. A prima vista uno show inutile che toglie energie alla vera competizione, perchè per essere presenti sui campi bisognerà dedicare energie e risorse economiche. Una stagione tra 3/4 milioni tra acquisizione barca e gestione. Che serviranno appena per l’amalgama dell’equipaggio. E’ il tentativo di avvicinare la vela alla Formula Uno, ma ha senso dopo la costruzione delle nuove barche. O lo ha se si costruiscono quattro o cinque barche uguali che vengono messe a disposizione dei team con lo schema attuale del Louis Vuitton Trophy.
In settembre dovrebbe arrivare la decisione per le regole che definiscono la barca, quasi certamente un monoscafo di ventisette metri che naviga di bolina a velocità simili alle vecchie e in poppa molto più rapidamente. Poco dopo finalmente data e luogo della Coppa: a quanto pare con San Francisco restano in corsa Valencia e a sorpresa La Maddalena nonostante le polemiche politiche e sportive che sono seguite.

Quello che succede, purtroppo, è che dopo gli entusiasmi che davano per quasi sicure tre partecipazioni italiane Luna Rossa e Azzurra sembrano aver fermato la loro corsa: Patrizio Bertelli sembra avere dei ripensamenti mentre ad Azzurra non è bastato un avvio deciso per trovare i fondi che servono. In Italia resta il Challenger of Record Mascalzone Latino, si affaccia un team di modesta credibilità che per il momento ha solo registrato un marchio e si chiama Venezia Challenge, subito bollato da Valencia Sailing come un ballon d’essai senza denaro. Sembra prendere senza titoli l’eredità del Moro di Venezia, i cui eredi si guardano bene dallo sposare quella avventura o altre per rispetto di quella vera. Insomma, difficile che proprio quel leone torni a ruggire.

L’italico panorama passa insomma dal troppo al niente: resta aperta l’opzione de Angelis, si sa che l’ex skipper di Luna Rossa sta lavorando per un team o forse per essere “race director” delle prossime regate di Coppa e gli eventi precedenti, un posto di responsabilità che potrebbe essere interessante anche se è prevedibile una ressa di velisti “anglosassoni” i fila per quel posto.

Il timoniere su cui puntano, puntavano tutti è Francesco Bruni: età giusta, determinazione. Lo vogliono i kiwi per allenare Dean Barker, lo voleva Luna Rossa prima di fermare le macchine (ma poi saranno davvero ferme?) è indicato come uno dei pochi della generazione giusta e con l’esperienza giusta.  Le sue azioni sono alte… ma a quanto pare manca il team che lo possa sostenere: speriamo non sia costretto a migrare all’estero per correre. Ma se facciamo due più due finisce con Onorato. Non male per lo sfidante.

La giornata comincia con l’incertezza del vento, quando il Comitato chiama in mare la barche è ormai ora di pranzo e il programma è in ritardo di qualche ora. Del resto la notte è stata lunga, con la bella festa, il “beach party” che Louis Vuitton ha voluto a Cala Trinita e ha tenuto impegnati gli equipaggi fino a tardi: prima stregati dallo spettacolo di un magico tramonto sulle Bocche di Bonifacio e poi delle danze.

La prima coppia di equipaggi era quella formata da Luna Rossa e TeamOrigin. Per i primi quasi una lotta per la sopravvivenza, per i secondi una vittoria era importante per restare nelle parti alte della classifica dove regna Artemis. TeamOrigin, ben manovrata dal timoniere Ben Ainslie e dal tattico Iain Percy conquista subito la sinistra del campo che si rivela il lato favorito. Per Ed Baird e il suo equipaggio di veterani la partita è subito chiusa: gli inglesi conducono per tutta la regata, senza fatica, e vincono con un vantaggio di 37 secondi.

