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C’era attesa per la giornata finale del Louis Vuitton Trophy di Auckland. Sul cammino verso la vittoria finale di Emirates Team New Zealand c’era ancora una prova da disputare contro Mascalzone Latino Audi Team, necessaria dopo un cambio di programma in attesa del vento. Anche la finale infatti si è corsa al meglio di tre sole prove. Questo cambio per la barca italiana ha significato trovarsi davanti all’avversario più temibile con un solo match per poter sopravvivere e conquistare la vittoria. Insomma, per Gavin Brady e il suo equipaggio era necessario vincere e per farlo importante partire bene e davanti, tenere i kiwi dietro per tutta la regata. Ad Azzurra nella seconda prova non è bastata una penalità a favore per portare a casa il risultato.

Si fa in fretta a raccontare la regata: dopo una scaramuccia in partenza che poteva portare a una situazione simile a quella di ieri, con la barca italiana in difficoltà. Brady invece di insistere a destra vicino al comitato, che anche era il posto scelto da Dean Barker per partire, si lancia sulla sinistra del campo. Non gli è basta un primissimo salto di vento favorevole però a prendere decisamente il comando. Poco dopo è inseguitore dei padroni di casa: si è aperta una cicatrice di un paio di lunghezze, da chiudere per ricominciare a sperare. Si sale di bolina: poco vento, macchie di raffiche sull’acqua. Per navigatori e tattici è un gran rebus. Navigare bene è una questione di particolari, si gioca tutto su distanze molto piccole. Ma Mascalzone rimonta in maniera formidabile quel distacco e arriva a conquistare una posizione forte, da cui può impedire a New Zealand di virare verso la boa. Ma i kiwi conoscono fin troppo bene il gioco e le loro barche. Dean “Dino” Barker posa gli occhi di velluto sull’avversario, lo misura. Guarda appena il tattico Ray Davies e il trimmer del genoa. Inutile dire cosa succede, la sua barca comincia ad alzare la prua. Si dice, con queste barche, navigare in modo alto. Per Mascalzone è troppo alto, è come se Emirates Team New Zealand fosse tirata su verso la boa della bolina da una cremagliera. Virano contemporaneamente ma quando tutti si aspettano che Gavin Brady passi all’attacco portando in dial up i kiwi si capisce che nella virata ha perso l’occasione per farlo. E li finisce la regata e si consolida il risultato. Il lungo inseguimento di Mascalzone non serve a nulla. Dean Barker si volta soddisfatto e qualche metro prima della linea del traguardo stringe la mano al piccolo Ray Davies, che tra le tante virtù ha anche quella di suonare la chitarra elettrica con l’energia di un liceale.

Quando le barche rientrano è festa grande, grande rispetto per Mascalzone Latino Audi Team, primo dei battuti, ma i festeggiati sono loro, i padroni di casa. Grant Dalton, l’uomo di ferro del team, è contento “siamo soddisfatti perché questa vittoria significa che il nostro equipaggio è sopravvissuto alla grande incertezza creata attorno alla Coppa America dalla lunga battaglia legale. Siamo ancora forti e cominciamo a lavorare subito per la prossima edizione. Voglio ringraziare Louis Vuitton che l’anno scorso ha creduto in questa manifestazione quando abbiamo messo a disposizione le nostre barche”.

Per Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team il risultato del Louis Vuitton Trophy è molto positivo, si sono dimostrati in grado di combattere al massimo livello.

Dice il Ceo di Mascalzone Francesco Aversano: “Siamo venuti in Nuova Zelanda con un equipaggio tutto nuovo. Non eravamo rodati come gli altri. Abbiamo avuto un inizio difficile. Dopo due sconfitte però abbiamo iniziato una serie di sette vittorie che ci hanno portato prima alla semifinale, poi alla finale. E’ stata un’esperienza molto importante, che ha permesso di amalgamare un team fatto di grandi campioni”.

Buona esperienza anche per Riccardo Bonadeo, commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda: “sono molto orgoglioso dei ragazzi che hanno dimostrato di saper affrontare con determinazione qualsiasi condizione, difendendosi benissimo dai temibili padroni di casa di Emirates Team New Zealand. Azzurra è cresciuta molto sotto il profilo tecnico e la squadra è unita, forte e concentrata sugli obiettivi che ci siamo posti quando abbiamo rilanciato Azzurra lo scorso ottobre, una squadra con una pura identità nazionale. Qui ad Auckland ed è ambasciatrice dell’eccellenza italiana nel mondo. Spero che le imprese sportive di Azzurra possano essere un forte incentivo per lo sport della vela in Italia e che Francesco Bruni e i suoi ragazzi possano ispirare tanti nuovi giovani velisti”.

