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Luna Rossa vince, la Coppa perde

Luna Rossa brilla nell’ultimo giorno delle World Series dell’America’s Cup. L’equipaggio di Piranha infatti con Chris Draper al timone e Francesco “Checco” Bruni alla tattica ha vinto l’ultima regata di flotta, che portava cinque volte i punti delle altre, e si è aggiudica la tappa di Napoli delle World Series. Lo skipper Max Sirena, che naviga sull’altra barca in gara, Swordfish, è soddisfatto “abbiamo dimostrato agli avversari che pur avendo cominciato da ultimi siamo già in regata, con un equipaggio senza prime donne, equilibrato e solido”. Anche il patron Patrizio Bertelli è contento “non è un caso che Oracle sia secondo, li abbiamo già battuti a Valencia è quello il loro posto”. Un tonfo i migliori fino al giorno prima, i kiwi di Emirates Team New Zealand che trattengono un terzo posto che non li appaga di certo. Luna Rossa era al debutto in regata dopo il lancio della quarta sfida di Patrizio Bertelli: la seconda con sponsor unico Prada, con un investimento dichiarato di 40 milioni di euro, e la sua prestazione è davvero interessante anche se bisogna dire che Chris Draper era molto bravo anche con Team Korea, la sua è una conferma. Il migliore nella classifica match race è lo svedese Artemis, davanti a Luna Rossa Swordfish che ha vinto la semifinale e testimonia ancora la solidità della squadra. Fin qui lo sport, e Napoli non è stato solo grande spettacolo con la velocità dei catamarani ad ala rigida: era una verifica di come può essere la prossima Coppa e di come possono andare le cose sul piano della grande regata. Qui la situazione è un poco diversa. La città di Napoli ha finito per accendere la discussione con l’organizzazione americana che ha tagliato il programma di regate togliendo il week end iniziale. Il direttore dell’evento Iain Murray, buon velista australiano, ha affermato che lo schema di regate per gli altri eventi sarà il medesimo: solo quattro giorni a ridosso del week end. Questo non accontenta i napoletani e soprattutto il sindaco Luigi de Magistris che ha investito per portare la Coppa America a Napoli cinque milioni di euro. Al di là del successo della manifestazione, che ha raccolto fino a 200 mila persone in via Caracciolo nonostante la pioggia e che ha offerto della città un panorama ben diverso da quello legato alla spazzatura, il programma era più esteso. Forse c’è stato un eccesso di fiducia nel firmare i contratti con Acea (America’s Cup Event Authority) che ha lasciato questo margine di manovra agli organizzatori delle regate. A Napoli mancano molte cose, anche gli spot televisivi mancati sulla città. In più ci si è messo il maltempo, una dichiarazione della Protezione Civile, che ha previsto alcune ore di vento molto forte, ha paralizzato qualsiasi decisione di mandare in mare le barche. Un eccesso di prudenza? Beh, il primo giorno di regate è stato sicuramente più duro di come poteva essere sabato, con il vento in calo. Poteva essere un ragionevole pomeriggio di regate, ma senza televisione è stato considerato inutile lo sforzo di allestire il campo. Prima la Televisione era un particolare, le regate prima di tutto. Adesso senza Tv non si regata, le regate della vecchia Coppa erano uno stillicidio di attese, adesso no. Il problema dei giorni di regata ristretti si pone anche per Venezia che si aspetta un programma più sostanzioso dopo che gli americani hanno anche molto insistito per regatare all’interno del bacino di San Marco. Il sindaco Giorgio Orsoni (il primo a confermare un evento in Italia, ma l’investimento non è noto) era a Napoli proprio per perfezionare queste trattative e il programma dell’evento di maggio e in un certo senso dare man forte al sindaco di Napoli. L’anno prossimo infatti di torna a Napoli e Venezia e le due città vogliono un po’ di più, assieme a Newport, che ha una lunga tradizione di Coppa America, sono le uniche nel mondo che hanno voluto investire, proprio per questo si aspettano un trattamento perlomeno un poco speciale. Succede anche che stanno per cadere molte teste in campo americano, dopo queste regate resteranno a casa in 28 e la mancanza di Russell Coutts, il Ceo di Oracle Racing, in Italia è stata vista come un sintomo del fatto che anche lui potrebbe aver scontentato il patron Larry Ellison: il quinto della classifica di Forbes tra i più ricchi del mondo pare un poco annoiato di come vanno le cose. Voleva la più grande edizione della Coppa per superare quella di Valencia 2007 e si trova solo tre sfidanti veri, Luna Rossa, Emirates Team New Zealand e Artemis più uno fantoccio, Team Energy di Loick Peyron cui arriva uno sponsor da 15 milioni molto amico degli americani, con anche il progetto pronto per costruire la barca. Troppo poco anche in tempo di crisi, un risultato anche della mancanza di programmi concreti che possano piacere agli sponsor. Non sono pochi i sindacati che hanno iniziato a lavorare per partecipare e che si sono trovati in difficoltà perchè non esisteva un programma credibile e definito delle regate. Per lui continuare a investire sull’evento sarebbe molto facile, ma non lo fa. Alla luce di quanto succede il ritiro di Mascalzone Latino, che aveva il ruolo di Challenger of Record, pare più che una decisione improvvisa, forse c’era già la visione che qualcosa non funzionava.