I due turni successivi toccano ad Azzurra, con due avversari importanti. Per la barca di Francesco Bruni e Tommaso Chieffi gli incontri sono contro Synergy, barca di bandiera russa ed equipaggio internazionale e Artemis.  Come nella regata precedente la vittoria si costruisce nelle primissime scelte e Azzurra decide bene: parte a sinistra come avevano fatto gli inglesi, poi decide di “scambiare” lato quando ha il vantaggio sufficiente a passare sulla destra del campo e gira la boa di bolina in vantaggio. Il vantaggio è poco, ma quel che basta a contenere il ritorno di Jablonski e la sua Synergy. Nella seconda bolina si lavora tanto per un “tacking duel” (un duello di virate) in cui si contano dodici cambi di bordo. Azzurra vince con 15 secondi di vantaggio.

Poco dopo la partenza della terza regata del giorno, Azzurra contro Artemis, la capo classifica. Si prova a partire una prima volta, poi il comitato si rende conto che il genoa di Artemis è sbagliato e richiama le barche. Nella partenza vera il timoniere di Artemis, l’americano Terry Hutchinson, controlla bene Bruni e gli somministra una penalità. Artemis e Azzurra restano sempre vicine, Azzurra passa in poppa ma il suo vantaggio non basta. Anzi lungo la bolina Artemis naviga meglio e passa di nuovo in testa. Insomma per gli italiani non ci sono possibilità ne di restituire la penalità ne di conquistare un vantaggio adeguato a eseguirla in tranquillità. Devono cedere ad Artemis che conquista il quinto punto.

Nel quarto match Artemis e Synergy sono un incontro al vertice: gli svedesi sembrano controllare bene gli avversari, ma al cancello di poppa compiono un errore di manovra e rompono il tangone, il gennaker si infila sotto la barca e si fermano mentre gli avversari sfilano di poppa e vanno a conquistare una vittoria importante.

Il programma si conclude con l’incontro tra Emirates Team New Zealand e All4One. Si corre questa quinta prova con l’anemometro che sfiora i venti nodi e crea qualche difficoltà agli equipaggi. La regata è presto detta: in partenza il timoniere della barca franco tedesca Sebastien Col controlla bene Dean Barker che entrava con la bandiera blu, le due barche si scambiano qualche favore sulla linea di partenza, ma All4One esce un po’ meglio. Lungo la bolina sulla barca neozelandese si apre un piccolo taglio sul genoa, fatto che limita le possibilità di virare: farlo potrebbe significare ingrandire lo strappo. I kiwi sono costretti a inseguire e nella poppa successiva si avvicinano un poco all’avversario ma non basta per cambiare le sorti della regata. All4One vince con un vantaggio di 21 secondi.

Classifica provvisoria

1)  Artemis, 5-2, 5 punti
1)  Synergy Russian Sailing Team, 5-4, 5 punti
2)  Emirates Team New Zealand, 4-2, 4 points

2)  All4One, 4-3, 4 punti

2)  TEAMORIGIN, 4-3, 4 punti
6)  Mascalzone Latino Audi Team, 4-1, 3 punti *
 

7)  Azzurra, 3-4, 3 punti

8)  Luna Rossa, 2-6, 2 punti
8)  BMW Oracle Racing Team, 2-5, 2 punti
10)  ALEPH Sailing Team, 2-4, -2 punti *