L’appuntamento con il terzo evento del Louis Vuitton Trophy è alla Maddalena, dal 22 maggio al 6 giugno, agli otto team che hanno partecipato a questo evento dovrebbero aggiungersi Bmw Oracle con il ritorno al timone di Russell Coutts e Luna Rossa, con Torben Grael skipper e tattico e Robert Scheidt timoniere. Un ritorno atteso che potrebbe significare anche il ritorno di Patrizio Bertelli in Coppa America con la quarta Luna Rossa.

Questa la classifica finale:

1 EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
2 MASCALZONE LATINO AUDI TEAM
3 AZZURRA
4 ARTEMIS
5 ALL4ONE
6 TEAMORIGIN
7 ALEPH SAILING TEAM
8 SYNERGY RUSSIAN SAILING TEAM

Giornata di grande spettacolo nell’Hauraki Gulf, con le barche in regata per le fasi finali del Louis Vuitton Trophy. Sul grande palcoscenico della vela sono in campo gli equipaggi migliori del trofeo e del mondo. Si comincia con la bella tra Azzurra ed Emirates Team New Zealand: per gli italiani, che per la seconda volta in pochi mesi potrebbero battere i campionissimi, c’è in palio una montanga di gloria. Per i kiwi è una regata “must win” perché tifosi e giornali non sarebbero certo teneri in caso di sconfitta ed esclusione dalla finale. Dean Barker e compagni hanno rischiato molto nelle prime due prove e Azzurra è stata a un solo secondo dalla qualifica. Ma ieri era un giorno molto kiwi, con gli spettatori in campo a sostenere il team con le loro barche, tantissime, con le nuvole che corrono veloci sotto il sole di una estate alla fine. Quando Azzurra ed Emirates Team New Zealand entrano nell’arena è quasi pomeriggio, l’aria si è appena distesa sul campo di regata. In partenza Dean Barker e Francesco Bruni si controllano a distanza, gli azzurri sembrano convinti di aver scelto la sinistra del campo, i kiwi della destra. All’inizio hanno ragione i padroni di casa, poi Azzurra attacca e si avvicina molto. In realtà è l’unico momento in cui può riaprire la regata. La bella bolina non basta, Barker è padrone del campo e gira la prima boa in testa e poi naviga sicuro fino alla vittoria che gli assicura la finale che comincia subito. Appena il tempo di scambiare gli equipaggi e assestare il campo. Mascalzone Latino Audi Team contro Emirates Team New Zealand, due timonieri neozelandesi: forse non è casuale. Ancora una volta Dean Barker e il suo fedele tattico Ray Davies interpretano una bella regata. Brady non riesce a contenere i kiwi in partenza che lo costringono oltre la barca del comitato, quando loro partono lui è ancora purtroppo in area di parcheggio. Alla fine della regata ammette “ho fatto un errore grave”. La regata però non è compromessa. Mascalzone Latino Audi Team insegue senza perdersi d’animo e alla fine della prima poppa ha magistralmente superato l’avversario: le due barche sfiorano la stessa boa del cancello di poppa e alzano le prue verso la boa della bolina. I kiwi sfilano a destra, i mascalzoni a sinistra. Purtroppo, ancora una volta il vento da ragione a Barker che guadagna lo spazio per navigare in testa fino alla fine e vincere con 12 secondi di vantaggio. Prima vittoria delle tre che servono per alzare il trofeo da vincitore.

