Si parla tanto italiano in questi giorni Valencia. Si spera in una pacifica conclusione della Coppa 33 per iniziare a lavorare a una nuova edizione multi challenge. Cosa può succedere? Intanto in caso di vittoria di Alinghi è molto probabile che Green Challenge di Francesco De Leo e Lorenzo Rizzardi, sfida lanciata con il guidone del Circolo Vela Gargnano diventi il Challenger of Record, ovvero il primo degli sfidanti e quello che con il Defender decide le nuove regole del gioco. Nato sulle ceneri di +39 il sindacato ha tentato anche una sfida con i multiscafi poi rifiutata. Sarebbe la prima volta nella storia che due club con base su un lago hanno in mano la Coppa America. Risultato di una svista del 2003, quando i challenger accettarono la sfida della SNG senza valutarne fino in fondo le conseguenze.
In caso di vittoria di Bmw Oracle è possibile che questo onore vada a Mascalzone Latino, che fin dalla prima ora si era schierato con gli americani, Vincenzo Onorato, che ha ceduto la presidenza del team alla moglie Lara, sarebbe alla terza partecipazione dopo il 2003 e il 2007. Al momento per partecipare alle regate di Auckland e Maddalena del LVT ha assoldato il timoniere Gavin Brady e il tattico Flavio Favini e sulle vele avrà il logo Audi.
Gli altri italiani pronti a partecipare sono la nuova Azzurra, che riparte con lo spirito della primissima condotta da Riccardo Bonadeo e s.a. Karim Aga Khan. Hanno scelto per timoniere il palermitano Francesco Bruni e per tattico Tommaso Chieffi. Azzurra, che ne ha vinto la prima tappa a Nizza, e Mascalzone in marzo saranno a Auckland per il Louis Vuitton Trophy.
Ma non manca all’appello degli aspiranti Patrizio Bertelli, che desidera la quarta partecipazione di Luna Rossa e tiene attiva la rinnovata ciurma (si fa per dire ovviamente) dal cuore tutto brasiliano grazie a Torben Grael e Robert Scheidt correndo nel circuito dei TP 52. Bertelli dopo un incontro segreto, in cui lo voleva assumere, fatto ad Alicante con Russell Coutts aveva capito che questa edizione sarebbe stata un inferno legale e si era tirato indietro suscitando qualche malumore. Si è capito dopo che aveva visto lontano

Il profilo di Bmw Oracle e di Alinghi, due grattacieli di vele che ombreggiano la città di Valencia, resteranno il simbolo più evidente della Coppa numero 33, una edizione di guerra davvero totale e per questo molto contemporanea: lotta di tecnologia, di avvocati, di comunicazione. Lotta tra personalità, ma questo è consueto. Il dopo sarà meglio del prima, perché ci sono nuove strade da percorrere. Intanto la tecnologia, non si può negare un fascino totale alle due barche e dell’incontro di un cat da spiaggia enormizzato e un tri oceanico addomesticato. L’ala di Bmw Oracle è un pezzo d’arte lungo 67 metri che raccoglie esperienze aeronautiche, nautiche.

Di Alinghi si apprezza la struttura esile, anzi leggiadra, anche se a ben vedere le forze in gioco hanno qualcosa di ugualmente grande: il puntone che sorregge i tiranti sotto la sfera che tiene l’albero sopporta un carico che può superare le cento tonnellate e in fondo è solo un tubo di carbonio neanche tanto spesso.

La Coppa America, fin da quando gli americani si sono presentati nel Solent nel 1851, vive tutte le pulsioni della società che la genera. Allora era la vittoria del nuovo mondo, adesso è questo senso di superamento di ogni confine nel duello che credevamo cavalleresco e che scopriamo invece intriso di sentimenti che vanno ben oltre, lo sport come lo abbiamo inteso finora. I giudici non hanno mai lavorato tanto: la Corte Suprema di New York, che interpreta il Deed of Gift, è stata chiamata per nove volte a giudicare da Bmw Oracle e per tre da Alinghi. Gli americani hanno avuto ragione per sette volte, tre giudizi sono in sospeso al momento di scrivere, gli svizzeri hanno avuto ragione due volte. Fa statistica? Perché gli americani hanno avuto più volte ragione? Perché i giudici sono americani o perché è il risultato vero della lettura delle regole? Forse non ha molta importanza saperlo davvero, ne indagare perché il triangolo Ellison, Coutts e Bertarelli sia stato così incapace di trovare un accordo qualsiasi.

 Tuttavia giova notare come tutto questo assomiglia drammaticamente alla situazione che si produce in molti stati democratici, dove con la comunicazione si tenta di scardinare il potere giuridico e minare l’equilibrio dei tre poteri così ben definiti dal Barone di Montesquieu. Una giovane e aggressiva giornalista delle reti Blomberg, nuova del rutilante giro della Coppa, a fine gennaio ha chiesto imperterrita a tutti quelli che intervistava “ma tutto quello che è successo che danni ha fatto alla Coppa?”. Alla fine la Coppa è sempre uno spettacolo assoluto, e anche la 33 di questi giorni lo sarà.