 *  Punti dedotti per intervento della Giuria/Comitato

Questa mattina all’alba il vento soffiava forte, l’aria si infilava anche sotto le finestre e qualcuno ha detto: finalmente è Sardegna. L’acqua sul magico campo di regata de La Maddalena era bianca: il colore che prende quando il vento muove la superficie. E’ stata, come promesso, una giornata epica. Anche troppo. Ci sono state grandi battaglie tra Synergy e Luna Rossa, sconfitta dai russi che hanno indovinato un’altra regata ben fatta. TeamOrigin ha conquistato la seconda vittoria battendo All4One. E poi Luna Rossa cha ha sconfitto, tre anni dopo le regate di Valencia della finale Louis Vuitton Cup che l’avevano vista soccombere nei loro confronti, Emirates Team New Zealand. La rivincita è anche il primo punto per la barca di Patrizio Bertelli finora rimasta all’asciutto. Ancora: Artemis ha battuto BMW Oracle, lo squadrone di Larry Ellison e Russell Coutts che resta fermo a zero punti dimostrando quanto siano vicini tra loro gli equipaggi e anche quanto vada forte la barca di Paul Cayard e Terry Hutchinson, solitaria in testa alla classifica con tre punti. Fin qui le regate vere: il fattaccio succede nella regata tra Azzurra e Aleph. E’ una brutta collisione proprio mentre le due barche si scambiano qualche favore in partenza. I francesi forzano un incrocio per cambiare lato sulla linea di partenza ma colpiscono in pieno la poppa della barca su cui naviga l’equipaggio italiano. Gli Umpire (i giudici in acqua) decidono subito per penalizzare con la bandiera rossa i francesi e poi decidono per la nera: squalifica immediata e vittoria assegnata ad Azzurra.  “E’ stato un errore di comunicazione tra il prodiere e il timoniere di Aleph – racconta Gabriele “Ganga” Bruni – abbiamo visto il prodiere che invitava il timoniere a proseguire nella sua rotta. Non c’era tempo per reagire e cambiare rotta”.  Il prodiere della barca francese è Gilles Andrè, una campagna a Valencia con China Team, il timoniere è l’esperto Bertrand Pacé, in questa occasione troppo desideroso di forzare la mano. Il danno alle due barche è consistente: la prua aperta di Usa 98 fa più impressione delle crepe che si sono prodotte a poppa di Usa 87. I due gioielli di BMW Oracle, le barche usate dal team per la Louis Vuitton Cup del 2007, sconfitto in semifinale da Luna Rossa, hanno bisogno di cure  e il programma verrà modificato. E’ probabile che si corra con una sola coppia di barche fino alla fine modificando il programma delle regate. Dopo il round robin sono le semifinali e le finali. Le regate di questa fase diventano “must win” per molti sindacati.
La regata del giorno, per i colori italiani, è quella del primo punto di Luna Rossa: finalmente lo squadrone di Patrizio Bertelli, del timoniere Ed Baird, del tattico Torben Grael ha trovato la sintonia per battere un avversario importante: Emirates Team New Zealand. Per gli italiani è stata una regata autorevole, con una bella partenza, una bella scelta di campo. Per due volte hanno navigato a destra del campo, hanno preso qualche rischio nella seconda decisiva bolina, quando i kiwi sembrava potessero entrare in corsia di sorpasso dopo esser rimasti a sinistra e aver costruito una certa separazione. Non ci sono riusciti.
Racconta Torben Grael: “Potevamo andare meglio con Synergy, abbiamo avuto una possibilità di passarli alla bolina ma non siamo riusciti a usarla. Contro Emirates Team New Zealand siamo partiti bene ma un salto consistente sembrava averli rimessi in regata. Abbiamo creduto nel nostro lato e siamo arrivati bene alla boa. Non è stato facile ma ci siamo riusciti. Adesso ogni giorno bisogna vincere…”.
La classifica è corta con Artemis al comando con tre vittorie e nessuna sconfitta e subito dietro quattro barche con due vittorie: Synergy, All4One,Azzurra e TeamOrigin.

 La classifica
 1) Artemis, 3-0, 3 punti
 2)  All4One, 2-1, 2 punti
 2)  Azzurra, 2-2, 2 punti
 2)  Synergy Russian Sailing Team, 2-0, 2 punti
 2)  TeamOrigin, 2-3, 2 punti
 6)  ALEPH Sailing Team, 2-1, 1 punto*
 6)  Emirates Team New Zealand, 1-1, 1 punto
 6)  Luna Rossa, 1-3, 1 punto
 6)  Mascalzone Latino Audi Team, 2-1, 1 punto *
10)  BMW Oracle Racing Team, 0-3, 0 punti