L’altra regata della giornata è per Azzurra e Artemis, si combatte per il terzo posto. Francesco Bruni entra con i diritti di rotta nel box di partenza: Azzurra si avventa contro Artemis che ha iniziato il dial up un poco in ritardo. Tommaso Chieffi alza la bandiera di protesta e gli arbitri in acqua gli danno ragione: penalità per Artemis. La vita degli svedesi diventa subito difficile anche perché Azzurra parte meglio. Cayard e Hutchinson inseguono come sanno fare e alla fine della seconda poppa passano davanti: uno spazio minimo, che non basta per eseguire la penalità, hanno una barca di vantaggio. Su Azzurra decidono di provarci di nuovo e si accostano all’avversario dopo la strambata. Nuova protesta, nuova penalità a carico degli svedesi. Cayard e Hutchinson si guardano sconsolati: la seconda va fatta subito. Insomma, vanno a casa con il quarto posto e Azzurra è terza. Bella prestazione per la barca italiana. “Abbiamo fatto due settimane di grande vela – dice il tattico Tommaso Chieffi – e chiudiamo in una bella posizione, il terzo posto è comunque una bella conferma dopo la vittoria di Nizza. Abbiamo temuto dopo qualche giorno, quando abbiamo perso un paio di regate malamente. Ma poi abbiamo regatato bene, fino a perdere con i kiwi di un solo secondo”.

Per qualcuno è tempo di bilanci più amari: è il caso dello squadrone inglese di Team Origin, condotto da due olimpionici di chiara fama come Ben Ainslie e Iain Percy. E’ uno dei pochi sindacati ad avere un futuro sicuro in Coppa America eppure è stato messo più volte in difficoltà. Bilancio negativo anche per Synergy che non porta a casa neanche il punto della bandiera, il timoniere Karol Jablonsky ha mostrato solo qualche bella manovra ma anche molte incertezze. Come Aleph di Bertrand Pace, appena migliore.

La presenza della America’s Cup a Auckland, portata in braccio da Tom Ehman, e i numerosi incontri che si sono succeduti tra Russel Coutts, Paul Cayard, Bruno Troblé, Alessandra Pandarese, stanno portando rapidamente verso il formato della nuova Coppa America, edizione 34. Intanto il luogo: con ogni probabilità San Francisco. Larry Ellison è totalmente attratto dal fare la Coppa nella sua città, anche se ci sono difficoltà notevoli da affrontare per trovare un campo di regata abbastanza grande per le nuove barche che saranno piuttosto veloci. Poi la data: si sta viaggiando verso il maggio 2014 con un sostanzioso programma di eventi, simili al Trophy, che precedono la Coppa. Non sembra, ma il 2014 è dietro l’angolo se si vuole sviluppare una nuova classe. L’ipotesi del 2013 non è ancora del tutto tramonatata ma sembra meno praticabile. La nuova Coppa sarà con nuove barche, sembra ormai impossibile tornare indietro a vedere di nuovo in acqua gli Iacc, che saranno certamente ancora buoni per gli eventi del 2011. Per gli eventi del 2012 potrebbero scendere in acqua quattro barche uguali disegnate sulla nuova regola, una sorta di prima generazione che consentirebbe ai sindacati di fare esperienza. Non è una cattiva idea, riduce certamente i costi per i team e non svela carte segrete dei designer.

Quali barche? Russell Coutts ha un’idea precisa: degli RC 44 ingranditi. Le barche che ha disegnato per il suo circuito sono molto divertenti: rapide in bolina in poppa planano facilmente fino a velocità di diciotto venti nodi. Sono lunghe circa tredici metri e pesano tremilacinquecento chili.  Grandi ottanta piedi potrebbero pesare tra quattrodici tonnellate e diciotto. La metà degli Iacc, le velocità di bolina potrebbero essere poco inferiori ma in poppa sarebbero dei missili per un nuovo formato di match racing.  Qualcuno propone due alberi: uno corto da vento e uno da bonaccia con tanta vela.

Poi lo spattecolo: regate e barche televisive, con telecamere montate fin dalla costruzione sulle barche e tempi certi di regata. Si dice partenza alle dieci: il telecronista deve essere in grado di fare la regata. Al Louis Vuitton Trophy con il bordo poco più lungo di un miglio le regate durano poco più di 45 minuti, più o meno con qualsiasi vento. La scommessa di Ellison è nella diffusione del messaggio e della vela…. se non ci riesce lui davvero non abbiamo idea di chi possa farlo.

Entro fine marzo si dovrebbe avere una prima infarinatura su cosa sarà il prossimo Protocollo. Si sa che dovrebbe prevedere un organismo autonomo per l’organizzazione delle regate, gestito da manager condivisi tra Defender, Challenger of Record e Cahllenger Commission, un organismo che Alinghi ha sempre cercato di non avere tra i piedi. Ci sarà la Louis Vuitton Cup come trofeo per la selezione degli sfidanti, il defender incontrerà i challenger negli eventi preliminari ma non nella regata di selezione. I challenger saranno comunque obbligati a partecipare agli eventi e non potranno accampare scuse che è tempo perso per gli equipaggi.

