Hanno detto che era qui in vacanza, ma la presenza di Russell Coutts a Auckland ha un peso ben diverso. In questi giorni infatti ci saranno dei meeting nel board di WSTA, l’associazione di armatori che organizza gli eventi del Louis Vuitton Trophy assieme agli uomini della maison francese. Il presidente dell’associazione è Paul Cayard, tra i soci fondatori ci sono Bmw Oracle, Artemis, Team New Zealand e Synergy. Vale a dire i principali attori della edizione 34 della Coppa America. Il Defender, il Challenger of Record, alcuni dei partecipanti più forti. Quello che si può capire della situazione attuale è che si sta lavorando per mantenere la WSTA come “comitato scientifico” per decidere le regole e il protocollo della prossima edizione della Coppa. In questo modo si potrebbe lavorare subito in maniera ocncreta ed evitare che al tavolo si siedano i sindacati che non hanno tradizione e in un certo senso fanno confusione. Altra cosa che sembra molto vicina al vero è il ritorno quasi certo della Louis Vuitton Cup, che adesso troneggia nella sede del Royal New Zealand Yacht Squadron. Sul tavolo ci sono molti problemi da affrontare, dal formato delle regate, alla barca da usare (con una possibilità per i catamarani), agli eventi di avvicinamento alla prossima Coppa di cui è da decidere anche la data.

Il quotidiano Herald New Zealand ha pubblicato un articolo in cui Russell mette in dubbio la partecipazione attiva alla prossima edizione. “Per il momento faccio di tutto per costruire le regole per la prossima edizione, ma prima di decidere di proseguire voglio fare un paio di mesi di vacanza”.

Quella nautica è considerata la prima industria del paese, con un valore di oltre 2 miliardi di dollari, di cui si prevede una crescita di un altro miliardo entro il 2025. Sono i livelli, più meno di quando dichiarava quella italiana prima della crisi. C’è sempre una incertezza nella veridicità di questi dati, però è chiaro a tutti che ha comunque avuto un peso fondamentale a livello inernazionale, se non proprio in termini di numeri certamente per innovazione e qualità.
I prodotti e i servizi vanno dalla costruzione di barche da regata di altissimo livello ai superyachts, ai motori jet, alberi, cime, vele, elettronica, software. Cantieri come Cookson, Alloy Yachts, Marten, sono ben noti. Molti prodotti sono al più alto livello di qualità e contribuiscono a sostenere l’immagine del paese come fornitore di eccellenza, con una analogia forte con quanto succede (succedeva?) in Italia. Molte industrie esporranno durante l’Auckland International Boat Show che sarà aperto nel Viaduct Basin dall 11 marzo fino al 14. Una manifestazione non grande, ma certamente utile. Auckland si considera come un “hub” della tecnologia legata al mare. L’industria nautica neozelandese impiega più di 10 mila persone e la regione attorno alla città ne occupa circa il 60%. Dopo le regate della Louis Vuitton Cup e la successiva America’s Cup del 1999/2000 la crescita dell’industria nautica neozelandese ha visto un significativo progresso. Lo stesso fenomeno si è prodotto con le regate del 2002- 2003, che hanno contribuito a rinforzare immagine e valore.  .Anche dall’altra parte del mondo la recessione globale ha avuto un impatto rallentando la crescita dell’industria ma è stata aiutata dal fatto che si rivolge in gran parte a un pubblico di velisti che tende a essere più tradizionale, perché coinvolto per passione e divertimento e non “volatile” come quello del settore lusso e motore.

Inizia oggi il secondo evento del Louis Vuitton Trophy: sul campo di regata di Auckland sono impegnati otto team con forti interessi a partecipare alla Coppa America. Gli italiani sono Mascalzone Latino Audi Team e Azzurra, grazie al sorteggio toccano a loro le regate di apertura. La prima infatti tocca a Mascalzone: il timoniere neozelandese con residenza americana Gavin Brady, è contro Sebastien Col del team franco tedesco di All4One, che ha per skipper il tedesco Jochen Schumann. Col entrerà nel box di partenza con la bandiera gialla in posizione favorita. Gavin commenta così il suo debutto sulla barca italiana: “Abbiamo un equipaggio fatto con un mix di vecchio e nuovo, con tante diverse attitudini. Il team di Mascalzone ha fatto molto in diverse classi , vincendo campionati importanti, ha una tradizione da rispettare”.

Ad Azzurra tocca la seconda regata, è  contro l’inglese Team Origin. Il timoniere Francesco Bruni contro il temibile Ben Ainslie, uno che dalla vela ha già avuto molto: tre medaglie d’oro alle Olimpiadi. Ainslie, che è stato timoniere allenatore di Emirates Team New Zealand, fa finta di essere un principiante: “con queste barche devo ancora imparare”. Francesco Bruni ha portato con il tattico Tommaso Chieffi Azzurra alla vittoria a Nizza, parte tra i favoriti e conosce il campo di regata per la sua partecipazione l’anno scorso alle Pacific Series con il team Joe Fly ora con la barca dello Yacht Club Costa Smeralda e prima con la campagna di Luna Rossa: “Vincere a Nizza è stata una sorpresa e non c’era niente di pronto a casa per festeggiare. Il vento li ci ha un poco favorito, tutti sanno che gli italiani sono più forti con il vento debole. L’anno scorso è stato un grande evento con condizioni diverse e abbiamo imparato molto”.