  *  Punti detratti dalla Giuria/Umpire

Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è iniziato con due sole regate. Il vento purtroppo si è fatto attendere e dopo le giornate di allenamento in cui il Mistral ha soffiato rabbioso è arrivata la bonaccia. La prima regata in programma era quella tra la francese Alpeh, portata da Bertrand Pacé, e TeamOrigin, equipaggio inglese con timoniere Ben Ainslie e tattico Iain Percy. Gli inglesi hanno condotto tutta la prima bolina, girando la prima boa con un piccolo ma utile vantaggio. Poi lungo la poppa hanno fatto un pasticcio con il gennaker e i francesi sono passati in corsia di sorpasso e vinto la regata con un vantaggio di 1’ 04”.
Il secondo match era molto più interessante per il pubblico italiano: Azzurra contro Mascalzone Latino Audi Team. Praticamente un derby.  La storia di questo primo incontro è però, purtroppo, presto detta: Azzurra in partenza fa un pasticcio con il cronometro ed entra nel box in anticipo. Quando l’equipaggio se ne rende conto e cerca di fermare la corsa dello scafo è troppo tardi e la prua taglia la linea con qualche secondo di anticipo. Dopo, nei cinque minuti cruciali, non riesce comunque a restituire la penalità a Gavin Brady che porta Mascalzone Latino Audi Team in posizioni rischiose per le possibilità di contatto ma che poi si rivelano vantaggiose al momento della partenza. Mascalzone conduce tutta la regata con un solo momento di incertezza, quello al passaggio del cancello di poppa, quando sceglie la boa a destra ma nel girare rallenta molto mentre Azzurra precipita sull’altra boa molto veloce. In bolina le due barche si separano di quasi un miglio ma quando convergono nuovamente ha ragione il Challenger of Record, saldamente al comando. La regata finisce con i padroni di casa, Mascalzone è host team, che tagliano con un vantaggio di 2’ 27” su Azzurra.  

Racconta Gavin Brady, timoniere di Mascalzone Latino Audi Team: “Azzurra è un equipaggio pericoloso con cui regatare con vento debole, lo hanno provato a Nizza lo scorso anno. Oggi siamo stati in grado di reagire bene alla difficoltà delle condizioni, quando andavano prese decisioni importanti. Il vento era molto leggero con salti di 20 gradi e variazioni di velocità di tra nodi. L’equipaggio è rimasto molto calmo e concentrato. Questo è un segno del fatto che la squadra comincia a crescere insieme. Una prima vittoria importante, che ci fa partire bene”.

Francesco Bruni, skipper e timoniere di Azzurra, spiega così la regata d’esordio non proprio felice: “Non è stato certo il modo migliore per iniziare questa serie, ma il match è stato aperto dall’inizio alla fine, questa è la cosa più importante. Il bilancio della giornata è comunque più positivo che negativo e ne trarremo un insegnamento importante. Peccato per il punto perso, ma non è la fine del mondo. In pre-partenza abbiamo creduto un po’ troppo negli strumenti che ci davano in ritardo sull’entrata. Hanno bisogno ovviamente di calibrazione, di solito vengono controllati con l’occhio, in quel momento non l’abbiamo fatto: un po’ errore umano un po’ errore della macchina. La penalità di per sé non è tanto importante quanto il fatto che psicologicamente ti fa partire un po’ in affanno. Poi Brady si è preso un grosso rischio facendosi agganciare da noi da dietro, gli umpire hanno alzato due la bandiera verde e questo fa parte del gioco: se avessero preso una decisione diversa, l’esito della partenza sarebbe stato molto differente. Bravo l’equipaggio di Mascalzone Latino che ha fatto un ottimo lavoro”.