Nelle foto gli RC 44, la nuova barca potrebbe concretamente assomigliare alla nuova cui stanno pensando.

La notizia buona è che Mascalzone Latino Audi Team è qualificato per la finale del Louis Vuitton Trophy. Sono state necessarie le tre regate del programma per avere la meglio su Artemis: dopo una bella vittoria nel primo match, la settima consecutiva, Mascalzone ha concesso la rivincita agli svedesi ma poi non ha mancato l’appuntamento con la bella. L’equipaggio di Gavin Brady ha dimostrato una sicurezza notevole e merita a pieno titolo la qualifica. Per Paul Cayard skipper della barca svedese sono brutti ricordi: su questo campo di regata dieci anni fa, più meno, ha perso contro Luna Rossa l’ultima regata della Louis Vuitton Cup, buona per incontrare il defender di allora, l’invincibile Team New Zealand. La loro era una leggenda iniziata cinque anni prima con la vittoria di San Diego contro Stars & Stripes.

In questa giornata carica di colpi di scena toccava ad Azzurra incontrare gli All Blacks della vela nel suo turno di semifinale, incontro scelto proprio dai kiwi pensando a una giornata di vento più forte che hanno chiuso con una vittoria ciascuno ma anche con il rischio di essere eliminati dalla barca italiana. Giornata lunga, durata fino a quando il buio di è impadronito del Waitemata Harbour. L’ostinato Principal Race Officer Peter Reggio voleva arrivare alla fine del programma e tornare a casa con il secondo finalista e con la loro regata decisiva. A guastargli i programmi è stata una nave merci, cui le regate interessavano meno di arrivare in porto per ora di cena. Insomma, la notizia meno buona di questo fantastico scontro è che Azzurra dopo aver vinto una bellissima prima regata dominando gli avversari, ha perso un’occasione d’oro per chiudere la pratica e lasciare i kiwi in porto durante le finali nella seconda prova, che poteva essere decisiva: i neozelandesi hanno vinto per un solo secondo. Una differenza veramente minima tra la gioia di Dean Barker e lo sguardo pensieroso di Francesco Bruni. Quindi la bella è rimasta in sospeso per una notte neozelandese.

La giornata inizia con Mascalzone Latino Audi Team contro Artemis. Dopo una partenza in leggero favore degli svedesi Mascalzone governa bene lungo la prima bolina e conquista un salto a destra decisivo per superare l’avversario che stava conducendo con un vantaggio di una lunghezza e poco più. Artemis non riesce mai a riaprire la regata e insegue senza successo fino alla fine. Nella seconda regata, match point per la barca italiana, dopo un prepartenza che sembra favorire la barca italiana gli svedesi la aggrediscono mentre stanno “consumando” tempo sulla linea della partenza e la costringono a uscire prima del dovuto. La manovra per rientrare e partire regolarmente costa molto a Gavin Brady che inizia con due lunghezze abbondanti di ritardo. A Mascalzone tocca inseguire per tutta la regata senza concrete possibilità di riaprire il gioco così Artemis aggancia il pareggio.

Nella terza prova Gavin gioca duro e riesce a spingere la barca avversaria a un quasi disastro durante la partenza restituendo il favore della regata precedente con gli interessi: lo tiene dietro e gli somministra una penalità. Paul Cayard gioca bene le sue carte e tiene lo scontro molto vicino. Lungo la poppa effettua la penalità in un momento propizio ma quel poco che perde lo allontana dall’avversario. Mascalzone naviga in scioltezza fino all’arrivo. La seconda vittoria vale la finale.

