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Un punto prezioso

La Louis Vuitton Cup offre nuovi motivi di spettacolo: nella gara a eliminazione, più che a match race come promesso dai pieghevoli che illustrano la Coppa America è stato il turno di Luna Rossa che si è portata così sull’uno pari. E’ un evento, negli ultimi tredici anni la barca di Patrizio Bertelli aveva sempre perso gli incontri diretti contro i mostri sacri della vela. Invece ieri i “rockets” di Max Sirena, goffi nelle loro tute argentate che nascondono protezioni e salvagenti sono andati al riposo con il pareggio in tasca.
Il punto non è arrivato per gioco di abilità quanto per avaria dell’avversario, ma è importante. “Intanto è un punto – dice Max Sirena – non è bello vincere così.. ma capita: Queste barche sono molto delicate, basta poco a metterle in crisi, anche noi abbiamo avuto una piccola rottura alle costole che sostengono il laminato dell’ala”. Emirates Team New Zealand, con Dean Barker evidentemente furioso per questo ennesimo incidente, è rimasta ferma immobile dopo aver come al solito interpretato la parte principale, senza la possibilità muovere le derive e regolare nulla. Il problema? Una banale batteria al litio che controlla l’elettronica che a sua volta controlla la gestione della centrale idraulica, che è una parte fondamentale su queste barche. I grinder, i più grossi per intendersi, infatti devono sempre lavorare alla manovelle per dare potenza per le regolazioni necessarie per controllare tutte le funzioni e soprattutto alle derive (daggerboard) per muoverle in tutte le direzioni con sforzi incredibili per sostenere il foiling, ovvero quella particolare andatura da aliscafo che consente a questi catamarani di navigare sollevati sull’acqua. Le batterie, dovrebbe essere una batteria al litio, ogni tanto muoiono all’improvviso e senza avvisare, non come le vecchie al piombo la cui vita diventava sempre più difficile e il ciclo di carica breve.
Nella prima regata della finale per Luna Rossa è rimasta ferma per un guasto da 100 dollari su una barca che ne costa 10 milioni, oggi più o meno la stessa cosa per i kiwi che sembravano aver recuperato lo shock del dramma del quasi ribaltamento. Insomma, Luna Rossa per la prima volta in tanti giorni non ha visto le poppe dell’avversario e ha conquistato un punto che è storicamente importante: nelle regate che contano ovvero nella finale della Coppa del 2000 e nella finale Louis Vuitton Cup del 2007 non era mai riuscita a batterla. Questo punto  è anche una, per il momento piccola rivincita nei confronti di un team sempre amico ma anche sempre avversario. Luna Rossa è partita sapendo che la vittoria in questa finale sarebbe stata molto difficile, e i kiwi vogliono vincere in fretta, per avere più tempo per le modifiche alla barca in vista dell’incontro con Oracle. Grant Dalton vorrebbe chiudere la partita con Luna Rossa entro sabato, ma questo potrebbe anche non succedere. Queste incrinature alla quotidiana perfezione dell’equipaggio kiwi sembrano forse un segnale che la barca è rapidissima, oggi saliva di bolina come avesse la cremagliera e ha pure provato a navigare in modalità aliscafo, cosa che finora controvento non è stata tentata. Il VMG di bolina di Aeteroa è a volte 3 nodi migliore di quello di Luna Rossa, fa un po impressione. Ancora una volta il Comitato di Regata, dopo  ha provvidenzialmente sospeso la seconda prova per eccesso di vento, ancora una volta ha dato l’impressione di fare un favore ai concorrenti, ma a quanto pare i conteggi del Comitato sono molto precisi: vento più corrente con rigore a 21 nodi. Del resto la Coast Guard vigila su ogni possibile incidente, e il rischio è molto visibile. “Fino a venti nodi queste barche sono belle donne – dice Max Sirena – dopo diventano ingestibili e cattive, troppo potenti”.
Oracle ha tentato una ulteriore regata tra le sue barche, ma Ben Ainslie in una orzata molto violenta ha spezzato di netto il timone di sinistra, che ha  galleggiato in acqua mostrando una struttura molto leggera, senza un vero e proprio asse ma all’apparenza senza neanche una scatolatura con rinforzo.
Una notte di sogni d’oro per Max Sirena ed equipaggio, di speranze comuni a quelle di tanti migranti che entrando nella baia di San Francisco hanno sognato la ricchezza, dopo i loro viaggi massacranti a bordo dei clipper che arrancavano per settimane attorno a Capo Horn.
Anche quelle meravigliose navi a vela vivevano con il mito della velocità e spesso, un poco come gli AC 72, erano costruiti per il solo viaggio di andata: nessuno aveva merci o persone da riportare indietro dalla California a New York, erano solo le speranze di trovare pepite sulle rive di Silverado a pagare il biglietto. Per questo il simbolo di quella caccia si chiama Golden Gate, la porta d’oro, verso un mondo nuovo, una vita nuova. L’oro da carezzare adesso è il sogno di diventare il Challenger, lo sfidante di Oracle, una missione impossibile al posto di chi sembra da tutti i punti di vista il favorito in questo gioco.