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La Coppa America numero 33

Il profilo di Bmw Oracle e di Alinghi, due grattacieli di vele che ombreggiano la città di Valencia, resteranno il simbolo più evidente della Coppa numero 33, una edizione di guerra davvero totale e per questo molto contemporanea: lotta di tecnologia, di avvocati, di comunicazione. Lotta tra personalità, ma questo è consueto. Il dopo sarà meglio del prima, perché ci sono nuove strade da percorrere. Intanto la tecnologia, non si può negare un fascino totale alle due barche e dell’incontro di un cat da spiaggia enormizzato e un tri oceanico addomesticato. L’ala di Bmw Oracle è un pezzo d’arte lungo 67 metri che raccoglie esperienze aeronautiche, nautiche.

Di Alinghi si apprezza la struttura esile, anzi leggiadra, anche se a ben vedere le forze in gioco hanno qualcosa di ugualmente grande: il puntone che sorregge i tiranti sotto la sfera che tiene l’albero sopporta un carico che può superare le cento tonnellate e in fondo è solo un tubo di carbonio neanche tanto spesso.

La Coppa America, fin da quando gli americani si sono presentati nel Solent nel 1851, vive tutte le pulsioni della società che la genera. Allora era la vittoria del nuovo mondo, adesso è questo senso di superamento di ogni confine nel duello che credevamo cavalleresco e che scopriamo invece intriso di sentimenti che vanno ben oltre, lo sport come lo abbiamo inteso finora. I giudici non hanno mai lavorato tanto: la Corte Suprema di New York, che interpreta il Deed of Gift, è stata chiamata per nove volte a giudicare da Bmw Oracle e per tre da Alinghi. Gli americani hanno avuto ragione per sette volte, tre giudizi sono in sospeso al momento di scrivere, gli svizzeri hanno avuto ragione due volte. Fa statistica? Perché gli americani hanno avuto più volte ragione? Perché i giudici sono americani o perché è il risultato vero della lettura delle regole? Forse non ha molta importanza saperlo davvero, ne indagare perché il triangolo Ellison, Coutts e Bertarelli sia stato così incapace di trovare un accordo qualsiasi.

 Tuttavia giova notare come tutto questo assomiglia drammaticamente alla situazione che si produce in molti stati democratici, dove con la comunicazione si tenta di scardinare il potere giuridico e minare l’equilibrio dei tre poteri così ben definiti dal Barone di Montesquieu. Una giovane e aggressiva giornalista delle reti Blomberg, nuova del rutilante giro della Coppa, a fine gennaio ha chiesto imperterrita a tutti quelli che intervistava “ma tutto quello che è successo che danni ha fatto alla Coppa?”. Alla fine la Coppa è sempre uno spettacolo assoluto, e anche la 33 di questi giorni lo sarà.