Emirates Team New Zealand parte per la prima regata contro Azzurra con tutti i vantaggi: bandiera gialla e barca 92, quella ritenuta più rapida. I kiwi vincono di poco la partenza e navigano a sinistra. Ma Azzurra è molto brava a tenere aperta la regata. Le due barche si avvicinano alla boa di bolina con Azzurra a destra in posizione minacciosa, ETNZ arriva all’interno e riesce a impedire alla barca italiana di lanciarsi sulla boa e la porta in alto sopra la rotta ideale, con la prua al vento. Quando ETNZ finalmente poggia le due barche si sfiorano e purtroppo questo significa una penalità per la barca italiana che si era mossa un poco in anticipo. Nella seconda bolina Azzurra costruisce il suo capolavoro buttandosi a sinistra al cancello di poppa. Il timoniere Francesco Bruni e il sail trimmer Rizzi lavorano meravigliosamente per alzare la prua e costringere i kiwi a virare. ETNZ finisce per perdersi in mezzo al campo e a subire la corrente contraria che verso il centro è più forte. Azzurra riesce a conquistare il vantaggio necessario a fare la penalità e la esegue di bolina perchè ha già lo spazio utile. Gira la boa in testa con una trentina di secondi e naviga sicura verso l’arrivo.

Nella seconda prova grande partenza di Azzurra: Bruni trova la mossa giusta e riesce a conquistare una penalità a due minuti dal via. Sembra fatta: ETNZ alla fine parte in vantaggio, ma con un handicap notevole. Azzurra la controlla da dietro: bisogna restare a una distanza che non le consenta di fare la penalità ma neanche troppo vicini per non correre il rischio di un contatto. Dean Barker e Ray Davies sono preoccupati di finire lì il loro Trophy. Riescono a navigare molto bene e a conquistare il vantaggio sufficiente per tagliare la linea del traguardo, compiendo la penalità, con un solo secondo di vantaggio.

Gavin Brady conduce l’equipaggio di Mascalzone Latino Audi Team. Scoperto da Paul Cayard ai tempi di America One, quella che ha fatto soffrire Luna Rossa nel 2000, ha lavorato in diversi sindacati di Coppa America, Luna Rossa, Bmw Oracle. E’ un timoniere noto per le sue aggressioni. Non solo al timone: ha un carattere forte, che ricorda in qualche modo quello del giovane Dennis Conner: canini affilati, riposta pronta. Sono vicini anche per una certa passione per la birra, che per un velista anglosassone è del tutto normale. Gavin si racconta: “La mia casa è stata Annapolis, nel Maryland, ma mia moglie ha preso la decisione di tornare in Nuova Zelanda, lo faremo in agosto. Stiamo tornando a essere kiwi. Ci sembra importante rallentare la nostra vita da globetrotter, mettere le radici da qualche parte. Le nostre figlie cominciano la scuola. Siamo stati un molti paesi fantastici ma non c’è dubbio che la Nuova Zelanda sia un grande posto dove far crescere i ragazzi”.Al momento non ci sono garanzie che Brady rimanga con Mascalzone Latino, Challenger of Record per la edizione 34 della Coppa: è una decisione che dovrà prendere Vincenzo Onorato e le performance di Brady a Aukland possono avere la loro influenza decisiva.  Onorato ha chiesto a Brady di aiutarlo a mettere insieme un equipaggio di alto livello fisico e tecnico per partecipare al Louis Vuitton Trophy. Brady ha cercato di dare potenza alla barca con alcuni uomini molto muscolari e ritiene che a Auckland Mascalzone Latino abbia l’equipaggio fisicamente più dotato, e stanno anche provando di essere buoni vilisti. “E’ importante essere potenti con i venti di sud ovest che in questa stagione  soffiano a Auckland.  Dobbiamo governare barche pesanti: 25 tonnellate di stazza, 600 metri quadri di gennaker, un 35 tonnellate sulla scotta della randa. Tutto questo richiede forza. Se hai l’abilità di partire in maniera aggressiva hai bisogno di questa gente che cazza le vele”, dice.  Brady sa che la sua squadra è stata scelta specificamente per il Louis Vuitton Trophy e andare avanti verso la Coppa America è un’altra storia. “Si parla molto della Coppa America e il Challenger of Record, ma Vincenzo ha fatto un gran bel lavoro nel tenerci lontano da questo. Il nostro compito è di andare in mare e mostrare il marchio Audi che sta investendo su di noi. E se Audi ritiene siamo un buon team che naviga bene in mare e a terra investiranno su di noi. Stiamo costruendo una famiglia, con gli sponsor ed è positivo per Vincenzo”.  Brady continua a timonare e fare il project manager di del programma di Beau Jeste del finanziere di Hong Kong Karl Kwok, che è presidente della Hong Kong Sailing Association e Brady sta cercando di spingerlo a fare la sua sfida per la Coppa America. “So che gli piace, so che potrebbe farlo”, dice. Hong Kong ospiterà una regata Louis Vuitton in gennaio del prossimo anno e Brady dice che sarà un posto fantastico per le regate. “E’ un campo molto divertente, onde grandi e tanto vento. Alcune delle regate migliori che ho fatto sono in quella parte di mondo”.