Antonio Vettese

Nasce in questi giorni da un impulso meditato, un nuovo sito dedicato alla navigazione. Dopo la mia uscita da Vela e Motore, di cui sono stato direttore per quindici lunghi anni, ho iniziato a studiare con decisione il “problema” del web e di come è interpretato dalle riviste e dai professionisti del settore. Oltre che del mio futuro.  Ho compreso subito che dopo anni di limiti imposti dalla necessità di proteggere la rivista cartacea e dalla difficoltà a liberarsi dai vecchi linguaggi e strategie qui è tutto libero. E’ il foglio bianco degli architetti, ricordo degli studi giovanili, è la voglia di una creatività nuova. E’ adesso il momento di una rivoluzione totale delle connessioni (non solo tecnologiche), iniziata tempo fa, ma che adesso vive davvero con tutti gli strumenti e le potenzialità per creare comunità e informazione. In questo panorama abbiamo, io e alcuni amici, la convinzione che comunque la vecchia professionalità, la qualità di quello che si scrive e si dice, sarà apprezzata. Anzi ricercata. Un sito di informazione non può essere solo il collettore di comunicati stampa pubblicati senza modifiche, commenti, interpretazioni, dove si pensa che a vincere sia solo la frenesia dell’aggiornamento. Si, è una ricetta, ma non è l’unica.  Abbiamo scelto di utilizzare Word Press, un programma “open source”, non a caso: anche i contenuti devono essere liberi, costruiti attorno alla comunità del mare, alle sue esigenze e diversità. Bisogna ridurre la distanza tra il lettore e consumatore e il “giornalista” che però deve restare una risorsa, un gestore dell’informazione. A qualcosa deve pur servire aver navigato su quasi tutte le barche più innovative che sono state messe in mare negli ultimi venti anni. Dunque la missione è raccontare il mare, la vela, la navigazione. Si comincia piano, con la voglia di esplorare e comprendere. Da qualche parte, di là di questo oceano di novità, arriveremo di sicuro.  I lavori, come potete vedere sono assolutamente in corso. Non abbiamo nessun timore a condividere la graduale evoluzione, anzi accettiamo consigli.

Antonio Vettese

E’ uno dei posti della nautica italiana, scoperto da un gruppo di velisti imprenditori è diventato il marina turistico di riferimento per il mondo intero grazie soprattutto alla volontà di s.a. Karin Agha Khan. Perchè scriviamo di Porto Cervo? Perchè dallo Yacht Club Costa Smeralda è partita la prima sfida per la America’s Cup, quella di Azzurra che ritorna in qesti mesi. E poi perchè gran parte delle attività veliche che hanno reso popolare, e la parola può sembrare stridente visto che si tratta di uno dei posti più costosi del Mediterraneo, lo sport della vela. Nella sua attività infatti figurano manifestazioni storiche, come la Sardinia Cup. Regate che hanno contribuito a sviluppare la vela d’altura.

Non c’è crociera senza salpa ancora, non c’è crociera senza tanti altri accessori importanti come il tender (avete mai provato a restare senza durante una crociera?) oppure la passerella. Agli amatori piace coccolare la barca, piace passare il tempo libero aggiungendo quello che serve… e talvolta quello che è superfluo scatenando la fantasia verso oggetti che pesano e costano. La nuova frontiera è verso la sostenibilità e il godimento del mare. E la barca è la cosa più vicina al mare, strumento necessario per viverlo e capirlo.

Il Gps e le sue declinazioni sono lo strumento principale che ha fatto da motore allo sviluppo della nautica da diporto. La possibilità di “vedere” anche a distanza la destinazione, e la certezza del punto nave hanno reso infinitamente più sicura la navigazione. I plotter cartografici, nati ben prima del Tom Tom, che collocano la barca sulla carta sono stati un passo ulteriore. Chi non ricorda i vecchi Loran, con la carta delle distanze dai trasmettitori che bisognava incrociare per sapere, più o meno, dove si era. Con la certezza di essere in mezzo al mare, non la sicurezza di sapere quanto manca all’arrivo. Funzioni come “tempo alla meta” erano un sogno quando si restava in pozzetto a cercare punti cospicui o si armeggiava con improbabili rilevatori di radiofari. L’elettronica ha cambiato la nautica.

“Il mare porterà nuove speranze, come il sonno porta i sogni” così dice un meraviglioso Sean Connery alla fine di Ottobre Rosso citando Crisoforo Colombo, scopritore inconscio di una terra che si chiamerà America perchè solo Amerigo Vespucci avrà la piena coscienza di divulgare il “mundus novus”. Il mare da rispettare, il mare da navigare, il mare da conservare. La comunità dei naviganti ha il dovere di conservare l’ambiente che vuole continuare a godere. Gli inglesi affermano che “non c’è diporto senza ambiente” e hanno ragione. Troppo spesso i naviganti sono visti come nemici dagli ambientalisti, invece dovrebbero essere i principali alleati nella lotta per la conservazione. Pochi sanno che i maggiori fattori inquinanti del mare sono le attività terrestri e quelle criminali. Il diporto nelle statistiche pesa per una percentuale ridicola: lo 0,5%.