Inutile affannarsi a cercar paragoni. “Fare” il diciottesimo uomo sul BMW Oracle che ha gareggiato in Coppa America, sistemato a poppa un metro oltre il carrello della randa giusto per non essere d’impaccio, con il colpo d’occhio sugli atleti di Azzurra che agiscono con il sincronismo degli orchestrali, induce a pensare alla sinfonia n°40 di Mozart: semplice, all’apparenza, quasi elementare, al punto che la si può fischiettare radendosi la barba. Macché, quelle venticinque tonnellate di poco carbonio e tanto piombo sono come la composizione di Amadeus, un esempio di sintesi e di complessità. Dallo spartito all’esecuzione, dal computer del progettista al varo ci corre il mondo. E’ quasi  un altro progetto, un secondo varo, un’altra storia, insomma: per suonare Mozart ci vogliono anni di preparazione e talento. Come per “portare” una barca di Coppa America con la facilità di chi timona il suo “otto metri” in un giorno di brezza primaverile. Andiamo per ordine: sensazione, suggestione, emozione. La prima: è una macchina da vento, se lo produce da sola. La seconda: più che la velocità, l’accelerazione che riapre la corsa dopo una virata e una strambata, vibrando nelle fibre di carbonio con un canto sordo, secco, profondo, che sale come se un capodoglio avesse “smusato” lo scafo. E’ successo e dunque lo dico: la prima volta mi sono spaventato. Ancora, la scodata della poppa che gira come una bussola sull’ago, ma senza strattoni, è forza centrifuga pura. Un occhio al timoniere, il siciliano Francesco Bruni, l’altro al tattico, il toscano Tommaso Chieffi. Senza togliere nulla ad alcun membro dell’equipaggio, viene da dire: eccoli, il direttore d’orchestra e il primo violino. Poche parole a bassa voce, mai sopra i toni. Nulla di nuovo sotto il sole, la calma è la virtù dei forti nell’ordinario e nell’emergenza. E questa massa filante, questo cetaceo nero moltiplica la sua forza tra cielo e mare, danza, sbuffa, sgroppa, corre. Poche parole, cenni più che altro, d’intesa e subito vele grandi come campi di calcio catturano l’aria, la imprigionano, ne sfruttano le turbolenze. L’equilibrio è sinfonico, è armonia tra le leggi dell’idrodinamica e dell’aerodinamica. Un aliante rovesciato che alterna il suo respiro alle manovre. Sussurra, canta, ruggisce, declinando un sentimento espresso da ruggiti e fremiti. I display della strumentazione dicono molto, forse tutto, anche il carico dello strallo espresso in tonnellate. Ma la verità sta prima e altrove. Atleti o poeti? L’uno non esclude l’altro, è questione di orecchio e di cuore, di stomaco e di braccia. La simulazione della competizione non è gioco, è battaglia, ingaggio con parametri che ogni volta si spostano più in la. Partenze, virate, strambate, a caccia della perfezione. Una domanda: è mai stato costruito un violoncello così grande? Risposta: si, questo e gli altri che hanno raccolto il suo guanto di sfida. Il diciottesimo uomo non sogna ad occhi aperti, si affanna a immagazzinare l’irripetibile, come farebbe un astronomo se si trovasse senza preavviso a salire sullo Shuttle per vedere per la prima e unica volta non le stelle dalla Terra ma la Terra dalle stelle. Quanto è durata, l’uscita? Il cronometro dice duecento minuti. Sbaglia, ne sono certo.

Donatello Bellomo

C’era attesa per la giornata finale del Louis Vuitton Trophy di Auckland. Sul cammino verso la vittoria finale di Emirates Team New Zealand c’era ancora una prova da disputare contro Mascalzone Latino Audi Team, necessaria dopo un cambio di programma in attesa del vento. Anche la finale infatti si è corsa al meglio di tre sole prove. Questo cambio per la barca italiana ha significato trovarsi davanti all’avversario più temibile con un solo match per poter sopravvivere e conquistare la vittoria. Insomma, per Gavin Brady e il suo equipaggio era necessario vincere e per farlo importante partire bene e davanti, tenere i kiwi dietro per tutta la regata. Ad Azzurra nella seconda prova non è bastata una penalità a favore per portare a casa il risultato.