Una regata da seguire è la terza: Artemis di Paul Cayard incontra i padroni di casa e favoriti Emirates Team New Zealand. Lo skipper Dean Barker parte con prudenza: .”La cosa fantastica di questa seconda serie a Auckland – dice – è che il livello è certamente elevato, più elevato dell’anno scorso. Molte persone che sono preparate sulla versione cinque delle barche. Dobbiamo regatare bene perché ogni squadra può vincere”. Paul Cayard torna a sentire aria di Coppa America dopo la clamorosa esclusione dal team Oracle nel 2003 quando Larry Ellison volle imporre Chris Dickson come skipper. Paul è presidente di WSTA, l’associazione fondata da quattro sindacati dopo la Coppa del 2007 per tenere vivo il circuito di regate ad alto livello. “ WSTA è molto contenta che la 33 Coppa America sia finita. C’è almeno un’idea di come essere coinvolti nella prossima edizione” Cayard aggiunge, riferendosi a Larry Ellison: “lo dico anche perché uno dei fondatori ha vinto la Coppa poche settimane fa”. Prosegue raccontando il futuro: “nel gennaio del 2011 saremo a Hong Kong e stiamo cercando di attivare nuovi eventi per il 2011 e 2012. La generosità di Louis Vuitton che ci è sempre stata vicina non si discute. WSTA è stata una bella idea e li ringraziamo di averci seguito e stimolato”. Chiude la prima giornata di regate l’incontro tra il team russo Synergy dello skipper Karol Jablonsky contro il francese Aleph di Bertrand Pace.

Per arrivare alla fine del programma saranno disputate 55 regate, tutte a bordo delle due barche di Emirates Team New Zeland che sono assitite da un team di 45 uomini. Quest’anno sono dotate di vele nuove e identiche per pareggiare le prestazioni.

La corsa del trimarano francese, che ha stabilito il record dell’Indiano e quello del Pacifico, ha subito un forte rallentamento dopo il passaggio di Capo Horn. Il vento è poco e la rotta scelta, lontana dalle coste del Brasile, non sembra produttiva. Il risultato è un ritardo di 240 miglia. Non sono molte viste le velocità che questi trimarano possono produrre, ma è ma il risultato finale, scendere sotto i cinquanta giorni attorno al mondo, può essere più difficile da raggiungere.

Nella foto Capo Horn

qui la cartina con la rotta
Groupama – Jules Verne

La notizia è “sentimentalmente” più importante di quel che può sembrare a una prima lettura dei fatti economici. Attilio “Tilli” Antonelli è uno degli imprenditori più dinamici dell’ultimo ventennio. Nato in Romagna ha passato la gioventù a bordo del Moro di Venezia di Raul Gardini conquistando presto il soprannome di “Toro Tilli” per la sua risolutiva potenza fisica. Certo che nel mondo della vela non poteva far cassa ha fondato i “Cantieri dell’Adriatico” che hanno iniziato a produrre le barche Pershing, nome preso a prestito da quello dei missili dedicati al generale John Pershing, eroe della prima guerra mondiale. Ed è stata una delle favole dell’italian style: con il designer Fulvio De Simoni Tilli impone un open abitabile che ha fatto scuola, di abitabilità e stile visto che la finestrella ad arco è stata copiata anche nelle auto.  Negli anni del boom il cantiere si è chiamato Pershing ed è confluito nel Gruppo Ferretti, trovando energie per diventare grande e fare ricerca.  Ma dopo il successo del gruppo ha condiviso anche la forte crisi. Negli ultimi mesi Antonelli avrebbe visto bene la vendita del “suo” cantiere di cui era sempre rimasto l’anima operativa a nuovi acquirenti, fondi internazionali, con una offerta di 100 milioni. Il gruppo non ha voluto cedere il marchio, che ritiene strategico per uscire dalla crisi e Antonelli si è dimesso. Se la crisi non rientra per l’imprenditore romagnolo significa la definitiva separazione dalla sua creatura.  Questo il testo del comunicato ufficiale del Gruppo Ferretti: “Il cda di Ferretti Spa ha rifiutato un’offerta d’acquisto pervenuta lo scorso 3 febbraio per la controllata Pershing. Decisione presa in considerazione della rilevanza strategica del marchio, dell’importanza dell’unità produttiva di Mondolfo e del valore tecnico-umano delle persone che vi operano, al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dal piano industriale e di rilancio del gruppo. Il presidente di Pershing, Attilio Antonelli, non condividendo tale scelta, ha deciso di rassegnare le dimissioni dagli incarichi societari. I cda di Ferretti Spa e di Pershing, seppur con rammarico, hanno preso atto di tale decisione. Il presidente Norberto Ferretti, e l’ad Salvatore Basile, ringraziano Tilli Antonelli per il lavoro svolto in questi anni e gli formulano i più sinceri auguri per il suo futuro”. Qualche giorno fa il Gruppo aveva ceduto il marchio Aprea al suo fondatore Cataldo Aprea con la famiglia Pollio, che quindi restava invece del cantiere che aveva reso famoso.