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Giorgio Orsoni ha seguito le regate nella sua duplice veste di presidente della Compagnia della Vela, l’antico club di Venezia e di sindaco della città. Gli abbiamo chiesto di fare un primo bilancio di questa avventura, tanto lontana dalla abituale immagine legata ai monumenti, all’arte antica e moderna.
I catamarani che sfrecciano il laguna sono il simbolo di una intenzione di cambiamento di immagine?
“Si, è così. E’ questo il punto: io dico sempre che Venezia è una città moderna. Essere all’avanguardia è sempre stato nella sua natura, l’innovazione ne ha costruito la storia. L’Arsenale era una magnifica industria da cui sono uscite belle navi. Adesso costruiamo il Mose,una delle più grandi opere di ingegneria d’Europa, che anche gli esperti olandesi stanno studiando”.
Quanto costano alla città questa Americas Cup World Series?
“La città nel complesso ha messo a disposizione circa 5 milioni di euro, parlo di sponsorizzazioni di imprese private legate al territorio. In realtà questa è una cifra teorica, che verificheremo a fine evento, quando tireremo le somme. Abbiamo versato alla Event Authority un milione per acquisire il diritto a organizzare le regate quest’anno e mezzo milione per le regate dell’anno prossimo. Ci tengo a dire che l’amministrazione non spende se non il suo tempo e il suo impegno, i servizi che vanno previsti in queste occasioni”.
Può già tracciare un bilancio dell’impatto delle regate sulla città?
“Mi hanno informato che sono arrivate in città in questa prima parte di maggio circa seicentomila persone, con un deciso incremento sull’anno scorso dovuto a questo evento. Ma il risultato migliore è che questo turismo si è spalmato sul territorio arrivando alla zona di Castello dove è l’Arsenale, ed è un turismo di qualità migliore rispetto al solito. Fino a venerdì gli ingressi all’Arsenale per visitare le basi sono di circa 55 mila persone. E’ sempre stata una zona chiusa, che molti hanno avuto la fortuna di vedere per la prima volta: sono 100 mila metri quadri di cui 7 mila interessati al villaggio delle regate. Abbiamo registrato 2800 barche che vogliono accedere alle zone dedicate agli spettatori. Circa 600 persone lavorano per l’evento. Gli alberghi hanno un tasso di occupazione molto vicino al tutto esaurito”.
Le piacerebbe oltre a queste regate portare a Venezia le regate della vera Coppa America?
“Qui siamo sempre attenti a non fare il passo più lungo della gamba, siamo contenti di questo evento. Comunque certo che mi piacerebbe, spero che ci sia uno sponsor per armare una barca che alza il nostro guidone e poi vincere”.