Si fa in fretta a raccontare la regata: dopo una scaramuccia in partenza che poteva portare a una situazione simile a quella di ieri, con la barca italiana in difficoltà. Brady invece di insistere a destra vicino al comitato, che anche era il posto scelto da Dean Barker per partire, si lancia sulla sinistra del campo. Non gli è basta un primissimo salto di vento favorevole però a prendere decisamente il comando. Poco dopo è inseguitore dei padroni di casa: si è aperta una cicatrice di un paio di lunghezze, da chiudere per ricominciare a sperare. Si sale di bolina: poco vento, macchie di raffiche sull’acqua. Per navigatori e tattici è un gran rebus. Navigare bene è una questione di particolari, si gioca tutto su distanze molto piccole. Ma Mascalzone rimonta in maniera formidabile quel distacco e arriva a conquistare una posizione forte, da cui può impedire a New Zealand di virare verso la boa. Ma i kiwi conoscono fin troppo bene il gioco e le loro barche. Dean “Dino” Barker posa gli occhi di velluto sull’avversario, lo misura. Guarda appena il tattico Ray Davies e il trimmer del genoa. Inutile dire cosa succede, la sua barca comincia ad alzare la prua. Si dice, con queste barche, navigare in modo alto. Per Mascalzone è troppo alto, è come se Emirates Team New Zealand fosse tirata su verso la boa della bolina da una cremagliera. Virano contemporaneamente ma quando tutti si aspettano che Gavin Brady passi all’attacco portando in dial up i kiwi si capisce che nella virata ha perso l’occasione per farlo. E li finisce la regata e si consolida il risultato. Il lungo inseguimento di Mascalzone non serve a nulla. Dean Barker si volta soddisfatto e qualche metro prima della linea del traguardo stringe la mano al piccolo Ray Davies, che tra le tante virtù ha anche quella di suonare la chitarra elettrica con l’energia di un liceale.

Quando le barche rientrano è festa grande, grande rispetto per Mascalzone Latino Audi Team, primo dei battuti, ma i festeggiati sono loro, i padroni di casa. Grant Dalton, l’uomo di ferro del team, è contento “siamo soddisfatti perché questa vittoria significa che il nostro equipaggio è sopravvissuto alla grande incertezza creata attorno alla Coppa America dalla lunga battaglia legale. Siamo ancora forti e cominciamo a lavorare subito per la prossima edizione. Voglio ringraziare Louis Vuitton che l’anno scorso ha creduto in questa manifestazione quando abbiamo messo a disposizione le nostre barche”.

Per Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team il risultato del Louis Vuitton Trophy è molto positivo, si sono dimostrati in grado di combattere al massimo livello.

Dice il Ceo di Mascalzone Francesco Aversano: “Siamo venuti in Nuova Zelanda con un equipaggio tutto nuovo. Non eravamo rodati come gli altri. Abbiamo avuto un inizio difficile. Dopo due sconfitte però abbiamo iniziato una serie di sette vittorie che ci hanno portato prima alla semifinale, poi alla finale. E’ stata un’esperienza molto importante, che ha permesso di amalgamare un team fatto di grandi campioni”.

Buona esperienza anche per Riccardo Bonadeo, commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda: “sono molto orgoglioso dei ragazzi che hanno dimostrato di saper affrontare con determinazione qualsiasi condizione, difendendosi benissimo dai temibili padroni di casa di Emirates Team New Zealand. Azzurra è cresciuta molto sotto il profilo tecnico e la squadra è unita, forte e concentrata sugli obiettivi che ci siamo posti quando abbiamo rilanciato Azzurra lo scorso ottobre, una squadra con una pura identità nazionale. Qui ad Auckland ed è ambasciatrice dell’eccellenza italiana nel mondo. Spero che le imprese sportive di Azzurra possano essere un forte incentivo per lo sport della vela in Italia e che Francesco Bruni e i suoi ragazzi possano ispirare tanti nuovi giovani velisti”.

L’appuntamento con il terzo evento del Louis Vuitton Trophy è alla Maddalena, dal 22 maggio al 6 giugno, agli otto team che hanno partecipato a questo evento dovrebbero aggiungersi Bmw Oracle con il ritorno al timone di Russell Coutts e Luna Rossa, con Torben Grael skipper e tattico e Robert Scheidt timoniere. Un ritorno atteso che potrebbe significare anche il ritorno di Patrizio Bertelli in Coppa America con la quarta Luna Rossa.

Questa la classifica finale:

1 EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
2 MASCALZONE LATINO AUDI TEAM
3 AZZURRA
4 ARTEMIS
5 ALL4ONE
6 TEAMORIGIN
7 ALEPH SAILING TEAM
8 SYNERGY RUSSIAN SAILING TEAM