Vento teso fin dal mattino nell’Hauraki Gulf, teatro del Louis Vuitton Trophy. Si correva per il primo turno eliminatorio quattro regate secche dopo il round robin per definire due barche escluse e due che passano in semifinale senza affrontare il quarto successivo. Mascalzone Latino Audi Team che ha mandato a casa i francesi di Aleph è in semifinale assieme a Emirates Team New Zealand che ha giustiziato Synergy. I quattro sindacati che occupavano la parte centrale della classifica si confermano la middle class del torneo e dovranno incontrarsi tra loro a coppie, al meglio di tre regate. Vuol dire che il primo che totalizza due vittorie passa al turno successivo per incontrare i semifinalisti già decisi. Lo skipper di All4One che aveva il diritto di scegliere l’avversario ha scelto Azzurra. Gli altri due sono Team Origin e Artemis, che hanno dato vita a una regata più che combattuta.

La prima a scendere in campo è stata Azzurra contro Artemis. La giornata maschia non era del tutto a favore dell’equipaggio di Francesco Bruni e Tommaso Chieffi, che altre volte ha dimostrato di subire il vento forte. La partenza è buona per Bruni, che parte lanciato e costringe Terry Hutchinson a una doppia virata. Azzurra naviga a sinistra ma per Cayard e compagni arriva un piccolo aiuto dalle fortuna, un saltino del vento a destra che li avvantaggia quel tanto che basta a manovrare per girare per primi la boa. Girano la prima boa di bolina con un vantaggio che gli consente di issare senza fretta e senza rischi di fare errori. Su Azzurra invece si capisce che non tutto funziona a meraviglia a prua. Infatti dopo una strambata poco brillante Azzurra precipita sul cancello di poppa senza che i prodieri abbiano pronta la retriever line, la cima che consente di sgonfiare il gennaker tirandolo dentro la barca. Da quel momento la regata è sostanzialmente chiusa a favore degli svedesi, Cayard sorride sotto i baffi. Su Azzurra masticano amaro, troppe imperfezioni. Dice Bruni: “Abbiamo fatto una bella partenza, volevamo la destra e l’abbiamo avuta. Dopo che abbiamo costretto Artemis a virare è arrivato un salto a destra che li ha favoriti. In poppa i prodieri hanno dovuto lavorare molto e hanno commesso qualche imperfezione. Il vento era forte e in queste condizioni abbiamo qualcosa da mettere a punto”.

Mascalzone Latino Audi Team aveva di fronte un avversario molto più malleabile: è vero che Bertrand Pace ha battuto i padroni di casa, ma una giornata in cui avevano preso non proprio seriamente l’impegno. Gavin Brady in partenza punisce uno dei maestri riconosciuti del match race e parte a tutta velocità con una cinquantina di metri di vantaggio. La regata potrebbe esser chiusa ma i francesi sono lesti a riportarsi in regata e passano alla boa di bolina vicini alla barca italiana. Tentano la manovra di gybe set (una strambata con issata) ma il loro gennaker si impiglia lungo lo strallo di prua e si straccia. Si guardano in giro senza troppa convinzione, sanno bene che la regata è finita. Dice Gavin Brady: “Nella prima bolina abbiamo scelto di navigare al centro del campo, dove il vento è più teso ma stabile. Loro hanno spinto a sinistra e hanno guadagnato qualcosa. Abbiamo scelto di controllarli piuttosto che tentare di guadagnare ancora”. Adesso per Mascalzone Latino Audi Team una pausa di riposo, turismo in cerca di concentrazione. L’equipaggio è in crescita.

Nelle altre regate vittorie sicure di Team Origin dello squadrone inglese contro All4One e Emirates Team New Zealand contro Synergy in cerca di un colpo di scena o meglio della vittoria della bandiera.

