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Dramma sfiorato

Giornata drammatica a San Francisco nella prima della finale Louis Vuitton Cup, dove Emirates Team New Zealand conquista un punto ma quasi si ribalta e Luna Rossa si ferma quasi subito dopo la partenza. Doveva essere il primo grande spettacolo… e per alcuni lo è stato. Ma il primo giorno poteva mettere in discussione tutta la selezione sfidanti. Il “nose diving” della barca kiwi è non è per niente bello: capita quando un catamarano infila una prua in acqua, che comincia a voler scendere verso il fondo, spinto da tutta la forza della velocità e delle vele. E’ lo stesso evento che è costato a Oracle e Artemis il ribaltamento. Capita nel momento più pericoloso per un catamarano, quando si poggia  e la barca accelera repentinamente: in queste condizioni il carico sullo scafo interno è al massimo. I progettisti lo sanno bene, e soprattutto quelli di Emirates Team New Zealand avevano studiato a lungo la faccenda, per il momento il risultato si vede. Almeno all’apparenza New Zealand è intera, anche se ci vorranno tutti i controlli per capire che la traversa ha subito qualche danno. Emirates nella prima regata contro Luna Rossa, già ferma per una rottura a una deriva, stava navigando a 40 nodi spinta da una raffica quando qualcosa è andato storto è ha infilato le prue degli scafi in acqua passando dalla condizione di aliscafo a quella di sommergibile per il tempo sufficiente a perdere in mare due uomini, i più grossi dei grinder e forse per questo meno agili, per fortuna hanno riportato solo qualche ammaccatura e sono arrivati a nuoto alla chase boat che li aspettava.  Sono Chris Ward, uno dei tanti veterani che fanno la forza dell’equipaggio kiwi, grinder fin dal 92 contro il Moro di Venezia, e Rob Waddell  vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi con il canottaggio a Sydney, grinder nel 2003 e nel 2007 dove era anche boat captain. Dopo l’incidente i kiwi hanno navigato molto prudentemente, alzando in foiling la barca molto poco, probabilmente per sentire le reazioni della struttura.
Dopo l’arrivo  Dean Barker ha spiegato che “è mancato il perfetto coordinamento tra la regolazione dell’ala e quella delle derive. Bastano pochi attimi su queste barche per cambiare la situazione e passare dalla perfezione all’errore”. I danni visibili sono solo alle coperture aerodinamiche, (fairing) fogli leggeri che servono a ridurre la resistenza al vento e migliorare la portanza dell’ala (nella zona sotto formano un piatto che ha la funzione di tappo per fermare i filetti fluidi che potrebbero circolare dietro l’ala sebbeno in una zona di grandi turbolenze) , potrebbero esserci danni invisibili alla struttura e questo sarebbe molto più  grave e potrebbe compromettere addirittura la partecipazione di New Zealand alle prossime regate. Il team si è dichiarato tranquillo. Il fatto che la barca si sia salvata dimostra come sia costruita e progettata bene: con prue più sottili sarebbe stato più difficile. E Luna Rossa? In una giornata drammatica anche per lei un piccolo dramma: uno dei sistemi di regolazione delle derive , in realtà una cosa piuttosto semplice, si è rotto poco prima della partenza. La riparazione di fortuna (si sentiva la voce di Bruni dire “taglia taglia” ma non si è capito cosa) non ha avuto effetto e dopo una partenza interessante e un primo lato di lasco “dove abbiamo tenuto l’avversario – come ha detto Max Sirena – dimostrando che la messa a punto di questi giorni funziona. Stiamo usando la seconda ala che si può twistare molto meglio”. Luna Rossa si è dovuta fermare prima di ingaggiare la vera battaglia con i kiwi. In questi casi non ci si ritira, ma si aspetta la fine: se New Zealand fosse stata costretta al ritiro, e ci è andata molto vicino, Luna Rossa avrebbe potuto completare il percorso a bassa velocità conquistando un punto prezioso in questa finale Louis Vuitton che si corre al meglio di tredici punti. La barca neozelandese pur acciaccata però è arrivata in fondo, nonostante i due velisti in meno e i danni. Per fortuna dei due team il vento è salito troppo e il Comitato ha mandato tutti a casa: nessuno dei due infatti voleva chiedere la sospensione (l’unica che si può chiedere nella serie di regate), o meglio tutti e due i concorrenti stavano aspettando che fosse l’avversario a farlo ed entrambi stavano dichiarando “pronti a partire”… ma era poco vero, per tutti e due era molto migliore la prospettiva di rientrare alla base e cominciare le cure mediche agli scafi.

La giornata proponeva anche due regate tra i due equipaggi del defender, condotti dagli indagati (per cheating con gli AC 45) Ben Ainslie e Jimmy Spithill. “Non ho visto grandi cose – il commento di Max Sirena – hanno molto da imparare in manovra”. Insomma Oracle insegue? I challenger osno favoriti? Mai dire mai….