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I più conoscono Brad Butterworth come skipper di Alinghi 2007: con la sua aria scanzonata, la battuta sempre pronta sembra spesso “incredibile”, ma invece è uno dei grandissimi della vela. Una delle sue prime vittorie è stata con lo squadrone neozelandese al timone del one tonner Propaganda, poi è arrivata la Whitbread Round The World Race come capoturno di Steinlager, la barca imbattibile di Peter Blake. In Coppa America ha fatto coppia fissa con Russell Coutts fin dal 92, con le sfortunate ultime regate contro Il Moro di Venezia che sono costate ai kiwi la Louis Vuitton Cup. Dopo di allora vittoria nel 95, difesa con successo nel 2000, vittoria nel 2003 con Alinghi e ancora difesa con successo con Alinghi nel 2007. Insomma, pochi hanno un occhio così preciso su quanto succede nella vela mondiale e nella Coppa America, lo abbiamo incontrato dopo l’incidente di Bart Simpson.

Cosa pensi del grave incidente di Artemis e la morte di Andrew “Bart” Simpson, in mare la vita è sempre stata in pericolo qualche volta ce lo dimentichiamo.
“Ogni perdita di una vita è inaccettabile e andrebbe sempre trattata con questa visione. Tuttavia quando andiamo in mare aperto, come durante la Volvo Race e dove si naviga in zone del mondo davvero difficili come Capo di Buona Speranza o Capo Horn è chiaro che si deve convivere con questo rischio. Ma in acque chiuse, addirittura in un porto, che qualcuno perda la sua vita con tutti i sistemi di sicurezza disponibili e vicini è inaccettabile. Adesso bisogna mettere in pratica nuove procedure perché questo non accada di nuovo. Il nostro sport dovrebbe essere divertente, spettacolare, questi fatti sono solo tragedie”.
Brad, dopo le grandi imprese di Alinghi sei in una posizione di attesa, come inquadri il mondo della vela?
“Siamo in una situazione difficile per le sponsorizzazioni, qualsiasi team ha difficoltà. Con Alinghi volevamo fare la Volvo Race e abbiamo preparato un progetto, ma abbiamo fatto molta una grande fatica ad assicurarci il budget per tutta la regata fino a rinunciare. Guardo con attenzione a cosa succede nella Coppa America dove voglio tornare prima o poi, ma a mio avviso ha perso la sua strada. Se si guarda a cosa è successo nel passato sembra difficile tornare indietro, mi sembra di vedere quello che era negli anni sessanta, con pochi team, e questo è molto triste”.
Il foiling sarà una nuova arte della vela o è un episodio passeggero?
“Penso che dobbiamo tornare a incoraggiare la partecipazione di tante squadre alla Coppa America. Il foiling è sicuramente molto eccitante ed è spettacolare. Non credo sia però la strada da seguire, si parla con nostalgia di Coppa tradizionale e forse non dobbiamo tornare a quello. Ma il salto che è stato fatto in avanti è forse troppo in avanti e molti team sono rimasti esclusi. Certamente i team di Coppa America finora sono stati finanziati dai governi o da armatori ricchi con l’aiuto di qualche sponsor, e in passato anche tanti sponsor che ora non ci sono più, bisogna incoraggiare questa gente a tornare in barca”.
Hai un team favorito?
“Credo che per tornare a una Coppa più ‘friendly’ questa dovrebbe tornare in Nuova Zelanda o arrivare in Italia, a tutti piacerebbe sfidare, anzi lo sognano me compreso, Luna Rossa in Italia. Sono tutti sicuri che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa saprebbero cambiare in una maniera positiva. Credo però che Oracle abbia fatto un grande lavoro e che il package barca – ala sia fantastico e superiore alle altre barche e temo che sarà davvero difficile batterli. Se vince Oracle credo vedremo nella prossima edizione ancora cat foiling ma di 50 piedi”.