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C’è un italiano a capo dell’ International Sailing Federation,abbreviato in ISAF. E’ Carlo Croce, già presidente della Federazione Italiana Vela e dello Yacht Club Italiano. Croce segue le orme del padre Beppe, che ha presieduto l’organismo internazionale, che allora si chiamava IYRU (International, Yacht, Racing, Union) con mano ferma per molti anni, dal 69 all’86. Giusto affermare che Carlo Croce, atleta e velista a sua volta, è cresciuto a pane e vela e che forse proprio la sua provenienza ha avuto peso nell’elezione. E’ un momento difficile per la vela, e parliamo della vela di tutti, che potrebbe essere in un futuro non troppo lontano essere esclusa dalle Olimpiadi. “Quando Costantino di Grecia ha pronunciato il mio nome è stata una grande emozione… – racconta Carlo Croce – fino a due giorni prima non ci avrei scommesso due lire, c’erano candidati che avevano lavorato da almeno due anni, mentre la mia candidatura è stata una cosa rapida, decisa alla fine”. Presidente, dove vuol portare la vela mondiale? “Il primo punto che sta a cuore a me e anche al CIO è la universalità dello sport. Per difendere la vela come sport olimpico dobbiamo insistere questo valore che è già intrinseco della vela. Per dimostrarlo occorrono delle risorse e quindi il secondo punto è dove trovare le risorse per farlo. Ci vuole un lavoro di marketing intensivo, anche di progettazione degli eventi. La World Cup attuale è incomprensibile e ingestibile per uno sponsor dobbiamo essere comprensibili alla grande massa. La mia grande fortuna è che la televisione durante le regate olimpiche di Weymouth è stata un primo passo molto positivo: si è visto che quando la vela è seguita da telecamere azionate da gente competente è bella da vedere. Nel programma olimpico ci sono 24 sport intoccabili e 9 sport che hanno delle caratteristiche un po’ estreme per cui possono essere cancellati. La vela è tra questi ma per fortuna è centrale, ci possiamo difendere. Ha già dei punti a favore, come un grande equilibrio tra sessi”. Ma la vela non è tutta li, non solo Olimpiadi “Per la vela d’altura (quella delle grandi barche ndr) ho già avuto da parte di uno sponsor noto la promessa di essere presente se riusciamo a presentare il programma per un campionato del mondo ben fatto, in una sede dove il vento è protagonista. Poi ci sono gli eventi dove l’Isaf è presente solo con un piccolo marchio sulle barche, parlo di Volvo Race, Vendee Globe, Coppa America, dove la presenza della federazione internazionale è un po’ casuale e andrebbe riordinata, convenzionata”. ISAF è un brand che va gestito ad alto livello, finora è stato come un vecchio club gestito affettuosamente, con competenza ma alla vecchia maniera. Abbiamo milioni di iscritti da far valere”. Finora i casi di positività al doping sono stati legati a casi di droghe “ricreative” ma questo può diventare un problema anche nella vela? “Si purtroppo. Bisogna stare attenti, quando si vedono certi atleti esplodere e cambiare fisico nel giro di un anno qualcosa può essere successo. In alcuni casi si arriva a un potenziamento che è difficile credere sia solo merito della palestra. E’ uno dei temi dello sport. Ci sono nazioni che hanno un approccio totalmente diverso dal nostro, che possono spingere gli atleti al risultato a qualsiasi costo e anzi lo aiutano”. Su che struttura può contare? “Sono contento di avere un vicepresidente cinese. Il board è composto da gente molto competente, distribuita geograficamente in tutto il mondo. Gente che ha voglia di cambiare, di portare lo sport verso il progresso. Il primo consiglio è avvenuto dopo l’elezione, il prossimo ai primi di dicembre, perché ho già cambiato le abitudini…lo staff voleva aprile. Adesso abbiamo da mettere i nomi in tutti i comitati, bisogna essere subito esecutivi. Vorrei arricchire l’esecutivo di un professionista di sport e marketing, se riesco ad avere un “amministratore delegato” c’è più propulsione. Adesso c’è uno staff di gente mediamente competente e un general manager che a dire il vero si occupa più di burocrazia che di sviluppo”.