Atteso, temuto, voluto, è arrivato finalmente il derby, l’incontro diretto tra le due barche italiane. In una giornata importante per il Louis Vuitton Trophy perché anche la Coppa America è fisicamente giunta a Auckland, era l’incontro da non perdere. Il sesto di un programma intenso voluto da Peter “Luigi” Reggio per completare tutto il programma di regate. Dunque, da una parte Mascalzone Latino Audi Team in forte crescita di forma in questi giorni, a suo agio con il vento forte per la stazza fisica dei grinder, con il timoniere neozelandese Gavin Brady pronto a mostrare i denti sfoderando la sua ben nota cattiveria sportiva. Dall’altra l’equipaggio molto italiano di Azzurra, il timoniere palermitano Francesco “Checco” Bruni, uno dei talenti più luminosi della vela italiana, con il navigato (nel senso letterale del termine, è stato con gli equipaggi più forti del mondo) Tommaso Chieffi.

I due team si sono presentati sulla linea di partenza a pari punti, per conquistare la quinta vittoria, che valeva il secondo posto dietro Emirates Team New Zealand. Il fuoco si accende subito, al primo incrocio tra le barche nel box di partenza Chieffi alza la bandiera di protesta ma gli Umpire non vedono infrazioni. I due equipaggi scelgono lati del campo diversi: Azzurra a destra, Mascalzone a sinistra. Si arrampicano verso la boa di bolina in una regata strategica. Alla fine sembra avere ragione Azzurra: Mascalzone insegue. Ma insegue bene, gonfia subito il gennaker, si avvicina, conquista l’interno. Il virtual spectator indica il sorpasso al cancello di poppa. Altra bolina di passione con i due tricolore che sventolano a poppa. Immagine bella: nel tempio della vela una barca italiana sarà seconda solo ai maestri kiwi. Verso la fine della bolina un salto di vento assicura a Mascalzone il comando: prima Gavin porta oltre la boa Bruni, poi passa in testa e controlla per tutta l’ultima poppa. Grande regata, grandi marinai come dichiara il piccolo vantaggio di 13 secondi. Mascalzone con la quinta vittoria è seconda in classifica e significa che incontrerà nel successivo girone eliminatorio i francesi dei Aleph che ha totalizzato solo due vittorie. Ad Azzurra accreditata del quarto posto dietro ad All4One (tutti a 4 vittorie comunque) tocca invece un avversaro più coriaceo: Artemis di Paul Cayard in forte crescita dopo una regata tremenda contro TeamOrigin dove gli Umpire hanno erogato quattro penalità di cui una con bandiera rossa.

Francesco Bruni: “sono comunque contento perché abbiamo disputato due bellissime regate. Quella contro Mascalzone è stata davvero appassionante ed è chiaro che ci sarebbe piaciuto vincere. Loro sono stati bravi a tenere la regata sempre aperta. Noi abbiamo avuto un paio di piccole incertezze e non ci aspettavamo quel forte salto di vento a destra nella seconda bolina. E’ stato un match veramente emozionante, aperto fino alla fine, e sono contento dei miei ragazzi che hanno fatto un lavoro eccellente.”

Gavin Brady: “Intanto voglio dire che tra i nostri team non c’è ostilità: siamo buoni amici e buoni avversari. Noi stiamo cercando di portare queste barche in maniera aggressiva e sempre più veloci. Siamo in progressione, stiamo crescendo bene. Comunque la vita è strana, delle volte hai la sensazione di andar bene e perdi. Ci è successo contro Emirates Team New Zealand, ci sembrava di aver fatto tutto quello che serviva ma ci hanno battuto. Contro Azzurra ci sembra di aver navigato peggio, più incerti, ma abbiamo vinto”.

Per il resto la giornata è stata pesante: sette regate, l’ultima finita quasi con il buio per la soddisfazione di Peter Reggio. La grande battaglia è nella parte centrale della classifica, con la voglia dei team di “centro” di fare centro. Sgomita Cayard per un posto al sole, lo fa anche Team Origin con meno successo e più pasticci.

Alla fine del Round Robin e prima del complesso sistema di eliminazione inventato da Ken Macintyre per il rugby la classifica è questa

1) ETNZ 6 vittorie, una sconfitta;2) Mascalzone Latino Audi Team 5 – 2; 3) All4One 4-3; 4)Azzurra -3; 5) Artemis 4 -3; 6) TeamOrigin 3-4; 7) Aleph 2-5; 8) Synergy 0-7.